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Episodio numero 44 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. Tutto iniziò nel 1991

2. Il ruolo della NATO nelle guerre dell’Est Europa

3. Come Putin arrivò al potere

4. L’invasione di Putin

5. Zelensky vs Putin: due Vladimiro a confronto

6. Conclusioni

L’invasione dell’Ucraina

Il 24 febbraio, Vladimir Putin ha mantenuto fede alle sue promesse e ha invaso l’Ucraina. Seguendo fedelmente la manovra di accerchiamento, l’esercito russo ha iniziato la sua marcia verso lo Stato sovrano dalla bandiera giallo blu.

Premessa

Vorrei subito mettere in evidenza alcuni punti chiave. In primis, sono stata molto combattuta (scusate il gioco di parole) su come scrivere questo articolo. Perciò, ho atteso qualche giorno, per cercare di avere un quadro più completo possibile. Innanzitutto, la guerra va condannata. Sempre e comunque. Mi rammarico molto per la popolazione ucraina, divisa tra il restare a combattere per il proprio Paese e il mettersi in salvo emigrando (temporaneamente) altrove. Proprio per questo, non condivido la decisione della NATO di fornire le armi all’Ucraina per continuare la guerra. In questo modo si inaspriscono unicamente i conflitti e non si arriva alla pace. Si sta prolungando una guerra che – forse – poteva finire molto prima. Negoziare, anche con compromessi importanti, è un dovere da parte di entrambi, soprattutto per evitare il peggio. Chiarito ciò, vorrei ricordare che Putin non si è svegliato una mattina con il belino di traverso (come direbbe simpaticamente un residente della regione in cui vivo), ma è stato abbondantemente solleticato su vari fronti.Nel capitolo successivo provo a ricostruire cosa c’è alle spalle della sua decisione. Le origini risalgono a diversi anni fa….

Tutto iniziò nel 1991

La caduta dell’USSR

Un tempo questo Paese faceva parte dell’URSS, ovvero dell’Unione Sovietica, fino al 1991, anno della sua dissoluzione. L’Ucraina approfittò per proclamare la sua indipendenza, diventando così Stato Sovrano e neutrale. In pratica, poteva collaborare sia con l’oriente (Russia) che con l’occidente (forse non proprio con la NATO). Infatti, fece parte di una alleanza per la pace in Europa, alla quale partecipava, seppure in maniera più indiretta, anche la Russia.Ciò dimostra che Putin non è stato sempre ostile all’Occidente. E che non si è sentito minacciato dall’Europa, ma da una possibile rivoluzione interna.

Crimea e origine della guerra

La Crimea, una regione dell’Ucraina affacciata sul Mar Nero, ha da sempre avuto una vita politico-economica piuttosto travagliata.Innanzitutto, essa faceva parte della Repubblica Socialista Federalista Russa. Nel 1954 fu ceduta da Krusciov (Soviet Supremo dell’Unione Sovietica) alla Repubblica Socialista Ucraina.Nel 2004 il presidente filorusso fu sostituito da un populista filo-occidentale, il quale aveva aperto Sebastopoli, noto porto della Crimea, al commercio con gli Stati europei. Si parlò della Rivoluzione Arancione (nome scelto per il colore della città di Kiev in autunno), perché, secondo gli ucraini, le elezioni erano state manomesse. L’ipotesi di Putin era che le rivoluzioni fossero sobillate dagli USA. Tuttavia, nel 2010 ritornò al vertice del Paese un Presidente filorusso che riavvicinò il Paese a Putin, convinto di aver riottenuto il controllo della regione. In realtà, il porto era ancora asservito in parte all’Occidente. Infatti, nel 2013 il governo decise di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea e di intessere relazioni economiche più strette con la Russia. Iniziarono così una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan (dal nome della piazza principale di Kiev), che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò il Presidente in carica, portando all’insediamento di un nuovo governo simile a quello del 2004, e pertanto filo-occidentale. In quello stesso periodo ci fu la strage di Odessa, in cui 42 sostenitori del governo filo-russo morirono bruciati vivi da militanti neonazisti ucraini in un palazzo dove si erano rifugiati.Questa serie di eventi culminò nella vera crisi del 2014: il 6 marzo di quello stesso anno, la Crimea si dichiarò Repubblica indipendente, auto-annettendosi alla Federazione Russa, in seguito ad un referendum mai riconosciuto dalle autorità ucraine, né internazionali.La Crimea, d’allora, si comportò come uno stato della Federazione Russa, rendendone ufficiale la lingua, la moneta e il fuso orario, nonostante il suo status fosse riconosciuto solamente da una parte minoritaria della comunità internazionale.

Le altre Repubbliche

Lo stesso iter si verificò nella parte più orientale dell’Ucraina, nel bacino del Donets, in italiano Donbass, nel quale le due regioni attorno alle città di Donetsk e Lugansk si sono auto-proclamate Repubbliche indipendenti nel 2014.Entrambe le repubbliche da quel momento furono in perenne stato di guerra contro l’Ucraina, che le ha sempre considerate come organizzazioni terroristiche. Per questo motivo, il Governo ucraino mise in atto una campagna senza scrupoli contro i Russi, e in particolare Putin, additandolo come il principale responsabile della situazione economica del Paese. Ciò fomentò l’odio da parte di tutti gli ucraini nei confronti del Presidente. Tali guerre già a loro tempo, contarono un numero enorme di morti: si parla di 13000 vittime, di cui 5700 militari (dati ufficiali OSCE e pertanto non di parte). Tra i civili, molti bambini uccisi. Esiste persino un memoriale, l’Alley of Angels. Fino ad oggi queste persone sono rimaste nel dimenticatoio. Se non altro, l’invasione recente dell’Ucraina avrà incuriosito (spero!) le persone a meglio documentarsi sull’intera vicenda, come ho fatto io stessa. Per avere un’idea precisa dei conflitti, non serve andare chissà dove, basta cercare su Wikipedia. Infine, durante tutti questi anni, numerosi furono gli incontri diplomatici tra Russa e Ucraina, a cui parteciparono anche gli USA, che ebbero come oggetto lo stesso identico dei negoziati tenuti gli scorsi giorni. Come per dire che la situazione è al limite da tempo ed è riconosciuta a livello internazionale (ma forse nascosto all’opinione pubblica occidentale). Tutte le richieste avanzate da Putin sono state respinte, finché è “stato costretto” ad entrare militarmente in Ucraina, facendosi giustizia da solo.

I Protocolli di Minsk

A settembre nel 2014 fu firmato il primo trattato per porre fine ai conflitti. Tuttavia, come abbiamo potuto constatare, non fu del tutto rispettato. L’anno seguente, infatti, fu firmato un secondo trattato. Nemmeno questo fu in grado di fermare la guerra in Donbass. Inoltre, non fu mai messa in evidenza dai media, almeno finché Trump e Merkel erano al governo.Se da un lato gli ucraini non hanno mai deposto le armi, dall’altro, anche che Putin ha mantenuto alcune truppe armate nel Paese, in modo da essere sempre pronto in caso di ribellione.Si arrivò pertanto al 2019, quando Volodymyr Zelensky (Zelens’kyj), noto attore comico, candidatosi alle elezioni di presidente, fu eletto con il 73% dei voti. Nonostante tra i suoi buoni propositi ci fosse la lotta alla corruzione e la fine della guerra nel Donbass, Zelensky non arretrò di un metro rispetto ai confini dell’Ucraina, di fatto sostenendo lo scontro con Putin.

GIi eventi culminarono nel 2022

Purtroppo, negli ultimi mesi la situazione dei conflitti nel Paese è peggiorata, a causa di manovre militari da parte delle forze armate di entrambe le parti, russe e ucraine, soprattutto in conseguenza alla richiesta di annessione alla NATO da parte di Zelensky, non rispettando il patto, “stabilito” in maniera non ufficiale, di non allargare la NATO verso est. Il 24 febbraio, Putin è passato dalle minacce ai fatti, invadendo il Paese per “salvare” la controparte russa e riportarla “a casa”, nelle braccia della Federazione.

L’importanza strategica ed economica delle regioni sotto assedio

L’Ucraina e la Crimea sono regioni entrambe molto dotate di materie prime: ci sono importanti giacimenti di carbone, ferro, titanio e, ovviamente, di gas metano. L’Italia è costretta ad importarne un’ingente quantità per soddisfare le necessità globali. Inoltre, l’Ucraina è anche soprannominata il “Granaio d’Europa”, essendo il maggior produttore del cereale. Anche in questo caso, l’Italia ne importa il 64% dell’intero fabbisogno. La Crimea, invece, affacciandosi sul Mar Nero, è situata in una posizione privilegiata per il commercio con il resto dell’Europa. Infine, Mariupol, affacciata sul Mar D’Azov, rappresenta uno sbocco super strategico per Putin, perché aprirebbe un corridoio per il gasdotto direttamente dal Donbass (che confina con la Fed Russa) e gli garantirebbe un accesso diretto alla Crimea. torna all’indice

Il ruolo della NATO nelle guerre dell’Est Europa

Voci dichiarano che, una volta caduta e disgregata l’Unione Sovietica, la NATO non avesse più un vero senso di esistere e fu costretta ad escogitare uno stratagemma per continuare la propria missione. Si dice, ad esempio, che le guerre in Jugoslavia siano state più lunghe di come potevano essere, proprio a causa di questo desiderio della NATO di persistere.

Le guerre nei Balcani

Nel 1995 la NATO inviò 60000 uomini in Jugoslavia, che uniti ai già presenti, costituirono un esercito di circa 200000 soldati, come risultato di una costante pressione per allargare l’alleanza verso est. L’estensione della NATO alla Polonia, alla Repubblica Ceca e all’Ungheria, risale a necessità di stabilizzare i confini est dell’Europa, in particolare quelli con la Russia. In realtà, quel tipo di stabilizzazione non ha fatto crescere questi Paesi, né tantomeno li ha occidentalizzati come ci si sarebbe aspettato.Vi voglio indicare un bell’articolo che propone una visione diversa da quella a cui siamo stati abituati noi occidentali. Non vorrei fare lo “Zaia” della situazione, ma un bel “ragionateci sopra” ci sta proprio bene! torna all’indice

Come Putin arrivò al potere

Da uno speciale della 7 andato in onda il 2 marzo, ho preso appunti sull’ascesa al potere di Putin. Dopo aver prestato 16 anni a servizio del KGB, nel 1991 intraprese una carriera politica. Nel 1996 si trasferì a Mosca per unirsi all’amministrazione Yeltsin, il quale, nel 1999, lo scelse come suo successore. Secondo alcune fonti, sembrerebbe che Putin avesse recitato una parte ben precisa, unicamente per avvicinarsi a Boris. Potrebbe anche essere così. Tanto non cambierebbe l’attuale situazione. Cercando di profilare psicologicamente Putin, significa volerlo fuori dai negoziati. In molti, ormai, lo additano come un pazzo paranoico. Ritengo che abbia agito con una precisa intenzione, quella di riportare in patria gli abitanti delle “sue” regioni. Vi vorrei anche raccontare brevemente dell’intervista di Purgatori a Rula Jabreal. Chi la conosce (e ne sopporta l’atteggiamento super aggressivo), sa che il suo modo di presentare i fatti va soppesato ed interpretato. È ciò che ho cercato di fare. Il sogno di Putin è sempre stato quello di riportare in auge la grande Russia. Teniamo conto subito di un fattore importante: la Russia occupa un territorio vastissimo, il più esteso del mondo, ma i suoi abitanti non arrivano a 150 milioni e il suo PIL è persino inferiore a quello italiano. In quest’ottica, possiamo ammettere che Putin ha pensato molto in grande.

Putin e i Presidenti USA

Arrivato al potere, Putin ha cercato di intessere relazioni utili con gli Stati Uniti, storicamente suoi oppositori. Inizialmente si è avvicinato a George Bush, con il quale aveva trovato il modo di far breccia nel suo cuore, parlando di oggetti legati alla religione. Successivamente ci fu Bill Clinton, con il quale non entrò in sintonia. Anche con Barak Obama Putin non adottò la giusta strategia, con il risultato di allontanarsi da lui e soprattutto da Hillary Clinton. Infine arrivò Trump. Una parentesi su Donald. Il primo impeachment di cui fu accusato risale all’epoca della propaganda elettorale per il primo mandato. Accadde infatti che Trump fece pressioni su alcuni leader ucraini (tra cui proprio Zelensky) per indagare su Biden e il figlio, noto per aver legami di tipo commerciale in quel Paese. Ciò in conseguenza dell’accusa a lui rivolta, secondo cui la Russia avrebbe interferito nelle elezioni presidenziali del 2016, favorendo Trump su Hillary (il famigerato Russiagate).

Putin teme le rivoluzioni interne

Secondo Rula, negli anni Putin avrebbe sviluppato una specie di risentimento, al limite del paranoico, scaturito da diversi fattori:
  • Caduta dell’Unione Sovietica e apertura verso l’Occidente
  • La guerra con la Cecenia (*)
  • L’uccisione di Gheddafi (nella quale la Clinton ebbe un ruolo predominante)
  • Le rivoluzioni (colorate, primavera araba, ecc.)
(*) Le insurrezioni e la ferma volontà di indipendenza da parte della Cecenia (separatisti islamici) sono iniziate nel lontano dopoguerra.

Le guerre Cecene

La dissoluzione dell’Unione Sovietica diede origine alla prima guerra cecena. Si parla di seconda guerra cecena, invece, quando ci si riferisce alla serie dei numerosi attentati da parte dei Ceceni dal 1996 al 2003, culminata con la strage di Beslan. In particolare, l’attentato ai palazzi nella cittadina di Kaspijsk nel 1996, sembra essere stato una delle ragioni per cui qualche anno dopo il Presidente dichiarò guerra alla Cecenia. Durante una riunione dell’ONU avvenuta poco dopo la fine della guerra, Putin aveva dichiarato, abbastanza apertamente, che la rivolta Cecena fosse stata sobillata da qualcuno, con chiaro riferimento agli USA.

L’accusa di Rula

Rula accusa Putin di aver messo in scena gli attentati solo con lo scopo della guerra. A parte il fatto che tali dichiarazioni restano da provare, non mi pare che quest’accusa sia molto diversa da quella rivolta verso Bush dopo l’11 settembre. Ho scritto un paio di articoli a riguardo. Li trovi nella categoria Politica. Oltretutto, gli attentati da parte dei separatisti ceceni furono piuttosto numerosi. Inoltre, la Jebreal afferma che Putin dovrebbe rispondere di crimini di guerra (ovvero attaccare qualcuno che si arrende, tipicamente civili) in Cecenia e Serbia (e ora in Ucraina). Ci si potrebbe ragionare sopra. Infatti, per par condicio, anche gli USA, forse più di tutti, dovrebbero essere indagati per lo stesso tipo di crimini: in più occasioni hanno dato prova di non rispettare i diritti umani e di uccidere civili (Guantanámo, Afghanistan, Iraq). Ricordiamoci che gli USA hanno lanciato ben due bombe atomiche in Giappone, uccidendo in totale circa 500000 civili. Di fatto, sono stati gli unici ad aver mai eseguito un attacco nucleare nella storia. Ad ogni modo, tornando al profilo psicologico di Putin, questa destabilizzazione generale, causata secondo lui dalla spinta di altri Paesi, lo preoccupava sempre più, perché temeva il verificarsi degli stessi fenomeni all’interno della stessa Russia. Ciò giustificherebbe il suo odio e paranoia verso l’Occidente e in particolare gli Stati Uniti. A voi sembra verosimile? Non vi chiedo di scriverlo nei commenti, perché so che non lo farete.

Intervista di Oliver Stone a Putin

Parlando ancora della 7, appena scoppiata la guerra in Ucraina, ha mandato in onda un documentario interessante. Nel 2015, il famoso regista americano ha intervistato il Presidente russo. Vi consiglio di andare a cercarlo su “rivedi la 7”. Mal che vada, potremmo capire qualcosa in più su quest’uomo che sta manipolando la scena mondiale da ormai diversi giorni. Qualche giorno prima, il documentario parlava di Gorbaciov. In questo caso, come per il ruolo della NATO, l’opinione pubblica occidentale non è stata informata in maniera del tutto corretta. Infatti, la popolazione russa ha espresso un giudizio molto diverso dal nostro nei riguardi di questo Presidente lungimirante che ha portato alla caduta dell’Unione Sovietica. Wikipedia, riporta che a seguito di un sondaggio del 2017, solo il 15% dei Russi ne ha un’opinione positiva, il 46% negativa e il restante si è dichiarato indifferente. torna all’indice

L’invasione di Putin

Un’invasione in vecchio stile

Abituati (che brutta parola!) ai droni super precisi ed infallibili, ai caccia iper tecnologici e all’avanguardia, assistere ad un’invasione in perfetto stile Risiko è stato piuttosto scioccante. Qualcuno sostiene che Putin abbia scelto questa strategia per evitare di fare troppi morti in un Paese in cui vivono comunque molti russi e soprattutto perché questa avrebbe dovuto essere una guerra lampo. Infatti, osservare in TV le immagini di fanti e carri armati invadere l’Ucraina da tutti i lati accessibili della Russia, ivi compreso il lato raggiungibile via mare, ci ha riportato indietro di parecchi decenni. Riportava alla memoria l’attacco subito dalla Polonia nel 1939. Nelle città ucraine sotto assedio si è tornati a parlare di coprifuoco. Quello vero. A noi Europei è sembrato surreale, soprattutto dopo aver abusato del termine per quasi un anno. Putin non si è fermato davanti a niente e nessuno. Ha continuato la sua marcia verso la capitale Kiev e altre città, più o meno strategiche, più o meno localizzate nel corridoio da lui tanto desiderato. Kiev è una città piuttosto difficile da conquistare, soprattutto a causa (grazie) della sua morfologia, essendo dotata di colline dalle quali si possono piazzare i militari ucraini in caso di contro-offensiva. Anche Mariupol, affacciata sul mare, ha resistito a lungo agli attacchi delle forze militari russe.

Gli obiettivi di Putin

Inizialmente Putin voleva conquistare Kiev in qualche giorno, detronizzare Zelensky e mettere a capo del Governo un uomo di fiducia. Non credo avesse realmente intenzione di entrare in un conflitto armato.Tuttavia, la resistenza opposta dall’Ucraina, prima con l’esercito, poi con la cittadinanza motivata dal Presedente, ha sorpreso i russi, che si sono trovati a reagire, sia sul campo, sia via aerea.Nei giorni successivi, abbiamo assistito a comunicazioni contrastanti. Sono certa che, almeno nella fase iniziale, Putin abbia accuratamente evitato di colpire obiettivi civili: per questo motivo, il paragone con Hitler non sussiste. Purtroppo, avendo l’Ucraina opposto resistenza (giusto o sbagliato che sia), il conflitto si è notevolmente inasprito da entrambe le parti, con la principale conseguenza di aver causato molte perdite e su tutti i fronti. Soldati russi, soldati ucraini e molte vittime tra i civili. Essendo impossibilitati a recarci sul luogo del misfatto, dobbiamo valutare attentamente tutte le comunicazioni. Tratterò più approfonditamente questo argomento nel mio secondo articolo.Dopo l’attacco fallito a Kiev, il Presidente russo si è rivolto, sempre più evidentemente, verso le regioni filorusse dell’Ucraina. L’obiettivo primario era di stabilire la neutralità dell’Ucraina, che da qualche anno si era troppo avvicinata alla NATO. Oltre al propagandistico “de-nazificare” quella parte del Paese che ha tanto pubblicizzato in Russia e che, di fatto, costituisce l’origine dell’Operazione Speciale.

La Russia bistrattata

Un inviato Rai, Marc Innaro, che stimo, ha affermato all’inizio dei conflitti che da parte dell’Europa e degli Stati Uniti negli ultimi anni è mancato un po’ di rispetto per la Russia, che in passato era un grande Paese di cui pochi tengono ancora conto. Per questo Putin vuole ridare potere al suo Paese, da un lato evitando una costante espansione verso est da parte della NATO, dall’altro creando nuove leggi economiche, migliori per la Russia. Come detto nel capitolo precedente, Putin ha lamentato durante l’intervista che gli USA hanno sempre cercato di affossare il Paese, di combatterlo, in tutti i modi possibili. Screditandolo, umiliandolo, deridendolo.

Errore di valutazione di Putin

Pare che Putin abbia pianificato questa invasione da tempo, in primis rendendo la Russia un Paese sempre più autarchico, ovvero autosufficiente, in grado di provvedere a sé stesso, senza essere costretto ad importare materie prime vitali. Che Putin non avesse una reale intenzione di combattere, è spiegato anche dal non aver previsto né rifornimenti, né approvvigionamenti per le sue truppe al di là di pochi giorni. Alcune voci affermano che i primi militari inviati siano sia professionisti che riserve. Il grave errore commesso dal Presidente russo riguarda proprio l’aver sottovalutato la resistenza Ucraina, in particolare quella della popolazione, ma soprattutto che tutto il mondo avrebbe fornito il Paese di armi e altri mezzi per contrastare la sua invasione. Inoltre, Putin si aspettava un’entrata facile e senza opposizione, ritenendo erroneamente che la maggior parte volesse ritornare nella madrepatria russa, in particolare sotto la sua influenza. Più che un errore tecnico, si tratta di un errore ideologico: pensare che nessuno avrebbe reagito alla sua azione militare era piuttosto inverosimile. torna all’indice

Zelensky vs Putin: due Vladimiro a confronto

Difficile mettere a confronto due personalità tanto diverse tra loro.

Zelensky

Il primo è un ex-attore comico, divenuto famoso in Ucraina per aver interpretato il ruolo di un Presidente dello stesso Paese in una serie TV (Servant of the People). Riscosse talmente tanto clamore, che qualcuno gli suggerì di candidarsi alle elezioni (mi sta venendo in mente che anche a Fedez avevano proposto qualcosa di simile. Speriamo non commetta lo stesso errore). Lo prese in parola e stravinse.Di madrelingua russa, ha imparato negli anni l’ucraino: chi conosce bene la lingua, ne distingue facilmente un accento.Tuttavia, dopo il suo insediamento alla guida del Paese, la popolazione non è rimasta soddisfatta di come abbia gestito i gravi problemi che da anni affliggono le regioni dell’est. Finché, nei giorni successivi all’invasione, Zelensky ha dato prova di una grande trasformazione: da attore comico e improbabile politico, a eroe nazionale e generale del suo esercito. Ha dimostrato anche una certa tempra (sempre dietro una telecamera) e, da personaggio giudicato superficialmente, ha dimostrato di essere fedele e molto vicino al suo Paese. Indubbiamente, è il motivatore del suo popolo. Grazie ai suoi video e alle sue dichiarazioni senza mezzi termini, è divenuto una popolarità anche a livello internazionale. Se Putin dovesse ucciderlo, diventerebbe certamente un martire.Voci alterne definiscono Zelenzky voluto al potere dagli oligarchi (di cui era “amico” per ragioni professionali) o un fantoccio manovrato dagli USA, che da sempre gli hanno suggerito di chiedere l’annessione alla NATO, come per sobillare in maniera silenziosa una guerra tra Ucraina e Russia. Ha chiesto più volte l’intervento militare da parte della NATO, sia per l’invio delle armi, sia per la chiusura dello spazio aereo. Chiede in tutti modi di dimostrare che l’Occidente è dalla sua parte. Mi chiedo se un capo di Stato non dovrebbe avere più a cuore l’incolumità dei suoi cittadini, piuttosto che la vittoria di una guerra.

Putin

Putin, soprannominato l’ultimo Zar, ex-agente del KGB. Colui che ha sofferto in ogni maniera possibile la disfatta dell’Unione Sovietica, a livello professionale e privato. Uomo da molti ritenuto spietato e quasi privo di umanità, decisamente di polso, concentrato sulla sovranità russa e, deciso a tutto pur di mantenere l’ordine del Paese. Potremmo dire l’esatto opposto di Yeltsin o di Gorbaciov. Certamente, l’opinione mondiale sul Presidente è cambiata dall’inizio dei conflitti. Prima della guerra in Ucraina, era un Presidente rispettato da molte persone, sia in Russia che in Europa e sono convinta anche negli Stati Uniti. Ad ogni modo, l’attuale Presidente è talmente noto che non vi voglio tediare con altri dettagli. Se volete leggere una biografia interessante, poiché mi piace molto e lo trovo super-preparato, vi consiglio il libro di Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2: Putin, vita di uno Zar (tra l’altro la versione eBook è in offerta su Amazon).torna all’indice

Conclusioni

Questa è solo la prima parte dell’articolo. Ti invito caldamente a leggere anche la seconda, in uscita tra qualche giorno. Per quanto riguarda il podcast, invece, registrerò un unico episodio, direttamene a valle del secondo articolo.A presto,
Firma originale Cinzia Macchi

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