Indice
Quali profili social seguire per trovare ispirazione e meglio vivere in ufficio
La serie TV Mad Men
Peggy: la donna moderna che vuole fare carriera
Le altre figure professionali dell’ufficio
I personaggi fuori dall’ufficio
Conclusioni
L’attualità degli anni ’60 in ufficio
Su LinkedIn, noto social di Microsoft dedicato al mondo del lavoro, sempre più spesso si parla di dinamiche da ufficio. C’è chi ha devoluto l’intera carriera nell’intento di consigliare manager e dipendenti a meglio gestire la propria situazione lavorativa. Eppure, sono tanti i professionisti, siano delle HR, o manager in generale, ma anche esperti di marketing e comunicazione, che ogni giorno pubblicano un post sulla vita in ufficio.
Molto famoso, scrittore e TED talker, Simon Sinek è uno dei migliori in questo campo. Non tanto per quanto scrive, ma per come lo racconta. Ogni argomento riguardante la leadership e come dovrebbe essere in verità è sacrosanto. Nonostante abbia parecchi follower, a mio parere, non bastano mai: tutti dovrebbero seguirlo e, soprattutto, trarre seriamente insegnamento dalle sue considerazioni.
Un idealista
Pur essendo i suoi consigli pratici e piuttosto ovvi, in pochi in ufficio riescono efficacemente ad applicarli: per ideologie legate al retaggio culturale, per incapacità personale, per problemi psicologici, ecc. Ciò che sembra facile, in realtà è molto arduo, perché richiede un cambio di mentalità, o mindset, per dirla all’inglese. Non per altro, lui stesso si definisce un idealista.
O meglio, un professore
Sinek non è il solo che dispensa perle di saggezza, molti altri ci provano, seppur con risultati diversi. Quello che mi fa sorridere è che Simon è una specie di professore: pur non avendo mai lavorato, insegna agli altri come affrontare la vita in ufficio, fornendo consigli in base agli studi (case studies) da lui realizzati sulle più grandi aziende.
Non si limita ai “badilantes”, anzi, mira molto più in alto. Sotto accusa ci sono CEO, HR, manager, direttori vari, ecc. Infatti, è proprio chi siede al vertice e in posizioni strategiche delle aziende a determinarne il futuro, a raggiungere il fatturato pianificato e, soprattutto, a trattenere in modo naturale i dipendenti.
Questo è un lungo video, ma merita di essere guardato con attenzione fino in fondo:
Ciò che molti boss non capiscono dei collaboratori in ufficio
Sinek afferma che se i leaders capissero davvero che i dipendenti sono la risorsa primaria di ricchezza aziendale, rendendoli partecipi di un gruppo inclusivo, amichevole, sincero ed onesto all’interno dell’ufficio, tutti sarebbero più inclini a lavorare meglio, ad essere più efficienti e produttivi. Per Sinek, è l’ambiente lavorativo, il primo punto su cui i manager devono investire, al fine di renderlo più simile ad una famiglia che ad una caserma.
Il capo che tutti odiano in ufficio
Il boss più detestato in ufficio è quello che ha zero intelligenza emozionale. Prima di Sinek, Goleman, il padre dell’Intelligenza Emotiva, ha scritto decine di libri su questa soft skill fondamentale per la nostra (e l’altrui) esistenza. Chi ordina solamente, chi gestisce ogni micro-task, chi controlla, ecc. senza preoccuparsi della situazione emotivo/psichica di ciascuno dei propri dipendenti, non vale nulla come capo e ben presto si ritroverà senza collaboratori. Soprattutto, se non c’è nessun tipo feedback, anche se richiesto. Sull’importanza del feedback in ufficio, ho scritto un articolo molto interessante.
Ispirazione e visione
Torno a ripeterlo: chi lavora, soprattutto in un ufficio, ha bisogno, non solo di essere percepito come un essere umano – non una specie di schiavo da prendere a pedate nel deretano – anche ad una certa (età), ma di percorrere una strada che lo porterà, tramite il raggiungimento degli obiettivi aziendali, ad un punto ben preciso. Il risultato sarà sempre di poco conto, se l’azienda non ha valori o vision in cui credere fermamente.
Fatta questa premessa, ora affronto il tema principale dell’articolo: cosa ci può insegnare una serie TV come Mad Men per meglio vivere (o sopravvivere) nel nostro ufficio.
La serie TV Mad Men
Qualche mese fa ho iniziato a guardare una serie TV piuttosto famosa e molto ben realizzata, in cui il mondo dell’advertising (pubblicità) degli anni ’60 è protagonista. Proprio in quel periodo storico il lavoro nelle agenzie pubblicitarie raggiunse un’importanza mantenuta (ed accresciuta) fino ai giorni nostri.
Significato del titolo della serie
Mad Men, il cui duplice significato del titolo è già di per sé un plus, ha vinto numerosi premi e non posso essere che d’accordo con chi li ha assegnati.
A quei tempi, solo gli uomini dell’adv non solo affrontavano sfide incredibili, al limite della follia, in un territorio tutto da conquistare, ma tutto ciò si svolgeva a Madison Ave, New York, il fulcro di tanta creatività e comunicazione innovativa.
Ho trovato un video in inglese che raccoglie alcune scene più pazze della serie:
La serie tratta tutto il decennio, comprendendo avvenimenti straordinari come la morte di Marylin Monroe, lo sbarco sulla Luna, la guerra in Vietnam. Ho recentemente scritto un pezzo sui Beatles, in cui approfondisco di più i temi cari agli anni ’60.
Sebbene gli anni ’60 siano passati da un pezzo, le vicende raccontate, per lo più ambientate in ufficio, sono comunque molto attuali, anche perché il contesto lavorativo non è poi molto cambiato da allora. Infatti, le dinamiche sembrano essere più o meno le stesse. Ad esempio, le figure principali protagoniste della serie, le ritroviamo ancora oggi nei nostri uffici.
Uomini e donne in ufficio
Il rapporto che gli uomini hanno con le donne, ad esempio, non è molto cambiato, soprattutto in certi ambienti maschili, in cui la figura predominane è l’uomo. In certi settori, come la cucina stellata, l’alta moda, l’industria in generale, la scienza, le donne sono sempre state viste un po’ come qualcosa di estraneo e non protagonista.
Io stessa ho raccontato nei miei articoli che la donna nell’aeronautica e nello spazio deve faticare molto per emergere, dimostrare di essere almeno il doppio più brava di un uomo, tutto per guadagnare anche meno di un collega di pari livello.
Chissà chi ce lo fa fare. In realtà, le donne che si battono per la parità di diritti hanno una visione di più lungo termine e agiscono soprattutto per coloro che verranno in futuro, affinché ci sia almeno un piccolo sentiero tracciato in mezzo ad una giungla impenetrabile.
Guarda la Cristoforetti o Giorgia Meloni. Prime nel loro settore a fronte di grandi sacrifici, di notti passate a studiare e a migliorarsi, a buttare giù rosponi, anche grazie al carattere deciso che non si scoraggia davanti alle barriere, neppure quelle più ardue da bypassare.
Sono una donna
Non potevo che includere questa meraviglia LOL.
Sto leggendo il libro Io sono Giorgia e mi è piaciuto quando la Meloni ha dichiarato che, uscita da interviste o interventi di un certo rilievo politico, la prima cosa che le dicevano era: “stavi bene con quel nuovo tailleur”. Come se il suo aspetto fosse il solo elemento importante per una donna. Pazzesco.
Spesso mi sento come lei. Anche nel mio ambiente è esattamente così. In pochi considerano davvero la tua preparazione, il tuo bagaglio tecnico o il mazzo assurdo che ti sei fatta per tutta la vita; se non sei bella, sarai sempre considerata una donna che vorrebbe fare l’uomo; se sei attraente, non ascoltano nemmeno una parola, perché, per molti trogloditi, difficilmente esiste una donna che vinca lo stereotipo “bella e scema”.
Certamente, sto estremizzando, perché non tutti gli uomini sono così (e per fortuna!), ma resta il fatto che certi atteggiamenti e convinzioni si verifichino anche al di fuori ufficio.
A proposito, con lungimiranza, avevo indicato Giorgia le otto donne che più stimo in un articolo dedicato all’8 marzo.
Peggy: la donna moderna che vuole fare carriera
Anche in Mad Men, l’unica donna che riesce a fare carriera è la più secchiona dell’ufficio, colei che denuncia i festini con comportamenti bizzarri e non conformisti dei colleghi, che lavora 14 ore al giorno, impeccabile dal punto di vista estetico e morale.
Ora che hai presentato come un uomo…
Assunta come segretaria, dopo molta fatica e con perseveranza, Peggy riesce a diventare la prima copywriter dell’agenzia. Pensa che il suo capo, nonché il protagonista della serie, Don Draper, dopo aver assistito alla presentazione da parte della ragazza di un possibile spot per un articolo, svolta interamente in piedi nella sala riunioni, le dice: “visto che hai presentato come un uomo, ora agisci come tale”.
Questa scena è molto topica, perché spiega come una donna che, per la prima volta in un’agenzia, messasi al pari dei colleghi maschi, debba poi continuare a comportarsi come tale se vuole crescere a livello professionale nell’ufficio. Oltretutto, la protagonista in questione, non deve solamente farsi notare per essere ascoltata o dimostrare eccellenti competenze; deve fare l’impossibile: se vuole fare carriera, Peggy è costretta a cambiare pelle e a vestire quella dei suoi colleghi uomini.
Come se essere donna, femminile, sensibile, attraente, sia qualcosa di sbagliato o di non appropriato nell’ambito lavorativo.
Un’altra chicca: nella serie Peggy è l’unica a chiedere al capo l’ufficio di un collega che, per motivi di salute, aveva abbandonato il lavoro. Anche in questo caso mi sento totalmente allineata a lei!
Ecco perché trovo che questa serie sia veritiera nella sua verisimilitudine.
La NASA negli anni ’50-60
Ne approfitto per citare un bellissimo film, Il diritto di contare, uno dei miei preferiti, che narra la storia di tre donne di colore impiegate alla NASA, in qualità di specialiste, negli anni delle prime missioni spaziali. Ciascuna per i propri meriti (chi in matematica, chi in ingegneria e chi in informatica) era riuscita a farsi valere in ufficio, non solo in un ambiente prettamente maschile, ma soprattutto dominato dai bianchi che, all’epoca, isolavano totalmente le persone di colore, per evitare la contaminazione della razza. Nonostante oggi il tema dell’inclusione sia sempre più al centro della politica, del lavoro, ecc. in molti Stati del sud, il razzismo è ancora radicato.
Nonostante tratti dello stesso decennio, Mad Men non affronta quasi per nulla la questione razziale. Forse perché l’autore non voleva mettere troppa carne al fuoco, o, più probabilmente, perché il suo intento principale è quello di rapportare i personaggi della serie ai giorni nostri.
Le altre figure professionali dell’ufficio
Nella sede newyorkese di Sterling & Cooper compaiono tutte le figure professionali e, direi, anche tutti i relativi stereotipi tipici di qualsiasi ufficio.
Il carrierista, colui è disposto a tutto, pur di arrivare alla vetta
In più di un’occasione Pete, un giovane rampollo ambizioso e a tratti piuttosto arrogante, non disdegna il ricatto, pur di ottenere la promozione che da sempre desidera. Addirittura, arriva a minacciare il suo capo di rivelare uno scabroso segreto che lo riguarda, pur di conquistare la posizione di Account Executive.
Ciò che Pete non capisce, anche a causa della sua inesperienza, è che con le minacce, non solo non si ottiene nulla, ma si rischia di perdere tutto. Per sua fortuna, gli eventi non gli saranno nemici.
Persone ambiziose o disperate?
Questa figura, seppur un po’ estremizzata, è molto presente negli uffici. Conosco persone che hanno minacciato false dimissioni solamente per qualche soldo in più o per “mezza” categoria. Davvero persone tristi, ma ancor più il personale che li ha trattenuti. “Ti interessano solo i soldi? Prego, la porta è da quella parte”. Al loro posto, io mi sarei comportata in questo modo, dimostrando più spina dorsale; tanto più che, spesso, i soggetti in questione non erano dei fulmini di guerra.
La segretaria tutto (ma proprio tutto) fare
Joan è una delle donne che più mi piacciono della serie: oltre ad essere stupenda (mentre tutte le colleghe cercavano di imitare Marylin, gli uomini dell’ufficio affermavano che era la super bionda, al contrario, a voler assomigliare a lei!), è molto forte e determinata. Personalmente, non credo che sia per ambizione che abbia avuto una relazione con il super boss: ne era profondamente innamorata. Ad ogni modo, è in grado di risolvere qualsiasi problema e alla svelta. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla.
Succede non solo alle segretarie
Mi è capitato di incontrare alcune figure simili negli uffici di almeno due aziende. Talvolta erano come Joan, si innamoravano del super-mega-capo e instauravano con lui rapporti seri, a volte ne erano amanti nascoste; altre volte, usavano il sesso come arma per ottenere promozioni. Non tutti i capi sono uguali, a volte funziona, altre no. Bisogna stare attente.
NOTA: ho usato il femminile, ma sono abbastanza certa che si possa dire lo stesso di uomini, sia che abbiano a che vedere con capi maschili che femminili.
In sostanza, certe dinamiche sono pericolose in ufficio, perché investire in rapporti troppo intimi con i propri responsabili, in caso qualcosa andasse storto, si finirebbe in un cul de sac, dal quale difficilmente se ne esci indenni.
Il leccapiedi, il preferito dai capi pessimi
Quante volte ti è capitato in ufficio di lavorare con il tira piedi, lo yes man, il galoppino (chiamalo come ti pare) disposto a tutto (?!) pur di fare carriera o di lavorare di meno?
Talvolta si usano i propri skills per scopi non proprio nobili. Chiaramente, ognuno conosce esattamente i propri obiettivi e agisce di conseguenza (nel bene e nel male).
Nella serie ce ne sono alcuni, ma non sono veri e propri protagonisti. Non mi dilungherò qui su una figura che ha raccontato magistralmente Paolo Villaggio nei suoi Fantozzi.
Goditi questa brevissima chicca!
L’outsider (il diverso)
Nella serie, ambientata negli anni ’60, essere omosessuale non era ben visto. Salvatore Romano è italiano e per anni, nascondendosi dietro l’etichetta di mammone, ha potuto evitare il coming out. Purtroppo per lui, ad un certo punto, viene scoperto. Sarà licenziato, non perché omosessuale, ma per non aver accettato le avance di un grosso cliente. Incredibile!
Ci vuole coraggio
Non è sempre facile essere sincero con colleghi d’ufficio o con i capi, tuttavia, ho conosciuto chi ha avuto il coraggio di farlo e in un settore non facile (il mio), dove fino a poco tempo fa erano i militari a comandare. A round of applause per lui!
Il mega direttore strampalato con le intuizioni geniali
Nella serie, Cooper, il socio primario dell’agenzia, innamorato del Giappone, obbliga tutti coloro che entrano nel suo ufficio a restare scalzi. Ovviamente, nessuno osa obiettare. Sulle pareti espone opere artistiche di dubbio gusto che solo lui è in grado di interpretare. Ad ogni modo, al di là dei suoi comportamenti bizzarri, prende sempre la decisione giusta per il business. Beato lui.
Personalmente, questa figura mi manca, non l’ho mai incontrata in ufficio o in azienda. Tuttavia, nella realtà penso immediatamente a personaggi come Steve Jobs, Elon Musk, Jeff Bezos o Richard Branson. Tutti geniali, a tratti discutibili, e ognuno con la propria personalissima mania.
Il talentuoso e indispensabile (?) genio (del marketing)
Don Draper è l’indiscusso protagonista di Mad Men. Un uomo dal passato torbido, abbandonato il quale, si è costruito una vita alternativa di successo. Seppur sposato con una donna meravigliosa (Bets), intelligente e altezzosa, non manca di tradimenti e segreti. Come direttore creativo, è imbattibile e il più forte; in pratica, insostituibile.
Una delle scene più belle (anche se con qualche dettaglio differente dalla realtà) è quella in cui si racconta la nascita del Carousel di Kodak:
Queste figure professionali sono perle rare in ufficio, ma esistono, e quando si ha la fortuna di averle nell’organico, non bisogna lasciarle scappare. Pertanto, l’ambiente in cui lavorano dovrà essere di un certo livello, stimolante, appagante, che permetta loro di esprimersi liberamente e senza vincoli.
Non ne conosco personalmente, ma ritengo di avere su LinkedIn alcuni contatti che meritano questo “titolo” professionale.
L’uomo che non deve chiedere mai
Lo stesso Don Drape, accanto al suo ruolo professionale, si dimostra infallibile e molto determinato anche nell’ottenere esattamente ciò che vuole. Sia in ufficio (contratto), sia con i clienti, sia con le donne. Come riesce in tutto ciò? Con molta maestria, savoir-faire, qualche inganno poco morale, e fascino a tonnellate.
I personaggi fuori dall’ufficio
I rispettivi compagni/compagne o mogli/mariti che, per la maggior parte, vediamo all’esterno del luogo di lavoro, non sono figure di secondo piano, poco connesse con la storia e poco verosimili. Al contrario, ne sono parte integrante della vita dei protagonisti dell’ufficio di Madison Ave, ed è possibile costruire anche con esse qualche parallelo con i tempi attuali.
Già negli anni ’60 le donne potevano rivestire il ruolo di amanti, oppure cercarsi un amante per loro stesse. Naturalmente, il retaggio culturale di quei tempi era molto più forte di oggi, pertanto, le donne erano più riluttanti nel cecare la propria soddisfazione in persone che non fossero il compagno ufficiale.
È tutta una facciata
Ciò che è molto cambiato, invece, è la facciata di perfezione che tali mogli dovevano sempre mantenere. L’unico ambiente moderno in cui ritrovo questo comportamento è sui Social, dove la maggior parte dei post (specie su Instagram) mostra immagini di perfezione, sia delle persone stesse, sia delle loro relazioni. Spero che questo trend tramonti in fretta, personalmente, mi ha stancato.
Si tradisce sempre di più
Simile, anzi, in netto peggioramento, è rimasto il comportamento di chi tradisce: non ci si cura di avere accanto una persona magnifica, dolcissima e disponibile; c’è sempre quell’impulso di dover cercare di più e meglio all’esterno delle mura domestiche o di una relazione stabile. All’epoca sono convinta che tale comportamento fosse per sfogare più liberamente le proprie pulsioni più fantasiose. Ad oggi, invece, siamo tutti piuttosto disinibiti e non ci inventiamo una sorta di rispetto fasullo che conduce, invece, esattamente al suo opposto.
Infine, nella serie si mostra che certi partner meravigliosi sulla carta, appaiano migliori di quanto lo siano in realtà. Ad esempio, il compagno di Joan, un medico, la obbliga ad un rapporto sessuale durante una sua visita in ufficio. No comment.
Uno sguardo d’insieme al lavoro in agenzia
Mad Men è una serie straordinaria, non solo per le figure individuali che ti ho qui illustrato, o per il contesto storico in cui è ambientata, ma per la visione che ispira tutti questi professionisti. Non importa se si dovesse lavorare di sera, nel weekend, durante le feste: quando c’è un cliente che aspetta la sua campagna pubblicitaria o quando si deve fare un pitch, non c’è altra urgenza. È la motivazione prodotta dall’ispirazione che ti dà benzina. Se fai quello che ami, non lavorerai neppure in giorno nella tua vita (lo ha affermato anche Confucio!).
Penso a Peggy, la copywriter, o a Don Drape, il direttore creativo: estremamente appassionati, non solamente dediti. Vogliono emergere in un mondo che appartiene loro, che sentono profondamente nelle loro corde. Per questo sono disposti a tutto, anche a sacrificare parte della loro vita privata. Anche a me è capitato in tempi passati, quando credevo nei progetti da me seguiti, perché mi sentivo parte di qualcosa più grande di me. Spero ben presto di tornare a provare questa fantastica senzazione.
Conclusioni
Spero che questo articolo sul mondo del lavoro e sulla vita in ufficio ti sia piaciuto e che, vangando nella tua memoria alla ricerca di altrettante figure professionali richiamate da Mad Men (se l’hai guardata), o guardando la tua situazione odierna o leggendo di quelle che ti ho raccontato qui, tu abbia trovato qualche punto in comune e pensato a come meglio sopravvivere.
Condividilo con chi ama il proprio lavoro, ma anche con chi non è felice della sua carriera. Chissà che non trovino ispirazioni diverse.
A presto,
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