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Episodio numero 46 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. Chi è Banksy

2. La vita di Banksy

3. L’arte della ribellione

4. Le opere più celebri di Banksy

5. Banksy e l’arrivo della popolarità

6. Conclusioni

Il più grande della Street Art

Crediti immagine: autore del dipinto originale Bomb Hugger Banksy; autore della foto: la sottoscritta Cinzia Macchi, liberamente interpretata.

È da diverso tempo che coltivo l’idea di scrivere un articolo su uno dei più grandi artisti esperti di Street Art del mondo: Banksy.

Il momento è giunto ora, perché nei dintorni di Pasqua ho visto una mostra dell’artista a Villa Ciani a Lugano (a grande richiesta è stata prolungata fino all’8 maggio), dove ho avuto l’opportunità di scattare qualche fotografia. Una l’ho usata come l’immagine in evidenza del presente articolo, liberamente da me interpretata. Sarebbe fantastico se il vero Banksy l’apprezzasse lasciandomi un commento! LOL

Chi è Banksy?

It takes a lot of guts to stand up anonymously in a western democracy and call for things no-one else believes in – like peace, justice and freedom.

(Ci vuole un bel po’ di fegato per alzarsi in modo anonimo in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessun altro crede, come la pace, la giustizia e la libertà.)

Banksy

Banksy ha derivato il suo nome da “robbing banks”, derubare le banche, passando per una contrazione Rob Banx, per approdare infine all’attuale. C’è chi vede in lui una specie di Robin Hood dei tempi moderni.

Nessuno (o quasi) sa chi davvero sia: nemmeno nelle rarissime interviste che rilascia si espone a volto scoperto. Come minimo indossa un berretto ed una mascherina: solamente gli occhi (molto belli) trapelano.

Innumerevoli le indiscrezioni sulla sua indentià: a partire da quella duale o schizofrenica condivisa con il cantante dei Massive Attack (noto gruppo alternative rock degli anni ’90), Robert Del Naja, o dalla sua compatibilità artistica con Robert Gunningham, un altro noto graffitaro britannico.

È molto interessante come, ogni tanto, una folta schiera di giornalisti sprechi fiumi di parole sulla propria sensazionale scoperta dell’identità rivelata. La realtà è che non ci è dato di sapere chi sia davvero Banksy. Mi chiedo: perché rovinare questa fantasia di non sapere chi si cela dietro le geniali opere che magicamente appaiono sui muri delle città?

Mi piace pensare ad un mito, più che ad una persona in particolare. Meglio ancora se non esistesse del tutto, o che sia un gruppo di persone. Il romanticismo e la sensibilità di questo artista “ingombrante” sono alieni, talmente sono grandi. Non capisco l’accanimento dei media che, come paparazzi qualunquisti, si intrufolano nelle conversazioni private, nei dettagli stupidi e inutili, pur di scoprire qualcosa sulla sua vita privata, perdendosi la grandeur delle sue opere.

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La vita di Banksy

Terminato il discorso sulla sua identità nascosta, torniamo indietro nel tempo per capire meglio il suo percorso artistico.

Il web indica una data di nascita (28/07/74), ma temo si tratti piuttosto di una congettura. Ciò che è davvero importante, è la sua formazione artistica, nata negli anni ‘80-’90 per le strade di Bristol, da sempre città molto alternativa nel sud del Regno Unito. Molti gli artisti che l’hanno scelta come dimora, per respirare un’aria densa di creatività. La Street Art in quel luogo è di casa.

Ci sono stata tanti anni fa, per vedere alcuni ex colleghi, trasferitisi per lavoro. Mi ha colpito per la qualità dei negozi, lontanissimi dalle catene commerciali sparse ovunque, per i meravigliosi pub e per il verde. Bello anche il pier a qualche km di distanza, sul “mare” (in realtà si tratta dell’estuario del fiume Portway che sfocia nel Canale di Bristol), con i classici giochi da luna park. Ne ho un bel ricordo.

La Street Art

I primi graffiti, apparsi a New York a fine anni ’70, sono essenzialmente una rivisitazione in chiave moderna dei Murales messicani di inizio ‘900. Tuttavia, mentre i secondi erano già vere e proprie composizioni pittoriche su muro, i primi erano per lo più l’espressione della creatività giovanile che si mescolava ad una certa inquietudine e al desiderio di ribellione.

Dagli USA arrivarono in primis nel Regno Uniti e successivamente anche in Italia.

NOCE

Mi hanno sempre attirato le opere non convenzionali. Ad esempio, ricordo che a Milano, a inizio anni ’90 era famosissimo un certo NOCE che riproduceva, in varie fattezze, la sua firma su ogni muro, più o meno irraggiungibile, del capoluogo lombardo. Ogni volta che ne scorgevo uno nuovo, mi chiedevo come riuscisse ad arrivare così in alto e in posti così pericolosi: doveva essere una specie di atleta, come minimo. Ad ogni modo, si trattava per lo più di scritte colorate che di vere a proprie opere d’arte.

Fortunatamente, negli anni i graffiti si sono evoluti, distinguendosi per il modo in cui affrontavano temi sociali e per il loro potere di denunciare, più o meno apertamente, la politica e le istituzioni.

Influenze di Banksy

La più eclatante è senza dubbio quella di Xavier Prou, artista di strada francese, in arte Blek Le Rat. In effetti, sembra piuttosto che Banksy abbia letteralmente inglobato quello stile. Le somiglianze sono evidenti. A cominciare dall’onnipresente topo, le rat in francese, nelle diverse configurazioni, dall’utilizzo del Black & White per ritrarre le figure umane, fino alla denuncia. Tuttavia, Banksy è riuscito a portare tutto ciò ad un livello superiore.

Banksy graffitaro

Banksy ha sempre amato la clandestinità, dapprima per sfuggire alla polizia e in seguito per evitare i paparazzi e “il grande fratello”. Se oggi la Street Art è legittimamente riconosciuta come forma di espressione artistica, non era così quando Banksy ha cominciato. La polizia inglese arrestava chiunque “imbrattasse” i muri con le famigerate bombolette spray. Era super vietato.

Persino Matt Groening ha cercato di renderla più popolare affidandola al teppistello Bart Simpson. Chissà cosa pensa Banksy di questa interpretazione.

In effetti, anche oggi il confine tra arte e vandalismo è molto labile e i graffitari moderni rischiano multe salate e, in qualche caso, anche l’arresto. Ad esempio, qualche giorno addietro, qualcuno ha lanciato un barattolo di vernice rossa sull’ambasciata russa in Italia. Sulla stessa falsa riga, mi viene in mente la statua di Indro Montanelli, sempre imbrattata con della vernice. In questi casi, è ovvio che si tratti del caso peggiore di espressione di una forma di dissenso.

Al contrario, quando i murales o i graffiti ritraggono volti, riproducono immagini spettacolari o immaginano realtà fantasiose, è indubbio che si tratti di arte.

Non solo Banksy

Come il ritratto di Dostoevskij dell’artista Ciro Cerullo, in arte Jorit, apparso durante la guerra russo-ucraina sul muro di un palazzo di Napoli. Davvero meraviglioso! Come tutti gli altri “ritratti” da lui realizzati, tra i quali anche Juij Gagarin a Mosca, ma anche Maradona, Mike Bongiorno, Che Guevara, Lucio Dalla, Martin Luther King e persino San Gennaro! Il tratto comune, oltre alla perfetta somiglianza con il relativo personaggio, sono due segni sulle guance, come quelli che distinguono il volto dell’artista.

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L’arte della ribellione

Qualche mese fa, ho seguito con estremo interesse un documentario su Baksy, dal titolo L’arte della ribellione, in onda su Prime Video. Un suo collega e amico, Ben Eine, spiega la netta differenza tra lui – e tutti gli altri graffitari – e Banksy.

Mentre quasi tutti gli artisti di strada di quegli anni non avevano un preciso scopo, o percorso, o strategia (chiamala come vuoi), ma disegnavano sui muri per trasgressione o puro divertimento, Banksy sapeva esattamente dove voleva arrivare. Si è impegnato moltissimo per riuscirci. È arrivato talmente in alto, da vedere una sua opera battuta a Sotheby’s per più di un milione di sterline. E a distruggerla l’istante seguente, rendendola – se possibile – ancora più unica e, ovviamente, di maggiore valore economico.

Ecco l’opera in questione, da me fotografata dal suddetta mostra di Lugano, Svizzera:

Bambina con palloncino di Banksy

Lo stencil

Banksy ed altri artisti di strada si sono inventati la tecnica dello stencil per impiegare il minor tempo possibile nella realizzazione dell’opera ed evitare così di finire in carcere. Questo modo di disegnare è anche molto più preciso. A chi non è espero del settore può sembrare una scorciatoia. In realtà, il documentario spiega che il lavoro per realizzare uno di questi stencil è notevole e richiede molto tempo.

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Le opere più celebri di Banksy

Fin dagli esordi, è evidente l’insofferenza di Banksy verso le regole e le istituzioni, prima su tutte la polizia. Infatti, molte delle sue prime opere, che ritroviamo soprattutto a Bristol, ritraggono agenti in termini poco adatti alla categoria. Molto bella quella in cui due colleghi si baciano appassionatamente.

Altre volte, Banksy ironizza sulle scimmie che presto saranno al comando del mondo. Famoso è il detto inglese “monkey see, monkey do”: invece di ragionare con la nostra testa, tendiamo a seguire la massa. In questo, e nell’essere ribelle nell’animo, mi sento molto vicina a questo artista.

La denuncia al mondo di oggi

Banksy critica il mondo in toto. Persino io, cinica e disillusa come sono, non riuscirei ad arrivare a tanto.

Nelle sue opere ce n’è per tutto e tutti:

  • Capitalismo
  • Banche
  • Istituzioni
  • Armi e guerre
  • Catene commerciali
  • Capi di Stato
  • Divisioni sociali
  • Discriminazione
  • Sesso
  • Prigionia e isolamento
  • Soldi
  • Consumismo

Per questo motivo ho intitolato l’articolo “Banksy contro tutti”: qualunque invenzione moderna dell’umanità è presa di mira e trasformata. Non proprio fatta a pezzi, ma rivisitata in maniera ironica e distaccata.

Ad esempio, l’immagine dell’articolo, Bomb hugger, mi è piaciuta molto anche in relazione al periodo che stiamo vivendo. Non ho potuto fare a meno di pensare alla guerra in Ucraina e a tutte le bombe (al fosforo o a grappolo) che i Russi hanno sganciato sulla popolazione civile, in particolare sui bambini.

Bansky e la Biennale di Venezia

Nel 2019, lamentandosi di non essere mai stato invitato ad esporre alla Biennale, Banksy ha piazzato illegalmente una sua opera in una strada della Serenissima. Una serie di quadretti ritrae una gigantesca nave da crociera che attraversa una Venezia antica, come quella proposta dal Canaletto. Il suo personalissimo modo di denunciare quest’assurda abitudine: l’attracco delle grandi navi in una laguna così delicata e storica come quella di Venezia deve finire. Per fortuna, in questo caso, il Governo ha preso provvedimenti in merito in maniera piuttosto rapida.

Ecco l’opera in questione, fotografata dall’artista ed esposta alla mostra di Lugano:

 

Opera di Bansky per la Biennale di Venezia alla quale non è stato mai invitato

Altra opera molto bella che si può ammirare a Venezia, è il ritratto di un bambino immigrato via mare che tiene in mano un razzo di segnalazione. Con l’acqua alta questa figura appare ancora più iconica.

Banksy e il ricordo del Covid-19

Penso non ti sia sfuggita l’immagine stupenda del bambino che tiene in mano un’infermiera con il braccio teso, in perfetto stile Superman, prediligendola a Batman e all’Uomo Ragno, gettati in un cestino. Un omaggio nel suo stile unico a tutti gli operatori sanitari. Davvero molto toccante!

Le incursioni nei musei e le opere antiche rivisitate da Banksy

Banksy è famoso per essere entrato clandestinamente in alcuni musei, ad esempio in quello d’Arte di Bristol, nella Tate di Londra e persino nel Louvre di Parigi. Camuffato per non farsi riconoscere e per non destare sospetti, è riuscito ad appendere alcune sue opere, nelle quali si è divertito a ritoccare leggermente le originali.

Indubbiamente, la più famosa è la Gioconda con uno smile al posto del viso. Altro che la Gioconda Torlonia, di cui ho recentemente scritto un pezzo. Tuttavia, ce ne sono molte altre degne di nota.

Interessante è un’opera di Monet, lo stagno, in cui ha gettato dei carrelli della spesa abbandonati, in segno di disprezzo verso il consumismo. Oppure la Madonna con bambino (Silent Night) dove compare un iPod di Apple, per indicare che tutti ormai possiedono un oggetto tech di quel tipo.

Lady D sulle banconote

La Principessa Diana è una delle principali influenze ufficialmente riconosciute sulla personalità di Banksy. L’ha amata talmente tanto da sostituirla all’immagine della Regina Elisabetta sulle banconote da 10 sterline. Viceversa, le Regine, in quanto Istituzioni per eccellenza, sono state oggetto di opere irriverenti: Elisabetta sostituita da una scimmia con la corona (Monkey Queen); truccata come David Bowie o nella più dissacrante, Vittoria (Queen Vic) intenta a farsi praticare del sesso orale. Strano che non si sia mai beccato una denuncia per questo!

Ti consiglio cercare sul web tutte le sue opere più belle. Oppure puoi comprare un suo libro. Ad esempio, ho appena acquistato Wall and piece, in inglese. Lo trovi su Amazon. Se sei pigro, un articolo sul Corriere elenca le sue opere migliori.

Banksy e l’arrivo della popolarità

Nel documentario L’arte della ribellione, si traccia la storia di come Banksy, insieme al suo agente, Steve Lazarides, abbia pian piano cominciato ad organizzare dei “vernissage”. Ovviamente nel suo stile. Utilizzava luoghi dimessi e abbandonati, fatiscenti, dove inseriva opere di tutti i generi. Si potevano ammirare camper colorati o anche animali dipinti (mucche e maiali).

All’inizio, le persone che si apprestavano a frequentare quelle esibizioni artistiche erano poche. Tuttavia, capivano immediatamente di essere di fronte a un fenomeno comunicativo ed espressivo completamente nuovo.

Il “word of mouth” (passaparola in inglese) è stato fondamentale. Nel giro di qualche anno, persino Brad Pitt e tutto il jet set americano partecipavano alle sue mostre ed acquistava in tempo reale le sue opere. Dove Bansky non era conosciuto, organizzava dei banchetti dove si potevano acquistare delle stampe originali per poche sterline. Salvo poi apprendere che il loro valore era migliaia di volte superiore! Che bella sorpresa dev’essere stato scoprirlo. Credo che, se fossi stata al loro posto, me le sarei tenute ugualmente, anche se avessi avuto necessità economiche.

Bansky è eccentrico e innovativo: anche il suo sito web ufficiale lo rispecchia perfettamente, nel suo essere non convenzionale.

NFT e opera originale

Sempre nell’articolo che riguarda la Gioconda Torlonia, avevo accennato che un anno fa un “pazzo” aveva deciso di inserire nel magico mondo degli NFT (Non Fungible Token) un’opera di Banksy. Peccato che, dovendo essere tale opera unica, abbia dovuto letteralmente bruciare l’opera fisica. Il suo valore è cresciuto da poco meno di 100000$ a quasi 400000.

Spero davvero che si tratti di un episodio isolato, altrimenti, non oso immaginare cosa sia in grado di compiere quest’umanità scriteriata. Se un privato decidesse di digitalizzare un quadro di Pollock o qualunque altra opera in suo possesso? Magari solamente per una questione di quattrini? Voglio credere che queste persone siano davvero dei mecenati e non dei galleristi.

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Conclusioni

Mi sono ripromessa di organizzare un bel viaggio alla ricerca delle opere di Banksy. Innanzitutto, partirei da Bristol, proseguirei per Londra e successivamente Parigi. Tralascerei gli USA, anche se ci sono alcune opere degne di nota a Los Angeles, New York e in altre città. Non rinuncerei, invece, alla Cisgiordania. Sulla barriera di separazione israeliana, lunga circa 70 km, Bansky ha realizzato le sue opere più belle.

Questa è forse l’opera più iconica dell’intera mostra di Lugano: il pezzo di muro è reale e il disegno molto toccante: 

 

Vero pezzo del muro di separazione in Cisgiordania con disegno di Bansky

La più famosa è quella della ragazza con i palloncini, che, sollevandola da terra, l’aiutano a superare il muro. Altre opere rappresentano cosa c’è al di là del muro: fantastici paesaggi caraibici.

Persino i vecchi del luogo gli hanno detto di andare via e di non disegnare nulla, perché con la sua arte rende bello qualcosa che la popolazione locale odia. Sensazionale.

Infine, a Betlemme, in Caritas Street, Bansky ha fondato un Hotel, il Walled Off, che si beffa della catena Walldorf Hotel, dove si possono ammirare le sue opere. Attualmente non riceve visitatori, causa Corona virus. Di sicuro, se dovessi andare da quelle parti, alloggerei proprio lì. Chissà, magari riesco pure ad incontrarlo.

Spero che questo articolo su Bansky, attivista e artista, ti sia piaciuto. Se ti fa piacere, lasciami un commento. Se non conoscevi questo artista, sono più che certa, apprezzerai e amerai le sue opere.

Ti do appuntamento sul mio blog la prossima settimana per un nuovo approfondimento.

A presto,

Firma Cinzia

2 Commenti

  1. Mariangela

    Bansky è un vero pittore e soprattutto artista..dal cuore dissacrante

    Rispondi
    • Cinzia Macchi

      Bansky interpreta senza veli il suo tempo. Condivido molte delle sue battaglie 🙂

      Rispondi

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