Alitalia, addio!
Indice
1. La nascita di Alitalia e primi anni d’oro
2. Le varie crisi ai Alitalia e le alleanze
3. Analisi dei problemi di Alitalia
4. La mia esperienza personale con Alitalia
5. La “nuova” ITA
6. Conclusioni
Final Boarding call (in ritardo)
A dire il vero, non avevo intenzione di scrivere un pezzo sulla fine (?) della nostra compagnia aerea di bandiera Alitalia, ma lavorando da anni nell’aeronautica, civile e militare, sentivo di perdere un’occasione per dire la mia su una vicenda complessa e lunga come questa, che ha alcuni tratti in comune con la situazione in cui versa l’azienda per cui lavoro.
La nascita di Alitalia e primi anni d’oro
Partiamo dalle origini (brevemente) di Alitalia
Fu fondata nel 1946, a valle della Seconda Guerra Mondiale, con il nome di Aerolinee Italiane Internazionali (ALII) con capitale sociale ripartito tra l’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale) e la BEA (l’attuale British European Airways).
Pensandoci, Alitalia ha la stessa età dei miei genitori! Non era così attempata, dopotutto. Infatti, le più vecchie Compagnie Aeree del mondo (es. KLM) risalgono al 1911, ben trentacinque anni prima e addirittura prima della Grande Guerra. Nel 1947 la ragione sociale fu modificata in Alitalia. La scelta del nome, a parer mio, fu geniale: italiano, indica chiaramente quale sia lo scopo della società e inconfondibile. Persino il marchio, quella A tricolore che debuttò sulla deriva del suo primo Boeing 747 nuovo di pacca all’inizio degli anni ‘70, era perfetto. Infatti, una compagnia aerea di bandiera, per definizione, deve rispecchiare il Paese d’origine in cui opera.
Air France in Francia, la sopracitata BEA in UK, l’Аэрофлот (Aeroflot) in Russia, e così via. Questa considerazione tenetela a mente per il gran finale. Direi che era anche di più: indicava quanto tale Paese fosse moderno e avanzato tecnologicamente.
Poiché ho scritto un bellissimo articolo sui velivoli che hanno impiegato per anni (e alcuni tuttora) i Floppy Disk per l’aggiornamento del software di bordo, vi consiglio di leggerlo.
La flotta
I primi velivoli usati per i voli furono prestati dall’Aeronautica Militare: un Fiat G-12 e un SIAI-Marchetti SM95.
Negli anni 60’, Alitalia godette di fama internazionale, divenendo lo sponsor ufficiale dei Giochi Olimpici di Roma, lo stesso anno in cui fu aperto l’aeroporto di Fiumicino. Da lì, una crescita esponenziale, sia del personale – di bordo e di terra – sia della flotta. Pare che nel 1969 Alitalia fosse stata la prima Compagnia Aerea a dotarsi quasi esclusivamente di velivoli con motore a getto. Un primato di cui essere orgogliosi…
Negli anni ’80, con l’economia che galoppava spedita, Alitalia aprì le rotte all’estremo oriente, grazie anche a nuovi velivoli (es. l’MD-82 e l’Airbus A300) che consentivano tratte a lungo raggio.
La flotta con cui Alitalia è stata “chiusa” era composta principalmente da velivoli Airbus di medio raggio, come la famiglia dell’A320 (A319 e A321), da pochi velivoli a lungo raggio, come l’A330 e i più recenti 777 della Boeing, di cui una buona parte in configurazione Cargo.
La divisa
Nella patria della moda, la divisa non poteva non essere all’altezza e alcuni stilisti, come le Sorelle Fontana, Biagiotti, Mila Schon, Renato Balestra e addirittura Armani, ne confezionarono versioni per diversi anni.
Parrebbe che qualche anno fa, le ultime divise, realizzate da Alberta Ferretti gratuitamente, in cambio dell’utilizzo del marchio Alitalia per una collezione di nicchia, sia stata presentata da Chiara Ferragni. Caspita, è peggio del prezzemolo!
Tornando ad essere seri, ho deciso di includere nel mio articolo anche il coraggioso flashmob delle Hostess di Alitalia che, per protesta, hanno deciso di togliersi la divisa in Piazza del Campidoglio. Grande stima!
Tessera Mille Miglia
Ammetto che il nome designato per la fidelity card di Alitalia è molto azzeccato. Sono andata a cercarla tra le vecchie tessere, convinta di averla, e invece ho trovato unicamente quelle di Air France e Lufthansa (che tuttavia facevano parte dello stesso gruppo)! Infatti, negli anni in cui volavo parecchio, ho usato pochissimo Alitalia negli anni per spostarmi, se escludo le trasferte per lavoro.
Le varie crisi ai Alitalia e le alleanze
Considerazioni sugli anni ‘80
Personalmente, credo che gli anni ’80 abbiano fatto un gran male a molte società, soprattutto quelle più tendenti allo sperpero. Non parlo unicamente di aziende nazionali, anche Airbus, negli anni 2000, precisamente dopo la crisi immobiliare americana del 2008, è entrata in un regime di risparmio al limite della follia.
Abituati a diversi anni di facili guadagni, purtroppo, si ha la tendenza a non badare a spese. In Alitalia, moltissimi voli A/R Milano-Roma portavano il personale dall’HUB alla sede principale e viceversa. Non so chi di voi lo sappia, ma tutte le Compagnie Aeree offrono voli a tariffe proforma (circa il 10% del prezzo al pubblico) per i compagni e figli del personale. Fate due conti quando si tratta di migliaia (vi do una cifra: nel 2004 erano quasi 22000!!!!) di dipendenti.
Gli anni ‘90 e 2000
Alla fine degli anni ‘90, Alitalia cominciò ad entrare in crisi e iniziò a dialogare dapprima con Air France e in seguito con KLM, con la quale strinse una joint-venture, che portò, nel 1997, allo spostamento dell’HUB da Roma a Milano Malpensa. Nel 2000, KLM ruppe l’alleanza versando un corrispettivo compenso ad Alitalia.
Nel 2001 Alitalia formò un accordo entrando a far parte dello SkyTeam (con KLM e Air France, appunto) che la salvò per qualche tempo, durante il quale acquistò la compagnia Volare.
Le privatizzazioni non sempre riescono..
Così come per altre compagnie di bandiera, ad esempio Air France, anche Alitalia entrò nel girone delle privatizzazioni. Qui la faccenda inizia a complicarsi.
Andato male un nuovo accordo con KLM-Air France, nel 2008 Alitalia, entrata in AS (Amministrazione Straordinaria), fu acquisita da CAI, la Compagnia Aerea Italiana (CAI), della quale Intesa San Paolo possedeva in pratica tutto il capitale sociale, sotto la presidenza di Colaninno. CAI aveva precedentemente acquisito anche Air One. In questo modo, il nuovo vettore di bandiera continuò i voli con il nome di Alitalia AirOne. In questo passaggio, molti dipendenti dell’ex-Alitalia furono tagliati (pensate che i debiti sono rimasti là dov’erano!) e molti finirono in cassa integrazione. Tuttavia, tutti I dipendenti di AirOne furono mantenuti.
Gli Emirati Arabi Uniti
Gli effetti furono devastanti: fu chiuso l’HUB di Malpensa e Air France diminuì la sua quota di capitalizzazione. Per fortuna arrivarono gli Emirati Arabi di Etihad a salvarla. Dopo qualche negoziato, in cui la figura predominante fu Matteo Renzi (ricordate quel servizio di Report dello scorso novembre?) la compagnia emiratina ne acquisì il 49%; il resto rimase di CAI.
Peccato che neppure il capitale degli UAE durò a lungo: nel 2017, infatti, la compagnia aerea entrò nuovamente in crisi finanziaria e fu necessario un piano di ristrutturazione, sia industriale, sia di capitalizzazione.
Fu allora che il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) entrò nell’amministrazione della compagnia fornendo un capitale da 900 milioni in attesa di un nuovo acquirente.
Oggi, dopo ben 5 anni, la compagnia ha finalmente conosciuto la parola FINE.
Analisi dei problemi di Alitalia
Alitalia, un po’ come Trenitalia, aveva la nomea di essere sempre in ritardo ed in effetti, come riporta il sottotitolo del post, ha concluso la sua attività lo scorso 14 ottobre, partendo 15 minuti dopo lo “scheduled time”. Evviva!
Magari i suoi problemi fossero solo quelli.
Similmente a FIAT (e potrei dire a Piaggio, l’azienda in cui lavoro attualmente) nel corso degli anni Alitalia ha vissuto periodi di crisi. Come avete letto qualche riga sopra, in particolare, dagli anni 2000, non si è più ripresa.
Puntualmente, le Banche o il Governo scucivano milioni per tenere in piedi una compagnia che da anni andava ristrutturata da cima a fondo. Peccato che, non appena qualcuno parlava di tagli, ridimensionamento del personale, ecc., tutti i dipendenti entravano in sciopero. Come si dice qui in Liguria, sciuscià e sciurbì nu se peu (traduco: succhiare e soffiare – insieme – non si può) e se non riduci i costi e non guadagni, tanto lontano non puoi andare. Ben inteso, senza aiuti esterni.
Ci mancava il SARS-CoV-2
Certamente, negli ultimi due anni, un po’ complice anche la pandemia che ha letteralmente ucciso diverse piccole compagnie aeree, nonché decimato equipaggi, personale, ecc. non solo in Italia, ma in tutto il mondo, durante il periodo di chiusura durato un anno..
Lavorando nel marketing nell’aviazione d’affari e dovendo preparare dei forecast (delle previsioni) di vendita per i prossimi 5-10 anni, sono costretta a tenere sotto controllo anche l’aviazione generale (quella dei velivoli di linea), per capire come evolve il mercato, se comincia a dare segni di ripresa, ecc. Immagino non stenterete a credermi se vi dico che c’era da piangere. Crolli del 90% delle tratte! Praticamente, non ha volato più nessuno per diversi mesi! Pensate a tutto il personale a contratto: tagliato immediatamente e i dipendenti fissi – dove applicabile – soggetti a cassa integrazione. Inoltre, i costruttori di aeromobili hanno avuto enormi problemi a livello di fornitura (la supply chain), causando lo stop delle linee produttive. Ancora oggi esistono corto-circuiti importanti.
Infatti, per salvare le compagnie di bandiera, molti Paesi hanno applicato il cosiddetto “bail out”, ovvero lo Stato entra nella società (o ne aumenta il capitale sociale) per evitarne il fallimento, sotto alcune condizioni (ad esempio lo sviluppo di velivoli a bassa emissione di CO2) o meno. Air France e Lufthansa, ad esempio, sono state salvate proprio da quest’azione “last minute”. Chissà se lo Stato ha compiuto un gesto inutile: lo sapremo solamente tra un paio d’anni.
Ma Alitalia tanto bene non è mai stata…
Di sicuro, oltre ai problemi strutturali – personale sovradimensionato e stipendi molto alti – al suo vertice non sono mai saliti manager di livello. Persino Montezemolo è riuscito a sperperare milioni e milioni in solamente due anni di presidenza.
Come d’abitudine, vi invito a guardare il video qui sotto in cui Maurizio Crozza imitava Luca Cordero. Molto bravo e molto divertente (se per un attimo sorvoliamo sul fatto che l’ex di Confindustria abbia speso inauditamente i nostri soldi!).
La mia esperienza personale con Alitalia
I prezzi elevati dei voli
La ragione principale è legata ai prezzi troppo elevati, nell’epoca in cui sono entrate di strapotere le compagnie Low Cost. A Milano Malpensa, EasyJet è ormai padrona dello scalo. Tuttavia, negli ultimi anni, molti sforzi sono stati fatti per ridurre questo gap e riguadagnare almeno parte dei viaggiatori italiani e non.
Proprio due anni fa, per recarmi al matrimonio (meraviglioso) del mio amico Giancarlo a Roma, ho preferito andare in aereo piuttosto che in treno, perché più conveniente. Infatti, ho acquistato per poco più di 100 euro un A/R da Milano Malpensa. Volo in orario in entrambe le tratte.
Voli lunghi e tranquilli
Ricordo anche di un volo fantastico, un diretto Malpensa – New York nel 2003, quando ci andai in vacanza con il mio compagno di allora. Fu un regalo e credo che non sia stato economico.
Infine, ho memoria di essere salita a bordo di uno degli ultimi rimasti MD-82 al rientro da una vacanza, forse in Egitto. Prima di salire sul velivolo, avevo notato che un portello era stato chiuso con del nastro adesivo. Per fortuna l’anno prima di quell’”estate nera” del 2005, in cui erano successi diversi incidenti aerei fatali. Ho fatto il segno della croce e ho pregato. Indovinate: è stato uno dei voli più lisci e tranquilli su cui abbia mai volato!
La “nuova” ITA
Il nome è tutto un programma
Tornando al mitico nome Alitalia, ITA (Italia Trasporto Aereo…cosa sono dislessici? Oppure parlano come Joda?!) Airways, così si chiama la nuova compagnia, da giorni citata negli articoli di molti giornalisti con il termine Newco, perché si tratta, in effetti, di una specie di startup. Per lo meno, finché non saranno state completati ed espletati tutti gli step burocratici e non solo. Vi pare una scelta intelligente?
Lo spot pubblicitario
Per fortuna, la pubblicità è molto incoraggiante. Ascoltare la bimba che parla dei problemi che ognuno di noi ha affrontato almeno una volta nella vita, piena di speranza per il futuro e che conclude dicendo “per ogni fine, c’è un nuovo inizio”, mi ha emozionato. Bravi ai colleghi del marketing! Peccato solamente che, chi abbia provato a prenotare un volo nei giorni scorsi, abbia vissuto esperienze sovrannaturali, manco fossimo nelle vicinanze di Halloween! LOL
Il capitale sociale
Anche per ITA, alla base del capitale sociale c’è nuovamente il Governo, più in particolare il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), il quale ha anche acquistato (?!) il marchio Alitalia per “soli” 90 milioni di euro, dopo che era stato messo all’asta a partire da 290, alla quale nessuno si è presentato. Di sicuro, questo status societario è destinato a cambiare molto in fretta, perché, essendo previsto un raddoppiamento dell’attuale flotta, e sapendo bene quanto costano i velivoli di Airbus, ci vorrà circa un miliardino (di euro).
Leggendo i nomi del CdA, mi si accappona la pelle: ci sono pure alcuni membri della famiglia Benetton, per intenderci, quella a cui lo Stato sta togliendo la concessione di Autostrade (in seguito al crollo del Ponte Morandi), più una serie di politici italiani, già piuttosto incapaci di natura. Non intendo però fare nomi e cognomi: cercateli da soli…
Tra i consiglieri, forse qualche figura più affidabile e del settore mi pare di averla vista.
Conclusioni
Morale: dall’entrata di Alitalia in AS, ci sono voluti ben cinque anni per….usare di nuovo i soldi dello Stato per risanarla! Ovvero, per chiuderla e riaprirla! Perdonatemi se sono un po’ confusa e incazzata – si può scrivere, vero?
Immagino che lo siate tutti.
Certamente, avere una Compagnia Aerea di bandiera è importante per un Paese di livello, ma tener vivo un cadavere, anzi, uno Zombie che, anziché cibarsi di cervelli, ruba i soldi dei contribuenti (sì, anche i tuoi!) per sopravvivere, non è accettabile.
Mi spiace per Alitalia solamente perché l’Italia come sistema Paese ne è uscita sconfitta. Altre Compagnie aeree, nonostante i problemi intrinsechi, la pandemia, ecc. sono riuscite degnamente a continuare la loro attività.
Spero che questo approfondimento su Alitalia vi sia piaciuto! Commentate e condividete!
A presto,
Bell’articolo su un argomento che non tutti conoscono così bene come l’hai esposto con precisione tu. Complimenti
Ho fatto bene, quindi, a dire la mia!! Grazie 😊