Måneskin: rock made in Italy

di Cinzia Macchi | Articoli in pillole

Indice

1. De gustibus non disputandum est

2. Come si guadagnano da vivere oggi i gruppi musicali?

3. Il rock dei Måneskin

4. L’abbigliamento stravagante nel rock esiste da sempre

5. Altri gruppi rock emergenti

6. L’arte è libertà di espressione

7. Conclusioni

La band italiana più famosa del momento

MANESKIN: rock italiano

Crediti immagine

Il successo che sta riscuotendo questa band è planetario. È incredibile che un gruppo italiano si sia aggiudicato il “best rock” di MTV agli EMA (European Music Awards) ed è ancora più stupefacente che siano in tour con i mitici Rolling Stones.

De gustibus non disputandum est

Sono una rockettara da sempre, se escludiamo un periodo buio in cui ballavo la house; tuttavia, credo che sia capitato a molti, soprattutto quando si aveva un po’ di alcool in corpo (c’è anche chi aveva molto peggio), di sperimentare generi diversi.

Amo il rock, amo le rockband. Amo la musica inglese, americana, australiana e canadese. In pratica, amo la lingua anglosassone nel canto. Sappiate che, oltretutto, cantare in italiano è più difficile: le nostre parole terminano con le vocali e non suonano in modo ottimale. Eppure, i francesi mi hanno sempre detto che l’italiano parlato sembra musica. L’inglese, al contrario, è più flessibile da questo punto di vista e il suo essere sintetico aiuta a creare testi densi di significato con un esiguo numero di parole. Insomma, non c’è paragone!

Gruppi rock

I miei gruppi preferiti? Li cito in ordine sparso: Queen, Nirvana, Greta Van Fleet, AC/DC, Nickelback, Smashing Pumkins, Foo Fighters, Imagine Dragons, YUNGBLUD, Red Hot Chili Peppers, Led Zeppelin, Pearl Jam, Puddle of Mudd, Placebo, Nothing but thieves, MUSE, Blink 182, 30 seconds to Mars, Metallica, Radiohead, Oasis, Aerosmith, the Who, U2, Marylin Manson, Pink Floyd e Guns and Roses. Sicuramente ne avrò dimenticato qualcuno, ma, sul genere, ci siamo capiti.

Come vedete, si tratta di band con caratteristiche simili: sono tutte originali, con uno stile musicale inconfondibile e frontman dotati di una voce spettacolare, suonano alla grande dal vivo e molte di esse sono tuttora all’attivo. Gli ultimi concerti a cui ho assistito sono stati tutti dei MUSE. Spero però di allargare ben presto il cerchio e di godermi qualche spettacolo live in più l’anno prossimo. Se ti interessa, leggi la mia esperienza al Firenze Rocks!

Essere rock

Cosa vuol dire esattamente essere rock? Come dicono gli Ambassador di Virgin Radio – nota emittente – il rock è un modo di essere, non è solo un genere musicale. Verissimo. Essere rock significa essere liberi, far sentire la propria voce, andare contro-corrente, sentirsi parte di qualcosa, condividere gli stessi ideali. Essere rock significa far parte di una Community. No, non di quelle “alla Facebook”, ma una comunità di persone simili tra loro, che hanno valori dello stesso tipo.

I Måneskin non esulano da questo. Ritengo che molto presto diventeranno anch’essi Ambassador di Virgin Radio!

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Come si guadagnano da vivere oggi i gruppi musicali?

Gli eventi live

I concerti sono quanto di più spettacolare in circolazione a livello di evento. Ovviamente, per molte band (forse per tutte!) è tuttora un’indiscussa fonte di reddito. Se avete assistito almeno una volta nella vostra vita ad un concerto rock, capirete perché i fan e gli amanti del genere sono disposti a spendere fino a qualche centinaio di euro per assistere ad uno di questi spettacoli veri e propri.

L’atmosfera che si respira ad un concerto è unica. Non solamente per gli artisti che si esibiscono sul palco, ma per come la si vive in tribuna o nel parterre. Per una sera si è tutti amici, ci si vuole bene, non ci si stressa, si fanno foto insieme a sconosciuti, si urla e si canta a squarciagola (io torno a casa sempre afona!), si piange, si ride, si beve. Insomma, si è spensierati al 100%.

O almeno finché non devi uscire dal parcheggio dopo mezzanotte o cercare di prendere la metro con circa 20000 persone che hanno avuto la stessa idea! All’ultimo concerto a Milano, ad esempio, è capitato proprio così! Per fortuna, all’andata, saltando la coda, non l’ho fatto apposta – giuro – ero riuscita a parcheggiare a Lampugnano, nonostante fosse pieno e la polizia non facesse entrare più nessuno. Niente in confronto all’incubo in uscita. Tuttavia, ci siamo anche divertite nel camminare per km in una Milano notturna e desolata. Naturalmente, siamo pronte a ripetere l’avventura l’anno prossimo, avendo appena acquistato il biglietto per il tour 2023 dei MUSE!

Monetizzare negli anni 2000

Nell’epoca di Internet, la possibilità di scaricare musica ha soppiantato l’acquisto degli album, salvo rare eccezioni, rappresentate recentemente dalla vendita dei vinili, tornati al successo tra gli intenditori. Per combattere ed evitare la pirateria, sono nate alcune piattaforme, come Spotify, Apple Music, Amazon Music, ecc., che distribuiscono musica in streaming, di solito dietro abbonamento. Gli artisti, pertanto, percepiscono un compenso ogni volta che un utente scarica un brano per riprodurlo sul proprio device (cellulare, computer, ecc.). Inoltre, anche con i video, caricati sui canali proprietari di YouTube, si possono fare quattrini: basti pensare alle milioni di visualizzazioni che ottengono alcuni gruppi, specialmente se piacciono ai più giovani.

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Il rock dei Måneskin

Gli esordi

Pur essendo molto giovani, sono partiti dalla gavetta. Spesso sento dire a Giorgia Meloni, romana come loro, che li seguiva da anni (non troppi perché hanno iniziato a suonare nel 2016) e li sentiva suonare per le strade di Roma. Poi c’è stato X-FACTOR e da lì, una serie di successi uno dietro l’altro.

Avevo un capo che in fatto di musica era fortissimo. LOL. Quando ancora non erano così famosi, mi aveva detto “ti giro una playlist di una band italiana rock che è fantastica!”. In effetti, aveva ragione. La loro sonorità mi aveva fatto subito pensare alle grandi band straniere o alle vecchie glorie del rock italiano, come i Litfiba, i Negrita, Verdena e pochissimi altri. Poi ad un certo punto sono spuntati a Sanremo.

PS I Negrita hanno appena registrato un concerto unplugged andato in onda il 26 novembre su MTV.

E vinsero pure Sanremo

Ammettiamo che abbiano sfruttato l’ingresso l’anno precedente di Achille Lauro che, abbandonata la trap (sia lodato il Signore!) si era presentato con un pezzo “simil-rock”. Pur non avendo vinto, a causa forse della leggerezza del testo e della sua scarsa abilità canora, fece parlare molto si sé, sia per la sua presenza scenica, per come si era mascherato (è il caso di scriverlo), sia per come aveva interpretato in modo rock il festival della canzone leggera, melodica, noiosa, quale Sanremo.

Per me fu una rivelazione. Molto maggiore di quella già iniziata nel 2017 con Francesco Gabbani, che vinse il festival con una canzone molto originale (il cui testo poi non era altro che una serie di citazioni altrui – un genio!) e per nulla “classica”.

Ad ogni modo, i Måneskin, nel 2020 hanno realizzato qualcosa in cui nessuno era mai riuscito: vincere Sanremo con un brano rock, Zitti e buoni. Il brano, molto particolare per come è eseguito a livello sonoro, con testo non adatto al pubblico e alla giuria dell’Ariston, ma che ha sfondato. A riprova di come il voto da casa, sicuramente arrivato dai più giovani, sia sempre più determinante. Se vuoi leggere di Sanremo 2022, ho scritto un articolo esaustivo.

I Måneskin, la musica e il resto

I signori Måneskin suonano vero rock. Come dice spesso Damiano, il frontman, nelle loro canzoni si sentono le chitarre, il sudore e la pelle. Quasi come Ozzy Osbourne! Pensavo che in Italia nessuno più suonasse rock originale e che al massimo si potesse incontrare qualche band che interpretava cover. Invece, i Måneskin ci hanno dimostrato che noi Italiani possiamo arrivare sul tetto del mondo, non solo nello sport, ma anche nella musica e per di più rock!

Per questo, sono molto grata a Damiano, Vittoria, Thomas e Ethan.

Testi e video

Anche il loro nome è evocativo e romantico: Måneskin significa chiaro di luna nella lingua di Vittoria, per metà danese. Hanno un repertorio che spazia da brani in lingua inglese all’italiano. I testi sono forti, dal linguaggio diretto e colorito, ma al tempo stesso carichi di sentimento e passione. Sul loro canale YouTube ho visto numeri spaventosi: hanno 3 milioni e mezzo di iscritti e il video con maggiori visualizzazioni è Zitti e buoni, giustamente, con circa 109 milioni di views! Davvero numeri da capogiro!

Poiché YouTube mi impedisce di incorporare il video, andate a guardarlo, se volete, sul loro canale ufficiale.

L’aver vinto l’Eurovision Song Festival è stato il vero trampolino di lancio. Ora non li ferma più nessuno. Infatti, i quattro ragazzi di Roma hanno tutto dalla loro parte: avvenenza, giovinezza, trasgressione, passione, ottima musica e testi di valore. Capisco benissimo tutti i loro fan. Non posso definirmi tale, ma non disdegnerei di certo se mi invitassero ad ascoltarli dal vivo. A buon intenditor, poche parole.

Ad ogni modo, devo ammettere Damiano sia molto sexy, soprattutto quando è truccato. Mi ricorda Matthew McConaughey da giovane (scusate se è poco!). In fatto di look, personalmente, forse sarò all’antica, ma lo trovo molto più figo in smoking che con i tacchi e le calze a rete.

L’abito fa il monaco

A proposito del loro look, molti sono i costumi sfoggiati dai Måneskin che richiamano altri artisti: dalle tutine a scacchi stile Freddie Mercury o come dicono tutti (chissà perché, poi?) appartenute ai Cugini di Campagna, alla copertina di Mammamia in stile Sticky Fingers, il mitico album degli Stones, realizzato da niente di meno che Andy Wharol.

Tuttavia, non sono certa del perché stiano perseguendo questa linea o quale strategia stiano adottando, perché con tutta la creatività che c’è in giro, mi pare molto riduttivo imitare per sbeffeggiare qualcuno. Staremo a vedere come proseguirà la loro campagna di branding. Se volessero qualche suggerimento, io sono disponibile!

I Måneskin e il loro futuro

Ritengo che i quattro ragazzi di Roma abbiano molto da dire e spero che continuino, senza farsi influenzare dalle case discografiche, né da manager senza scrupoli. Devono restare il più possibile loro stessi per mantenere il successo raggiunto finora: mai tradire il pubblico. Anche se volessero stupire ancora di più, devono restare in linea con i loro valori, qualunque essi siano. Ma sono convinta che, soprattutto il frontman, sappia il fatto suo, nonostante i suoi 22 anni. Dubito che commetterà errori.

Vasco

Ehi! Aspettate un attimo! Ma Vasco? Dove lo mettiamo? Stavo pensando che Vasco Rossi ha sempre suonato e cantato il rock. Eppure, a livello internazionale non ha mai sfondato come i quattro ragazzi di Roma. In primis, sicuramente, perché canta sempre e solo in italiano e poi, forse, non è più di primo pelo e la gente ama la novità!

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L’abbigliamento stravagante nel rock esiste da sempre

A proposito di abbigliamento fuori dalle righe, senza stare a coinvolgere il DDL Zan, chi segue il rock sa che ogni epoca ha avuto il suo “uomo in reggicalze” o il trasgressivo di turno. Ovviamente, in relazione all’età anagrafica dei fan, tale personaggio è stato esaltato o denigrato.

Personalmente, molti anni fa stravedevo per Marylin Manson. Musicalmente era un fuoriclasse, ha realizzato secondo me la cover più bella di sempre: Sweet Dreams di Annie Lennox. Non se l’abbiate mai ascoltata. Io la suonavo con la mia Stratocaster: pur essendo abbastanza semplice a livello di accordi, la sua potenza è spaventosa. Un pezzo epico, da 212 milioni di visualizzazioni. Guardatelo in azione.

Marylin Manson ha costruito la sua fama non solo attraverso la musica, ma soprattutto grazie al suo personaggio, a metà tra un angelo e un demone, e, ovviamente, il suo look. Diciamocelo francamente: non è mai stato un adone, però…con quelle lenti a contatto bianche, con i capelli lunghi stirati e colorati, con il suo bustier nero, le zeppe alte 20 cm, come si dice, faceva la sua porca figura. C’è chi dice che i suoi testi avessero un qualcosa di satanico e che, ascoltando al contrario i suoi brani, si potevano udire formule magiche da messa nera (preciso che la stessa osservazione fu fatta per i Beatles – no, dico, i Fab Four!).

È un po’ l’analoga storia che sta vivendo Marcell Jacobs a proposito del presunto doping: se sei straordinario, gli invidiosi devono trovare un modo per sconfiggerti.

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Altri gruppi rock emergenti

A livello internazionale c’è sempre stato un bel fermento rock, molto più che in Italia. Band nuove e più datate sfornano album uno dietro l’altro. Sicuramente, il rock italiano mancava da un po’. Per fortuna ci hanno pensato i Måneskin.

Anche altri artisti emulano

Ripensando alla strategia di immagine dei Måneskin, in effetti, anche un’altra band, questa volta americana, i Greta Van Fleet, è stata accusata – addirittura – di plagiare i mitici Led Zeppelin. A parte il fatto che Robbie Williams abbia più volte dichiarato che imitare rappresenta la forma più alta di stima nei confronti di qualcuno (a proposito di aver sempre cercato di imitare Freddie Mercury nelle sue performance dal vivo; devo ammettere che ci sia riuscito piuttosto bene. A proposito, ho scritto recentemente un bell’articolo sul leader dei Queen), ritengo che Robert Plant ne debba essere più che lusingato. Dopo tutti questi anni, sapere che una band super-talentosa, come quella dei fratelli Kiszka (più uno), abbia fondato la propria carriera su uno stile classico, un po’ fuori moda e – soprattutto reinterpretato alla grande, è un’enorme soddisfazione.

I Greta Van Fleet imitano i Led Zeppelin in tutto e per tutto: dal loro stile, alla voce del cantante, dal modo di suonare la chitarra, all’abbigliamento. Persino i video riecheggiano gli anni ’70. Una volta ho letto un bellissimo commento su YouTube che diceva: “i Greta Van Fleet sembrano venire dagli anni ’70, ma anche dal 2070”. Esatto. Questi ragazzi sono attuali, direi moderni, rispecchiano meglio le sonorità degli anni post-2000 ed è per questo che sono così amati. Spero di vederli presto dal vivo, perché sono sicura che mi emozionerò.

Ditemi se non ho ragione: Broken Bells è un pezzo strarodinario.

Giovani artisti oltremanica

Checché ne dicano della Brexit, a livello musicale gli Inglesi sono sempre stati un passo avanti. Dai Beatles, ai Sex Pistols, dagli Oasis ai MUSE.

Vorrei parlarvi di un altro giovane artista britannico, in Italia ancora semi-sconosciuto, YUNGBLUD. All’anagrafe Dominic Harrison, British all’ennesima potenza, con una voce graffiata e potentissima. Forse, i suoi testi sono più infantili di quelli dei Måneskin, pur essendo maggiore di un anno, ma ricordiamo che questo ragazzo arriva da un’adolescenza molto traumatica. È stato curato per iperattività: basta guardare uno dei suoi video per rendersi conto che era piuttosto grave (spero mi perdoni per questa dichiarazione!). Guardatelo all’opera in questo pezzo.

Credo che questo aspetto della sua vita lo abbia reso quello che è: geniale.

Innanzitutto, la scelta del nome deriva dal fatto che, una volta in sala di registrazione, tutti lo chiamavano “sangue giovane”, talmente era (lo è tuttora) un artista in erba. Da vincente qual è, ha trasformato un punto di debolezza, in un punto di forza, scegliendolo come suo nome d’arte.

Piace moltissimo ai giovanissimi inglesi, che lo seguono dappertutto. Io stessa lo seguo su Instagram e mi guardo con piacere le sue stories, in cui si apre ai fan, raccontando la sua vita quotidiana, facendo intanto brand awareness. Tuttavia, affronta anche argomenti molto seri, per la sua età, come il suicidio o gli abusi e vende gadget a scopo di raccolta fondi per cause molto nobili. Sicuramente, provenendo da un passato “malato”, scomodo e inaccettabile (soprattutto per la sua famiglia), ha a cuore le stesse problematiche.

Quello che accomuna YUNGBLUD ai Måneskin è senza dubbio il look: super-eccentrico. Pensate che indossa sempre un paio di calzini rosa (spero che, come Michey Rourke, ne abbia diverse paia uguali!) e spazia da look totalmente femminili (gonne, calze a rete, ecc. ma mai tacchi) a look punk post-moderni. Quest’ultimo stile mi fa letteralmente impazzire. Se avessi vent’anni molto probabilmente sarei incline ad imitarlo. LOL

Insomma, l’ho preso subito in simpatia. Spero anche in questo caso di andare ad un suo concerto molto presto. Dovrebbe essere a Milano a maggio, al Lorenzini District (Fabrique), ma, pare che la struttura sia stata completamene smontata da poco, a causa della pandemia. Spero che per maggio torni di nuovo operativa!

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L’arte è libertà di espressione

Io non giudico a livello personale gli artisti, ma unicamente a livello professionale. Un cantante (o un gruppo musicale) dev’essere osservato in base alla produzione discografica. La musica, come la pittura o la scultura, la fotografia, la scrittura, il cinema, ecc., è ARTE. L’arte è – per definizione – la più alta forma della libertà di espressione. Se un artista dice, canta o scrive qualcosa che non ci piace (per vari motivi), il problema è nostro. Basta non ascoltarlo, smettere di leggere i suoi libri o non andare al cinema a vedere uno dei suoi film. Con tutta l’offerta che abbiamo, perché perdere tempo a criticare, a giudicare, a sputare su artisti che semplicemente esprimono la propria personalità o il proprio modo di pensare?

Il tormentone, a mio avviso sfuggito di mano, che promuove il distruggere, il cancellare, il nascondere o il sopprimere determinate opere d’arte del passato, perché contrarie a ideali più moderni, è pura follia. Non solo perché si tratta di arte, ma soprattutto perché tali opere sono legate ad un periodo storico particolare, che merita di rimanere a testimonianza. Anche solo per ricordarci di come l’umanità qualche anno o decennio addietro fosse stupida, razzista, sessista, e così via, e farci sentire migliori per come abbiamo corretto il tiro. E qui metto un bel punto al discorso. Spero che qualcuno di voi sia d’accordo con me.

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Conclusioni

Siamo giunti al termine di questo pezzo, interamente musicale.

Per me la musica è parte essenziale della mia vita. Ve l’ho raccontato anche in uno dei primi articoli, a proposito della giornata mondiale della radio, il World Radio Day.

Sono davvero felice che il rock stia rinascendo in Italia e spero che altre band seguano l’esempio dei Måneskin.

Che il rock sia sempre con voi!

A presto,

Firma Cinzia

2 Commenti

  1. Mariangela

    L articolo è anche istruttivo x chi come me non ha una cultura musicale seria! C. Que nn amo i maneskin nn x laoro musica ma x come si vestono.. Sono molto provocatori.. O seguono la moda del momento????

    Rispondi
    • Cinzia

      Grazie Mariangela. Sicuramente i Måneskin provocano, ma credo più con la loro musica che con il loro abbigliamento! 😉

      Rispondi

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