Ascolta l'articolo

Episodio numero 44 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. Terza Guerra Mondiale o sanzioni?

2. La guerra si fa anche sui Media (Social e tradizionali)

3. Cyber war, la guerra informatica

4. La russofobia

5. La strategia militare di Putin

6. I negoziati diplomatici

7. I nostri inviati della TV nazionale

8. Aiutiamo tutti l’Ucraina

9. Conclusioni

Tutte le armi in gioco nella guerra in Ucraina

Da giorni si combatte una guerra in Ucraina: nella prima parte dell’approfondimento ho parlato dei motivi che hanno spinto Putin ad invadere tale Paese. In questa seconda parte, affronto maggiormente gli accadimenti della guerra, da un punto di vista neutrale, come i giornalisti seri. Non è un bel momento da immortalare, ne sono conscia tuttavia, lo vorrei ricordare come monito, in modo che l’opinione pubblica sia più consapevole e meno soggetta alle varie prese in giro da parte dei governi.

Terza Guerra Mondiale o sanzioni?

Sappiamo che le primissime reazioni in ambito UE e USA in risposta all’invasione della Russia in Ucraina sono state le sanzioni economiche, nell’intenzione da parte di questi Paesi di non entrare direttamente nel conflitto, per evitare una terza guerra mondiale.

L’ombra del nucleare

Alla velata minaccia di ricorrere alle armi nucleari da parte di Putin, la risposta dell’Occidente non si è fatta attendere.

Biden è stato il primo a ipotizzare una guerra globale, affermando in mondovisione, senza mezzi termini, che le sanzioni erano l’unica alternativa possibile alla 3° Guerra Mondiale. Una frase del genere può far impazzire chiunque. Infatti, in alcuni Stati dell’UE sono stati distribuiti kit di protezione contro le radiazioni (in pratica una brochure e delle pastiglie allo iodio). Putin non ha atteso di rinfacciarglielo.

Armi all’Ucraina

Non so quanti di voi ci abbiano riflettuto abbastanza. Se la NATO non vuole partecipare alla guerra e poi invia armi agli Ucraini, significa che tanto neutrali non sono. A mio (e non solo mio) avviso, fornire armi non è molto diverso dal partecipare alla guerra in prima persona.

Chi pagherà il prezzo della guerra in ucraina?

La discussione sulle sanzioni è, a mio avviso, da affrontare in maniera molto cauta.

Innanzitutto, le sanzioni colpiscono tutti gli Stati, e con tutti intendo: gli Stati dell’UE, l’Ucraina e la Russia.
Maggiormente chi è dipendente sia dalle esportazioni verso la Russia, sia dalle importazioni. Guarda caso, l’Italia è proprio uno di questi Paesi. Da un lato, la moda italiana, il design, l’automotive, la business aviation, gli yatch, e in generale tutti i principali beni di lusso realizzati e prodotti in Italia, sono super amati e desiderati in Russia. Pertanto, in un momento in cui la nostra economia stava iniziando a riprendersi, dobbiamo rassegnarci a prendere un’altra bella mazzata.

Dall’altro, il gas e il grano, ma anche i fertilizzanti. Abbiamo già parlato precedentemente dell’importazione di materie prime vitali per il nostro Paese.

Il resto dell’UE

Di sicuro Germania e Francia (nonché i soliti Paesi Bassi) non risentiranno lo stesso effetto, sia perché Paesi storicamente più resilienti e in salute, sia perché le loro politiche (es. il nucleare) hanno permesso loro negli anni di rendersi più indipendenti all’esterno.

Meno che meno gli USA, al riparo da contraccolpi e, anzi, sempre più in prima linea per supplire agli export russi del gas, almeno in Europa.

Almeno il discorso di eliminare totalmente la Russia dal circuito dei pagamenti swift, per fortuna, è stato ridimensionato, altrimenti, non sarebbe possibile acquistare il gas dalla Russia, che – parentesi – stiamo tutti continuando ad acquistare. Il gas russo, infatti, è rimasto esente dalle sanzioni, per permettere ai noi europei di non morire di fame o di freddo e permettere alle aziende di continuare a produrre.

Gli oligarchi

Le sanzioni, così sostiene la Von Der Leyen, sono state indirizzate a colpire principalmente gli oligarchi russi e il Presidente Putin stesso. Conti congelati, nessuna possibilità di spesa, niente viaggi privati (affari o leisure) e, soprattutto, sequestro di loro beni, come ville, aerei privati, yacht. Forse in molti (e a questo punto direi anche Di Maio) non sanno che tutti questi beni ricadranno sul fisco italiano, sia per la manutenzione che per le tasse (aeroportuali e portuali).

Infatti, molti oligarchi hanno da subito cercato di vendere i propri beni, poi congelati dai governi in cui risiedevano: ad esempio, Abramovic ha provato a vendere il Chelsea per devolvere ai rifugiati ucraini i proventi della vendita. Per sua fortuna non ci è riuscito, perché di sicuro Putin l’avrebbe condannato come volta gabbana: dopo essersi arricchito grazie ai legami con il Governo, osa dare i soldi russi agli ucraini.

Le sanzioni colpiscono duro soprattutto chi non c’entra

Più che Putin o gli oligarchi, in Russa pagheranno i cittadini. Il rublo già è in caduta libera da giorni: sono finiti i soldi nei bancomat.

Le ultime notizie danno la Russia prossima al default, ovvero potrebbe non essere in grado di ripagare il suo debito pubblico. A parte i poveri investitori occidentali che hanno acquistato titoli e obbligazioni del Paese, e che (forse) saranno in parte protetti dalla BCE o dalla Fed, mi chiedo se chi ha emesso e approvato le sanzioni abbia davvero pensato ai poveri cittadini russi. Se fossi in loro, emigrerei in Europa on in USA, a cercare sostegno da chi mi ha rovinato (o almeno peggiorato) l’esistenza. Pare che ciò stia realmente accadendo. Aspettiamoci altri 100 milioni di profughi e poi vedremo cadere tutto sul serio!

torna all’indice

La guerra in Ucraina si fa anche sui Media (Social e tradizionali)

Bufale, notizie vere, smentite colossali. Propaganda da un lato e dall’altro. Difficile, soprattutto all’inizio, ma anche in seguito, capire per l’opinione pubblica quali eventi fossero realmente accaduti e quali creati ad hoc.

Ciò che è certo, è che da entrambe le parti si usano le stesse armi a livello di comunicazione. Si parla sempre più di guerra mediatica.

Se, almeno inizialmente Putin aveva evitato in maniera certosina di colpire target civili, già dopo il primo giorno i media mostravano attacchi a scuole, ospedali ecc. Il 1° marzo oltre all’antenna delle telecomunicazioni e il memoriale della Shoah, secondo alcuni media, sembra che abbia colpito anche obiettivi civili.

Il diverso uso dei Social Media

Dopo qualche giorno dall’attacco, il Governo russo ha isolato l’intero Paese dal resto del mondo sia a livello Social, essendo bloccati tutti gli accessi a piattaforme come Instagram, Facebook e YouTube, sia a livello di media tradizionali.

Infatti, in Russia la parola guerra è bandita e si parla di un’Operazione Speciale facendo riferimento agli attacchi in Ucraina. Essendo questa una guerra quasi fratricida, sarebbe difficile giustificarla agli occhi dell’opinione pubblica come necessaria. Oltretutto, molti russi hanno parenti e amici proprio in Ucraina.

Questo significa vivere sotto un regime imperiale e simil-dittatoriale, come in Cina.

Il personaggio Zelensky

Al contrario, Zelensky è apparso sui canali, Social a non, fin dall’inizio, ben conscio del potere di questi sui cittadini. Li ha usati per spronare la resistenza contro gli invasori russi e per mostrarsi in controllo della situazione. Cosa, per altro, non sempre del tutto vera. Suonano un po’ false le dichiarazioni degli ultimi giorni sia di Zelensky che di Kuleba (ministro degli esteri) in cui affermano che la vittoria dell’Ucraina è vicina. Di sicuro, dovranno ricostruire intere città dopo la devastazione delle bombe russe.

L’8 marzo Zelensky si è collegato in streaming in camera dei comuni inglesi, parlando di guerra e letteratura. Ha citato persino Shakespeare nel famosissimo “to be or not to be” (ovvio, lui è un attore!), affermando che gli Ucraini vogliono essere, esistere, ottenendo per questo una standing ovation come Churchill, riservata in passato a pochissimi stranieri.

Zelensly si presenta ai media con toni sempre più minacciosi, sia nei confronti dell’odiata Russia, sia nei confronti dell’UE e degli USA che si rifiutano di aiutare l’Ucraina come si attendeva, specialmente dopo il summit di Versailles, dove Zelensky sperava che l’Ucraina venisse annessa all’Unione Europea come bere un caffè.

Ha ottenuto invece uno stato di protezione da parte dell’Occidente.

Una delle ultime sue dichiarazioni mi ha fatto capire che la guerra si concluderà davvero sul campo: Zelensky ha detto che si riterrà sconfitto quando anche Kiev cadrà e sarà rasa al suolo. Onestamente, mi pare un invito a nozze per Putin per accontentarlo. Spero di sbagliarmi.

La propaganda nella guerra ucraina

Questa guerra è sempre più odiosa anche per la duplice propaganda. Ecco alcune dichiarazioni da brivido:

  • L’Ucraina al tavolo delle Nazioni Unite ha affermato che l’obiettivo di Putin è il genocidio. Se davvero Putin avesse voluto uccidere tutti, avrebbe semplicemente usato l’aeronautica il primo giorno.
  • Putin sta mirando ad altri stati sul fronte orientale dell’Europa: pare che un velivolo russo abbia violato lo spazio aereo della Svezia. Non credo proprio che Putin sia un pazzo suicida. Ipotesi da abbandonare subito.
  • L’Ucraina sta mettendo a punto armi batteriologiche con l’aiuto degli USA. Questione ribaltata subito sulla Russia,
  • La Russia è in procinto di organizzare un referendum nella città di Kherson, con lo scopo di renderla una repubblica russa. Peccato che gli abitanti siano pesantemente insorti all’arrivo dei soldati russi.
  • La Russia attacca le centrali nucleari per usarle come arma

Le presunte messe in scena in guerra

Dopo l’attacco all’ospedale di Mariupol, la Russia ha dichiarato che la ragazza incinta immortalata sulle foto fosse un’attrice prestatasi alla messa in scena, perché la struttura era stata occupata dai “nazisti” ucraini. L’Ucraina, invece ha smentito dicendo che l’ospedale era pieno di donne e bambini.

Come si può intuire, la verità sta nel mezzo. Infatti, è vero che nell’ospedale si fosse installato un commando ucraino, che riteneva di mettersi al riparo dagli attacchi russi; dall’altro l’ospedale non era stato completamente sgombrato (forse per esser più credibile come difesa). Per questo, infatti, per fortuna, ci sono stati solamente 4 vittime, tra cui la ragazza incinta trasportata sulla barella il giorno dell’attacco e un bambino. Morti che potevano essere evitate tranquillamente. Mi domando se tale tattica sia accettabile eticamente da parte deli Ucraini.

Infine, devo ammettere che, il lavoro svolto dai notiziari non sia sempre professionale, perché, stando molto attenti, nei vari notiziari, speciali, ecc., si iniziano a scorgere gli stessi video usati per descrivere nuovi attacchi.

torna all’indice

Cyber war, la guerra informatica

Gli hacker russi sono tra i più temibili al mondo; tuttavia, anche quelli di Anonymous non scherzano. Infatti, a partire dal terzo giorno di guerra, numerosi attacchi sono stati rivolti ai siti governativi russi. Voci raccontano di trasmissioni in ucraino sulla TV nazionale, complete di inno, intercettazioni di comunicazioni militari, databreach dell’Istituto Nucleare di Mosca, pubblicazione di email di noti trafficanti di armi, ecc.

Alcune operazioni di cyber guerra hanno causato disagi alla popolazione, come ad esempio, il blocco dei trasporti.

Tanto per ribadire un concetto caro anche a Putin, c’è chi sostiene che dietro a questi attacchi ci siano gli USA. Chi è paranoico, qui?

Notizia freschissima: il 14 marzo Israele è stato vittima di un attacco molto importante. Qui si apre un’altra questione geopolitica super interessante.

Ciò significa anche che nessun’azione avviene per caso in questo momento: tutto è relazionato alla guerra in Ucraina.

Sappiamo molto bene che che la guerra che coinvolge uno o più Paesi, in realtà, ne coinvolge molti di più: la scienza che studia le influenze reciproche tra i vari Paesi è la Geopolitica. Se ti piacerebbe approfondire quella legata ala guerra in Ucraina, ti consiglio il mio articolo che ne parla in maniera più dettagliata.

Le manifestazioni fuori dalla guerra

Anche i cittadini russi hanno iniziato le manifestazioni contro Putin. Immagino che molti russi provino un senso di sconfitta sapendo che il loro Paese ha invaso l’Ucraina.

Si parla ormai di 15000 arresti, tra cui anziani e bambini (insieme alle loro madri), ma anche giornalisti. I più dissidenti rischiano fino a 15 anni di carcere.

A proposito di carcere, Navalny, storico oppositore di Putin, ma che ha a cuore la madrepatria russa, ha esortato tutti i Russi a manifestare contro la guerra.

Oltre agli insorti in strada, anche artisti, cantanti, sportivi si dissociano pubblicamente dalla guerra e chiedono la pace. Anzi, ripetono senza sosta che la guerra non è della Russia contro l’Ucraina, ma è di Putin contro l’Ucraina.

Putin sempre più isolato

Se all’inizio si considerava questa posizione come sfavorevole, in questi giorni le opinioni dei geopolitici stanno variando. Infatti, sembra che Putin voglia realmente isolare la Russia dal resto del mondo.

Da giorni si assiste al fuggi-fuggi generale da parte delle aziende occidentali. Tra le ultime, Mac Donald che ha deciso di chiudere tutti i punti presenti nel Paese. Mi hanno intenerito le immagini delle code degli abitanti di Mosca per andare a mangiare il loro ultimo hamburger. Con esso, se ne vanno anche le speranze di una vita più in stile occidentale (per davvero, non solo nel cibo e nell’abbigliamento). Non è da meno IKEA, che chiude i suoi magazzini, ma anche grandi nomi della moda come Hermès o quelli della fast-fashion (es. Zara).

La Russia si isola nella sua rete internet

Ha suscitato un certo scalpore la notizia che la Russia si chiuderà all’interno della sua rete internet (la RuNet) a partire dall’11 marzo, isolandosi così dal resto del mondo. Attualmente, tale notizia non ha avuto seguito.

Non so quanti di voi sappiano che tale rete esiste da parecchi anni, ovvero dal 1997, solo dopo 6 anni dalla creazione del world wide web.

Capiamoci subito. Non esiste solamente la RuNet, perché anche la Cina ha la sua rete internet (la Great Firewall, con riferimento alla Grande Muraglia). In fin dei conti, i regimi russo e cinese sono cugini in termini di limitazione della libertà di espressione (e comunicazione). Spero solamente che Telegram, app russa, continui a funzionare qui in occidente, perché è una delle app “social” che preferisco, sulla quale si possono trovare gruppi super interessanti, come quello di CybergOn che riporta notizie sui vari attacchi informatici nel mondo.

torna all’indice

La russofobia come conseguenza della guerra

Artisti russi, spettacoli russi, cantanti russi sono stati esclusi dalle loro partecipazioni già organizzate o iniziate, con la motivazione di essere fedeli a Putin.

Tra un po’ bruceremo anche i romanzi di Tolstoj e Dostoevskij. Che tristezza.

Non potremo più bere il buonissimo Moscow Mule, con la vodka, uno dei miei cocktail preferiti di tutti i tempi.

Siamo tornati alla censura e alla fobia più cupa. Ogni volta cadiamo negli stessi errori. Ditemi voi perché escludere la Russia dall’Eurovision Song Festival. Oppure licenziare il direttore d’orchestra della Scala di Milano, solamente perché russo e vicino Putin. Pensate che persino un corso universitario su Dostoevskij stava per essere cancellato alla Bicocca di Milano. Essere contro la guerra sì, fermare Putin sì. Ma uccidere l’arte, la letteratura, la musica, ecc. no.

Dal canto suo, Mosca ha ritirato molte opere in mostra nei nostri musei. Peccato, ma, come si dice, pan per focaccia.

torna all’indice

La strategia militare di Putin

Le ipotesi iniziali che Putin stesse applicando pedantemente la manovra dell’accerchiamento, ora stanno diventando sempre meno delle certezze. Se la prima mossa è stata quella di piazzare le sue truppe ai confini dell’Ucraina, una volta iniziato l’attacco, le truppe hanno cominciato ad entrare lentamente nel Paese e l’aeronautica ha colpito obiettivi militari strategici (es. le base aeree), per evitare una forte reazione da parte degli Ucraini.

La guerra lampo, o come se l’era immaginata Putin, non ha ottenuto il successo sperato, proprio perché gli Ucraini si sono opposti con tutte le loro forze, rendendo la situazione ogni giorno più complicata. L’esercito russo ha dovuto scovare e bombardare i punti suggeriti dall’intelligence: abbiamo tutti assistito alle immagini dei bombardamenti di scuole, ospedali, edifici civili. Oltre a ciò, anche palazzi residenziali, talvolta intere cittadine sono state colpite.

I morti, lasciati per strada, fanno parte della strategia: Putin vuole che la popolazione, terrorizzata, lasci il Paese per poi fare tabula rasa con le forze aeree. La sua strategia ha origini antiche e di sicuro non è la prima volta che la utilizza.

Gli obiettivi della guerra in ucraina

A livello di obiettivi, dopo aver accerchiato la capitale Kiev, nel fallito tentativo di un golpe, successivamente l’esercito russo si è concentrato prima al nord, poi ad est e infine al sud, su Mariupol, importante porto sul Mar d’Azov e Odessa, affacciata sul Mar Nero, che Putin vuole controllare totalmente. Questo sembra essere l’obiettivo finale.

Ad oggi, il numero dei morti civili si aggira attorno ai 5000.

Le ultime notizie dal fronte danno attacchi nelle regioni del Donbass, per cui entrambe le parti si addossano la colpa.

L’armata russa (e non rossa)

Nonostante i mezzi militari un po’ desueti che circolano per le strade dell’Ucraina, siamo di fronte ad un’armata ancora efficace. La Russia, infatti, possiede una delle forze militari più potenti del mondo.

Nei video abbiamo visto il simbolo Z contrassegnare tutti i mezzi di terra russi. È l’emblema dell’armata di Putin e significa “per la vittoria”. L’abbiamo osservata anche sulla divisa di nn atleta ai campionati di ginnastica artistica, sulle magliette e bandiere in mano a ragazzi che si ritraggono in video a sostegno della Russia.

Accanto ai miliari dell’esercito russo, molti mercenari hanno rinfoltito le linee di Putin: si tratta dell’armata Wagner, della quale fanno parte i soldati siriani assoldati proprio dal Presidente.

torna all’indice

I negoziati diplomatici durante la guerra in Ucraina

In mezzo a tutte le bombe, i carri armati, i missili, gli stinger, i droni, i morti, ecc., a che punto siamo con la diplomazia?

Le richieste di partenza

Prima dei negoziati, queste erano le richieste da entrambi i lati: Kiev chiede il cessate il fuoco e ritiro truppe da tutti gli Stati filorussi; la Russia (Putin) vuole il riconoscimento della Crimea e del Donbass, la demilitarizzazione dell’Ucraina e mantenimento del suo stato neutrale. Sembrano punti non ricongiungibili.

Purtroppo, almeno finora, nessuno è riuscito davvero a negoziare.

Possibili aperture

A tratti si sono intraviste possibilità di soddisfare entrambe le fazioni, subito smentite dai fatti: Putin continua ad avanzare e a colpire obiettivi sempre più importanti, Zelensky si prepara alla resa dei conti a Kiev, dopo aver chiesto più volte un incontro diretto con Putin.

Negli ultimi giorni, le posizioni sembrano essere leggermente meno rigide. Se inizialmente Zelensky intravvedeva un possibile accordo sulle regioni del Donec (Donbass), senza tuttavia una vera e propria capitolazione da parte ucraina, ora pare che possa cedere sulla neutralità del Paese.

Diversi i mediatori che sono stati cercati per questo difficilissimo ruolo: la Turchia, la Cina ed Israele. Nessuno finora ha dato ascolto alle richieste di aiuto.

Zelensky è fermo sulla richiesta alla NATO di creare una no-fly zone per permettere l’evacuazione dei civili, troppo spesso impedita dal non rispetto del cessate il fuoco da parte dei russi.

Il timore è che Putin potrebbe vedere quest’azione da parte della NATO come una dichiarazione di guerra. Tutto da vedere. Intanto, nulla si muove su questo versante.

torna all’indice

I nostri inviati di guerra della TV nazionale

I giovani inviati delle varie emittenti (Rai, La 7, ecc.) stanno facendo un ottimo lavoro in Ucraina. Sono sparsi un po’ su tutto il territorio e, grazie alla loro esperienza diretta, ci aiutano a capire meglio cosa sta accadendo.

Ovviamente, dopo i primi giorni di conflitti, ora tendono più che altro a raccontare il lato umano di coloro che fuggono dal Paese. Giustissimo, anche se, per miei gusti personali/professionali, sono più incline ad apprezzare le analisi geopolitiche e la dietrologia degli avvenimenti.

Lo speciale pomeridiano della 7

Tra gli speciali, preferisco quello condotto da Mentana, in compagnia di Dario Fabbri, geopolitico: cerca di essere il più neutrale possibile e di indagare le ragioni delle azioni e dichiarazioni di tutti gli attori della guerra. Mostra in diretta le comunicazioni sui canali social ufficiali russi, ucraini, americani, ecc. Davvero molto professionale.

Il primo giornalista caduto della guerra

Mi duole davvero che un reporter freelance sia stato ucciso il 13 marzo in un posto di blocco a nord di Kiev.

Gli inviati della stampa svolgono unicamente un servizio per l’opinione pubblica e non dovrebbero mai perire. Purtroppo, però, la realtà dei fatti è un’altra: in ogni conflitto c’è questo tipo di vittima.

Nel caso di Brent Renault, oltre alla drammaticità dell’evento, c’è la sua provenienza. Essendo di cittadinanza statunitense, si tratta della prima vittima americana del conflitto USA-Ucraina. Non ci sono state rivendicazioni ufficiali, anche se parrebbe che la colpa ricada sugli ucraini che occupano quella zona della città (Irpin). Ad ogni modo, la reazione di Biden, del tutto prevedibile, è stata molto dura.

torna all’indice

Aiutiamo tutti l’Ucraina

Oltre alle armi inviate dalla NATO, in particolare missili anti-carro, persino Elon Musk ha risposto ad un tweet di Zelensky che gli chiedeva di mettere a disposizione delle comunicazioni ucraine Starlink (rete internet satellitare). Sono stati già consegnati anche i terminali necessari a ricevere il segnale. “You are most welcome” è stato il tweet del magnate sudafricano in risposta a Zelensky.

Anche Google ha dato una mano indirettamente ai militari ucraini, non segnalando più sulla sua mappa (usata nella stragrande maggioranza dei navigatori su mobile) il traffico in Ucraina.

I profughi

Ogni guerra ha le sue vittime. Come ho scritto nella prima parte, negli ultimi 10 anni le guerre in questi stessi territori hanno mietuto più di 10000, tra militari e civili.

Oltre alle perdite umane, che sicuramente aumenteranno nelle prossime ore, le immagini delle persone costrette a lasciare il proprio Paese con pochi effetti personali, sono davvero tragiche e drammatiche. A milioni stanno varcando i confini.

La missione UMANITARIA polacca

Se solo pochi mesi fa la Polonia aveva rischiato di essere messa al bando dall’UE per questioni di scarsa accoglienza, ora è, tra le nazioni confinanti, quella più in prima linea ad aiutare i rifugiati. Le cifre parlano di ormai 3 milioni di persone che hanno varcato il confine polacco. Moltissimi stanno offrendo case, passaggi in auto. Tutto quanto in loro potere per aiutare chi ha bisogno.

Pensate che anche la Polonia sta rischiando di andare in default a causa dell’ingresso di così tante persone in poco tempo.

Altri stanno cercando di raggiungere anche la Romania e la Moldavia.

Anche in Italia si sta agendo molto: sia con gli aiuti pratici sul territorio, sia con l’invio di beni di prima necessità.

I bambini, purtroppo protagonisti

Mi si spezza il cuore il conteggio dei morti di questa guerra, che siano uomini, donne, soldati. Ma quando si parla di bambini, è durissima da accettare, così come lo è stato in altri contesti. Le famiglie ucraine hanno almeno 2-3 figli, per questo le perdite tra i minori sono così ingenti.

Penso anche ai loro genitori. Quando sono fortunati, riescono a metterli su un bus o un treno e mandarli oltre confine, a volte da parenti o amici, a volte “all’avventura”. Dev’essere davvero orribile la separazione, ma, se non altro, donano loro una speranza di salvezza. Sempre che non vengano rapiti durante il tragitto: ma quanto sappiamo essere vili e spregevoli noi esseri umani?

torna all’indice

Conclusioni

La guerra sta arrecando danni a tutti e ad ogni livello. L’opinione sempre più fondata riguarda il prolungarsi a tempo indeterminato il conflitto. Chissà se i delegati in visita a Zelensky e Biden in UE saranno in grado di migliorare la situazione attuale.

Stiamo assistendo alla fine di un’epoca, quella della globalizzazione, tanto amata da molti. Si rischia di tornare ad una nuova Guerra Fredda, in cui gli equilibri geopolitici si sbilanceranno in favore della Cina.

Spero che questo secondo approfondimento vi abbia interessato ed informato.

Vi do pertanto appuntamento alla prossima settimana per un approfondimento sui temi geopolitici.

A presto,

Firma originale Cinzia Macchi

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pin It on Pinterest

Share This

Condividi questo articolo!

Se ti è piaciuto, consiglialo ai tuoi amici e follower 😊