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Episodio numero 43 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. La scoperta

2. Leonardo da Vinci

3. La Gioconda

4. NFT e arte virtuale

5. NFT e Meta

6. Conclusioni

La copia della Gioconda di Torlonia

Crediti immagine: autore del dipinto originale Gioconda Fernando Botero; autore della copia, da me fotografata, è Mariangela Badà.

Pensate a cosa avreste provato voi nello scoprire, sopra ad un termosifone in Montecitorio, precisamente nella Camera dei Deputati, una Gioconda bis, molto simile all’originale. Fosse vera, eseguita da Leonardo da Vinci, sarebbe come aver vinto il Superenalotto.

La scoperta

Sfatiamo immediatamente ogni desiderio di arricchimento: la Gioconda ritrovata a Roma è un’opera di pubblico valore e pertanto non può essere commercializzata.

Il ritratto di donna più famoso al mondo esiste anche in “doppia copia”

Ho deciso di scrivere un pezzo sulla Gioconda Torlonia, così si chiama l’opera in oggetto, per dare a mia mamma una panoramica completa dell’accaduto, non avendo avuto la possibilità di seguirlo in TV.

Premetto che in casa mia tutti adoriamo l’arte e mia madre è una grandissima pittrice.

Non diciamolo ad alta voce: possediamo anche noi due Gioconde. Una replica fedelissima della Monna Lisa di Leonardo e l’altra, sempre una riproduzione, trattasi dell’interpretazione di quest’ultima da parte di Botero, che ho scelto come immagine dell’articolo.

Non potete immaginare quanto siano belle. Mia madre, ve lo avevo raccontato anche nel mio eBook, è eccezionale quando dipinge: talmente precisa da realizzare copie pressoché identiche all’originale. Non solo, realizza ritratti meravigliosi, riuscendo a cogliere l’essenza della persona che ha davanti. Un po’ come il vero Leonardo.

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Leonardo da Vinci

Nel 2019 abbiamo celebrato i 500 anni dalla sua morte. Diverse le iniziative basate sulla sua arte e non solo. Persino una serie TV è stata realizzata in suo onore.

La serie TV

Anche se i puri l’hanno criticata, a me è piaciuta. Ovviamente, ci hanno “dovuto” infilare un po’ di pepe, per rendere appetibili gli episodi. Tuttavia, sotto molti aspetti è stata un successo. A cominciare dagli attori: Leonardo è stato molto ben interpretato da Aidan Turner, irlandese, famoso per aver recitato in un film sul Signore degli Anelli. Stesso discorso per la giovane attrice, che interpretava Caterina. Entrambi hanno interpretato i rispettivi ruoli, sia con la modernità di oggi, sia con il pathos del ‘500. Credo che in molti si siano innamorati di Leonardo, che nella serie è apparso molto “fluid”, ormai un genere di moda degli anni ’20 (2000).

Tutti i volti di Leonardo

Si è detto tutto nei secoli su Leonardo da Vinci: il pittore, l’ingegnere, lo scultore, lo scienziato, l’inventore. Credo che tra tutte, l’ultima definizione sia la più pertinente. Pensate che persino nella realizzazione dell’Ultima Cena, Leonardo ha voluto far di testa sua per realizzare questo enorme affresco, nel tentativo di ridurre i tempi. Tuttavia, ha commesso un errore fatale ed è per questo che nel corso dei secoli, purtroppo, quest’opera meravigliosa si è notevolmente rovinata.

Si è parlato anche del rapporto con i suoi contemporanei. Se pensiamo che nello stesso periodo si aggiravano Leonardo, Michelangelo e Raffaello, c’è da impazzire. Tre dei più grandi artisti di tutti i tempi in attività insieme! Ognuno con la sua personalità, la sua visione del mondo. Pare che non scorresse buon sangue tra Leonardo e Michelangelo, pur non sminuendo la stima reciproca.

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La Gioconda, o Monna Lisa

L’opera esposta al Louvre

Innanzitutto, il successo della Gioconda risiede nel suo sorriso enigmatico, che ha incantato e incuriosito milioni di persone. Ma non solo: anche la sua postura è innovativa per l’epoca, in quanto di ¾. Persino il paesaggio, dettagliato in quel modo, era unico. Infine, l’elemento che colpisce maggiormente è lo sguardo: la Gioconda ti segue ovunque tu ti muova nella stanza. Incredibile!

A proposito. non so chi di voi l’abbia vista esposta al Louvre. A parte il fatto che è un museo meraviglioso e vale tutta l’attesa (costante, 365 giorni l’anno!) per entrare, quando, finalmente, si giunge nella sala in cui è appeso il famoso dipinto, si resta in parte sorpresi. Il quadro è “piccolo”! Non so bene quale sia la motivazione, tuttavia, questa sensazione di delusione è comune a molti.

Oltretutto, per ragioni di sicurezza e di conservazione, la Gioconda è protetta da un bel vetro spesso, che, a seconda della luce, si fatica ad osservare in tutto il suo splendore. Non è raro intravvedere anche qualche pittore intento a realizzarne una copia in diretta. Ricordo che, a mio parere oggettivo, quel giorno il falsario non fosse così all’altezza dell’originale.

In molti si saranno chiesti perché la Gioconda è esposta in Francia. Ebbene, perché fu venduta da Leonardo al Re di Francia Francesco, che ne aveva potuto ammirarne (e comprenderne!) l’estrema bellezza, proprio grazie all’artista che si era trasferito da poco in quel Paese. L’ho sempre affermato che i Francesi hanno un senso degli affari molto più sviluppato del nostro. Peccato. Ci accontenteremo della Gioconda Torlonia!

Il mistero della Gioconda Torlonia

Ritrovata nel 2019 in un magazzino di Montecitorio, dal 1925 in poi se ne erano perse le tracce. Nei secoli precedenti, invece, questo quadro era stato oggetto di una discreta attenzione. Infatti nell’800, definita da molti un’eccellente riproduzione, fu esposta nella collezione Torlonia (di qui l’origine del suo nome). La stessa Famiglia romana la donò in seguito allo Stato italiano.

Osservandole l’una accanto all’altra sembrano sorelle a tutti gli effetti. Tuttavia, parafrasando una mia collega simpaticissima (ciao Anna!!), quella romana appare come “la sorella cessa”. Mi perdonino tutti i critici d’arte del Pianeta per questa definizione.

Il viso della Gioconda Torlonia è meno bello, indubbiamente. Forse anche meno intrigante e di sicuro non così interessante come la parigina. Tuttavia, la tecnica usata per dipingere l’incarnato è molto simile a quella usata per la Gioconda originale. Persino il paesaggio è quasi identico, sia nel soggetto, sia nei colori.

Per secoli è stata considerata una “crosta”, ovvero una copia senza valore. A seguito del recente restauro, realizzato da Cinzia Pasquali (restauratrice ufficiale delle opere di Leonardo al Louvre. Complimenti!), si è appurato, innanzitutto, che la tela è originale del ‘500 e che fu spostata da una tavola in legno, proprio come usava fare l’artista toscano. Da copia volgare a copia di valore!

C’è chi arriva ad affermare che Leonardo abbia persino ritoccato la sorella romana; tuttavia, è più plausibile che sia stata eseguita da un artista della sua bottega. Infatti, anche nella serie si è potuto notare come i giovani apprendisti di Leonardo lo aiutavano, sia nella preparazione, sia nella realizzazione delle sue opere.

Pertanto, d’ora in poi, anche Roma avrà (finalmente) la sua Gioconda.

La Gioconda imitata e copiata da tutti

Ritengo che al mondo esitano milioni di immagini che ritraggono la Gioconda. Se escludiamo le opere, sia le riproduzioni su tela, come quella di mia madre, sia le libere interpretazioni realizzate da artisti famosi, esiste il cosiddetto merchandising. Abbiamo osservato la Gioconda dappertutto: dalle tazze, alle borse; dalle magliette, alle cover per i cellulari; dai cuscini per il divano, alle lenzuola. Non c’è limite all’inventiva umana sotto questo aspetto.

Se da un lato la commercializzazione permette a chiunque di avvicinarsi ad un’opera inarrivabile, dall’altro si rischia di sminuirla.

Artisti che hanno osato una rivisitazione del famoso dipinto, senza cadere nel trash, sono, secondo me: Fernando Botero (la Gioconda “cicciottella” – vedi foto articolo) e Susan Herbert, la famosissima pittrice dei gatti. Il primo è talmente famoso che non necessita di presentazioni.

Invece, vi consiglio di googolare la seconda, se non la conoscete: rimarrete incantati dalle sue opere, anche se non amate i gatti. Si capisce che la sua tecnica è molto buona, ma non è solo questo: in ciascun soggetto ha saputo adattare il lato umano che si coglie nella fisionomia felina. Eccezionale.

La più famosa tra esse è, naturalmente, la Gioconda.

Le sue opere sono talmente di valore e apprezzate dal pubblico, che si sono diffuse su qualunque oggetto. Infatti, mia madre da anni possiede una piccola scatola di latta proprio con questo soggetto raffigurato. Eccone una foto!

La Gioconda di Susan Herbert
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NFT e arte virtuale

Oggi l’arte sta evolvendo. Persino io, che amo disegnare (mi piace pensare di aver ereditato in minima parte il talento materno), ho acquistato un tablet con tanto di penna per esercitarmi.

L’arte digitale

Al giorno d’oggi, gli strumenti a disposizione sono numerosissimi; esistono programmi del tutto gratuiti. Ad esempio, io utilizzo Sketchbook. Se si vuole qualcosa di ancora più versatile e professionale, con 10 euro c’è Procreate. Se cercate su YouTube qualche video di dimostrazione, rimarrete affascinati e, probabilmente, qualcuno di voi metterà pure mano al portafoglio. I limiti di creazione sono infiniti.

Forse, quello che manca davvero, è il tempo. Non sembra, ma per realizzare anche un solo disegno ci vogliono diverse ore. Dipende certamente dalla “mano” che si possiede. Le opere in serie, che si eseguono rapidamente, non mi hanno mai interessato. Mi piace sempre creare qualcosa di unico.

Per il mio sito web, ad esempio, sarebbe pazzesco riuscire a realizzare alcune grafiche “a mano”: l’intero sito assumerebbe un enorme valore. Un giorno o l’altro potrei pubblicare qualche mia “opera”. State certi che, non appena sarà online, in qualcuno sorgerà il desiderio di impossessarsene…illegalmente.

AI e arte

Oggi anche l’AI installata in robot, più o meno umanoidi, è in grado di realizzare opere artistiche di un certo valore. Qualche mese fa ho scritto un articolo su AiDa, una delle artiste cibernetiche più famose al mondo, in occasione di un contrattempo che l’aveva resa protagonista su tutte le news.

AiDa produce opere fisiche, ma altri artisti cibernetici producono opere digitali. A maggior ragione, anche queste ultime devono essere protette.

Come si proteggono le opere digitali?

Per le fotografie, è abbastanza semplice. Infatti, i professionisti del digitale sanno benissimo che le fotografie artistiche sono protette da Copyright (per 20 anni!) e che, pertanto, ogni volta che si utilizzano senza chiederne l’autorizzazione, senza citarne la fonte, senza pagare (a meno che non sia di dominio pubblico), ecc. si è passibili di sanzioni. Perciò: state ben attenti e verificate se l’immagine che trovate sul web possa essere utilizzata per i vostri scopi.

Ovviamente, anche gli scritti o le pagine di sito web sono protetti da Copyright. Sul mio sito, infatti, nel footer (quella parte in fondo, scritta piccolo), è specificato che nulla si può riprodurre, modificare o utilizzare in generale, perché si tratta di opera mia ed esclusivamente mia. E meno male! Altrimenti, tutta la fatica che faccio, la passione che ci metto per scrivere un articolo al 100% originale, o nel realizzare un’immagine per il post (ad esempio anche solamente la foto della Gioconda di Botero), sarebbe da buttare via.

Progetti interessanti

Per i siti web, da qualche anno esiste un progetto che si chiama Wordproof Timestamp. In pratica, pagando un abbonamento (davvero molto contenuto), l’applicazione inserisce una specie di impronta, o un timbrino, che indica che quel sito e i contenuti in esso sono protetti da Copyright, una volta attestata l’originalità e la paternità. Al momento, purtroppo, il plugin per WordPress non funziona ancora perfettamente; pertanto, noi creator dovremo pazientare ancora qualche mese.

Per le opere artistiche vere e proprie, da qualche tempo, si parla di NFT.

Cosa sono gli NFT?

L’acronimo sta per Non Fungible Token, che in italiano suona come gettone non riproducibile, ovvero certificati di proprietà digitali. A tutti gli effetti, le criptovalute ne sono un sottoinsieme.

Nati per supportare certe creazioni digitali nei videogames, sono diventati popolari quando CryptoKitties (una specie di Tamagochi moderno) è diventato virale. In pratica, un NFT è tracciato come una cryptocurrency (criptomoneta: ne ho parlato brevemente nell’articolo sulla Cyber Security) tramite blockchain.

Creati originariamente per l’arte crittografica, così come le criptomonete, gli NFT sono esplosi in pochissimo tempo ed ora, qualunque oggetto digitale può diventare un token, se opportunamente creato, registrato e tracciato. Pensate che pure Morgan ha venduto un suo NFT (un brano musicale) per circa 22000$. Il suo acquirente potrà usare questo oggetto come meglio crede. Oppure, potrà attendere che il suo valore aumenti per rivenderlo e realizzare egli stesso un profitto.

Se da un lato esistono opere digitali davvero straordinarie (es. il primo collage di foto digitali) create da artisti di un certo valore, per lo meno nel mondo del virtuale, dall’altro, ci sono personaggi che stanno unicamente approfittando della bolla per fare quattrini, mettendo in vendita quella che potrei definire, nel mio stile colloquiale, merda d’artista, per citarne il creatore Piero Manzoni.

Cosa può diventare NFT?

Gli NFT non sono solo opere artistiche “fine a sé stesse”: ad esempio, i disegni delle stoffe di Gucci o D&G, o i brevetti delle sneakers Nike sono tutte protette in questo modo (o lo stanno diventando). È una specie di Copyright 2.0. Non a caso, questi grandi brand stanno cercando specialisti del settore blockchain, per aiutarli a digitalizzare con grano salis tutti i loro tesori. Anche la parola scritta può diventare un NFT: il primo Tweet di Jack Dorsey, fondatore della piattaforma, è stato venduto per ben 3 M$!

Ho addirittura sentito di una stampa di Bansky che, trasformata in NFT, è stata poi distrutta, affinché il valore di quella digitale raggiungesse – come minimo – il valore dell’opera originale. Tollerabile o sensato secondo voi? Scrivetemelo nei commenti.

Sono proprio curiosa di capire come prenderanno questa notizia i falsari del mondo fashion. Forse sarà la volta buona che si metterà la parola fine alle contraffazioni. Lo spero vivamente.

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NFT e Meta

L’accoppiata tra i due termini è pressoché obbligatoria. Infatti, proprio per la natura su cui si basano entrambi, gli oggetti di tipo NFT si trovano del Metaverso.

A proposito, notizia freschissima è che D&G abbiano creato la prima community italiana di NFT nel Metaverso, ovvero la prima piattaforma per la cultura e il lusso digitale. E stikazzi. Avevamo intuito che i brand si stavano spostando dai Social Media al Metaverso. Ora ne abbiamo la conferma.

Metahype

Anche Cupra, la produttrice di auto elettriche di Barcellona, non è da meno. A parte il fatto che le sue macchine sono splendide e, sinceramente, mi duole ammetterlo, stanno guadagnando terreno sulle mie amate Tesla, l’azienda è molto all’avanguardia. Cupra ha appena creato Metahype, una piattaforma virtuale dove si interagisce, si gareggia e – ovviamente – si acquista.

Gli NFT: bolla o futuro reale?

Negli ultimi giorni ho letto notizie contrastanti sull’effetto NFT: pare che la bolla si stia esaurendo. È troppo presto per affermarlo con certezza; tuttavia, a chi volesse investire nel settore, si documenti e si aggiorni molto accortamente. Se il Metaverso di Zuckerberg è destinato a continuare, probabilmente, sentiremo ancora parlare di questi oggetti.

Ad ogni modo, quasi in smentita di tali affermazioni, Apple ha investito davvero nel Metaverso: pare che quest’anno vedremo anche il visore della Mela Morsicata! In questo caso, sarà davvero dura resistere alla tentazione di acquistarlo per entrare nel mondo virtuale.

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Conclusioni

Leonardo amato e desiderato da tutti

Si dice spesso così, ma in questo contesto, è proprio il caso di sottolinearlo. Oltre alla Gioconda, un’altra opera meravigliosa, sempre replicata dalla mia mitica mamma durante la pandemia come richiesta di aiuto, è molto desiderata. Ho saputo, infatti, che il Salvador Mundi, è stato acquistato per 450 milioni di dollari dal Principe arabo Mohammed Bin Salman per esporlo al Louvre di Abu Dhabi.

Bin Salman è noto per essere stato uno dei mandanti dell’assassinio di Khashoggi, giornalista del Washington Post (di proprietà Bezos) che indagava contro il regime. In pratica, il Salvatore del Mondo è nelle mani di un presunto assassino. Complimenti a Christie’s che gliel’ha venduto. Speriamo solamente non lo trasformi anche lui in un NFT. In caso, caro il mio Mohammed, prima di distruggerlo, donalo a me!

Spero che questo approfondimento, a metà tra l’arte e la tecnologia, settori che ormai vanno a braccetto, vi abbia entusiasmato.

Come sempre, vi do appuntamento alla prossima settimana per un altro super articolo!

A presto,

Firma Cinzia

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