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Episodio numero 44 del mio Podcast Articoli in voce
Indice
1. Tutto iniziò nel 1991
2. Il ruolo della NATO nelle guerre dell’Est Europa
3. Come Putin arrivò al potere
4. L’invasione di Putin
5. Zelensky vs Putin: due Vladimiro a confronto
6. Conclusioni
L’invasione dell’Ucraina
Il 24 febbraio, Vladimir Putin ha mantenuto fede alle sue promesse e ha invaso l’Ucraina. Seguendo fedelmente la manovra di accerchiamento, l’esercito russo ha iniziato la sua marcia verso lo Stato sovrano dalla bandiera giallo blu.
Premessa
Vorrei subito mettere in evidenza alcuni punti chiave. In primis, sono stata molto combattuta (scusate il gioco di parole) su come scrivere questo articolo. Perciò, ho atteso qualche giorno, per cercare di avere un quadro più completo possibile. Innanzitutto, la guerra va condannata. Sempre e comunque. Mi rammarico molto per la popolazione ucraina, divisa tra il restare a combattere per il proprio Paese e il mettersi in salvo emigrando (temporaneamente) altrove. Proprio per questo, non condivido la decisione della NATO di fornire le armi all’Ucraina per continuare la guerra. In questo modo si inaspriscono unicamente i conflitti e non si arriva alla pace. Si sta prolungando una guerra che – forse – poteva finire molto prima. Negoziare, anche con compromessi importanti, è un dovere da parte di entrambi, soprattutto per evitare il peggio. Chiarito ciò, vorrei ricordare che Putin non si è svegliato una mattina con il belino di traverso (come direbbe simpaticamente un residente della regione in cui vivo), ma è stato abbondantemente solleticato su vari fronti.Nel capitolo successivo provo a ricostruire cosa c’è alle spalle della sua decisione. Le origini risalgono a diversi anni fa….Tutto iniziò nel 1991
La caduta dell’USSR
Un tempo questo Paese faceva parte dell’URSS, ovvero dell’Unione Sovietica, fino al 1991, anno della sua dissoluzione. L’Ucraina approfittò per proclamare la sua indipendenza, diventando così Stato Sovrano e neutrale. In pratica, poteva collaborare sia con l’oriente (Russia) che con l’occidente (forse non proprio con la NATO). Infatti, fece parte di una alleanza per la pace in Europa, alla quale partecipava, seppure in maniera più indiretta, anche la Russia.Ciò dimostra che Putin non è stato sempre ostile all’Occidente. E che non si è sentito minacciato dall’Europa, ma da una possibile rivoluzione interna.Crimea e origine della guerra
La Crimea, una regione dell’Ucraina affacciata sul Mar Nero, ha da sempre avuto una vita politico-economica piuttosto travagliata.Innanzitutto, essa faceva parte della Repubblica Socialista Federalista Russa. Nel 1954 fu ceduta da Krusciov (Soviet Supremo dell’Unione Sovietica) alla Repubblica Socialista Ucraina.Nel 2004 il presidente filorusso fu sostituito da un populista filo-occidentale, il quale aveva aperto Sebastopoli, noto porto della Crimea, al commercio con gli Stati europei. Si parlò della Rivoluzione Arancione (nome scelto per il colore della città di Kiev in autunno), perché, secondo gli ucraini, le elezioni erano state manomesse. L’ipotesi di Putin era che le rivoluzioni fossero sobillate dagli USA. Tuttavia, nel 2010 ritornò al vertice del Paese un Presidente filorusso che riavvicinò il Paese a Putin, convinto di aver riottenuto il controllo della regione. In realtà, il porto era ancora asservito in parte all’Occidente. Infatti, nel 2013 il governo decise di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea e di intessere relazioni economiche più strette con la Russia. Iniziarono così una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan (dal nome della piazza principale di Kiev), che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò il Presidente in carica, portando all’insediamento di un nuovo governo simile a quello del 2004, e pertanto filo-occidentale. In quello stesso periodo ci fu la strage di Odessa, in cui 42 sostenitori del governo filo-russo morirono bruciati vivi da militanti neonazisti ucraini in un palazzo dove si erano rifugiati.Questa serie di eventi culminò nella vera crisi del 2014: il 6 marzo di quello stesso anno, la Crimea si dichiarò Repubblica indipendente, auto-annettendosi alla Federazione Russa, in seguito ad un referendum mai riconosciuto dalle autorità ucraine, né internazionali.La Crimea, d’allora, si comportò come uno stato della Federazione Russa, rendendone ufficiale la lingua, la moneta e il fuso orario, nonostante il suo status fosse riconosciuto solamente da una parte minoritaria della comunità internazionale.Le altre Repubbliche
Lo stesso iter si verificò nella parte più orientale dell’Ucraina, nel bacino del Donets, in italiano Donbass, nel quale le due regioni attorno alle città di Donetsk e Lugansk si sono auto-proclamate Repubbliche indipendenti nel 2014.Entrambe le repubbliche da quel momento furono in perenne stato di guerra contro l’Ucraina, che le ha sempre considerate come organizzazioni terroristiche. Per questo motivo, il Governo ucraino mise in atto una campagna senza scrupoli contro i Russi, e in particolare Putin, additandolo come il principale responsabile della situazione economica del Paese. Ciò fomentò l’odio da parte di tutti gli ucraini nei confronti del Presidente. Tali guerre già a loro tempo, contarono un numero enorme di morti: si parla di 13000 vittime, di cui 5700 militari (dati ufficiali OSCE e pertanto non di parte). Tra i civili, molti bambini uccisi. Esiste persino un memoriale, l’Alley of Angels. Fino ad oggi queste persone sono rimaste nel dimenticatoio. Se non altro, l’invasione recente dell’Ucraina avrà incuriosito (spero!) le persone a meglio documentarsi sull’intera vicenda, come ho fatto io stessa. Per avere un’idea precisa dei conflitti, non serve andare chissà dove, basta cercare su Wikipedia. Infine, durante tutti questi anni, numerosi furono gli incontri diplomatici tra Russa e Ucraina, a cui parteciparono anche gli USA, che ebbero come oggetto lo stesso identico dei negoziati tenuti gli scorsi giorni. Come per dire che la situazione è al limite da tempo ed è riconosciuta a livello internazionale (ma forse nascosto all’opinione pubblica occidentale). Tutte le richieste avanzate da Putin sono state respinte, finché è “stato costretto” ad entrare militarmente in Ucraina, facendosi giustizia da solo.I Protocolli di Minsk
A settembre nel 2014 fu firmato il primo trattato per porre fine ai conflitti. Tuttavia, come abbiamo potuto constatare, non fu del tutto rispettato. L’anno seguente, infatti, fu firmato un secondo trattato. Nemmeno questo fu in grado di fermare la guerra in Donbass. Inoltre, non fu mai messa in evidenza dai media, almeno finché Trump e Merkel erano al governo.Se da un lato gli ucraini non hanno mai deposto le armi, dall’altro, anche che Putin ha mantenuto alcune truppe armate nel Paese, in modo da essere sempre pronto in caso di ribellione.Si arrivò pertanto al 2019, quando Volodymyr Zelensky (Zelens’kyj), noto attore comico, candidatosi alle elezioni di presidente, fu eletto con il 73% dei voti. Nonostante tra i suoi buoni propositi ci fosse la lotta alla corruzione e la fine della guerra nel Donbass, Zelensky non arretrò di un metro rispetto ai confini dell’Ucraina, di fatto sostenendo lo scontro con Putin.GIi eventi culminarono nel 2022
Purtroppo, negli ultimi mesi la situazione dei conflitti nel Paese è peggiorata, a causa di manovre militari da parte delle forze armate di entrambe le parti, russe e ucraine, soprattutto in conseguenza alla richiesta di annessione alla NATO da parte di Zelensky, non rispettando il patto, “stabilito” in maniera non ufficiale, di non allargare la NATO verso est. Il 24 febbraio, Putin è passato dalle minacce ai fatti, invadendo il Paese per “salvare” la controparte russa e riportarla “a casa”, nelle braccia della Federazione.L’importanza strategica ed economica delle regioni sotto assedio
L’Ucraina e la Crimea sono regioni entrambe molto dotate di materie prime: ci sono importanti giacimenti di carbone, ferro, titanio e, ovviamente, di gas metano. L’Italia è costretta ad importarne un’ingente quantità per soddisfare le necessità globali. Inoltre, l’Ucraina è anche soprannominata il “Granaio d’Europa”, essendo il maggior produttore del cereale. Anche in questo caso, l’Italia ne importa il 64% dell’intero fabbisogno. La Crimea, invece, affacciandosi sul Mar Nero, è situata in una posizione privilegiata per il commercio con il resto dell’Europa. Infine, Mariupol, affacciata sul Mar D’Azov, rappresenta uno sbocco super strategico per Putin, perché aprirebbe un corridoio per il gasdotto direttamente dal Donbass (che confina con la Fed Russa) e gli garantirebbe un accesso diretto alla Crimea. torna all’indiceIl ruolo della NATO nelle guerre dell’Est Europa
Voci dichiarano che, una volta caduta e disgregata l’Unione Sovietica, la NATO non avesse più un vero senso di esistere e fu costretta ad escogitare uno stratagemma per continuare la propria missione. Si dice, ad esempio, che le guerre in Jugoslavia siano state più lunghe di come potevano essere, proprio a causa di questo desiderio della NATO di persistere.Le guerre nei Balcani
Nel 1995 la NATO inviò 60000 uomini in Jugoslavia, che uniti ai già presenti, costituirono un esercito di circa 200000 soldati, come risultato di una costante pressione per allargare l’alleanza verso est. L’estensione della NATO alla Polonia, alla Repubblica Ceca e all’Ungheria, risale a necessità di stabilizzare i confini est dell’Europa, in particolare quelli con la Russia. In realtà, quel tipo di stabilizzazione non ha fatto crescere questi Paesi, né tantomeno li ha occidentalizzati come ci si sarebbe aspettato.Vi voglio indicare un bell’articolo che propone una visione diversa da quella a cui siamo stati abituati noi occidentali. Non vorrei fare lo “Zaia” della situazione, ma un bel “ragionateci sopra” ci sta proprio bene! torna all’indiceCome Putin arrivò al potere
Da uno speciale della 7 andato in onda il 2 marzo, ho preso appunti sull’ascesa al potere di Putin. Dopo aver prestato 16 anni a servizio del KGB, nel 1991 intraprese una carriera politica. Nel 1996 si trasferì a Mosca per unirsi all’amministrazione Yeltsin, il quale, nel 1999, lo scelse come suo successore. Secondo alcune fonti, sembrerebbe che Putin avesse recitato una parte ben precisa, unicamente per avvicinarsi a Boris. Potrebbe anche essere così. Tanto non cambierebbe l’attuale situazione. Cercando di profilare psicologicamente Putin, significa volerlo fuori dai negoziati. In molti, ormai, lo additano come un pazzo paranoico. Ritengo che abbia agito con una precisa intenzione, quella di riportare in patria gli abitanti delle “sue” regioni. Vi vorrei anche raccontare brevemente dell’intervista di Purgatori a Rula Jabreal. Chi la conosce (e ne sopporta l’atteggiamento super aggressivo), sa che il suo modo di presentare i fatti va soppesato ed interpretato. È ciò che ho cercato di fare. Il sogno di Putin è sempre stato quello di riportare in auge la grande Russia. Teniamo conto subito di un fattore importante: la Russia occupa un territorio vastissimo, il più esteso del mondo, ma i suoi abitanti non arrivano a 150 milioni e il suo PIL è persino inferiore a quello italiano. In quest’ottica, possiamo ammettere che Putin ha pensato molto in grande.Putin e i Presidenti USA
Arrivato al potere, Putin ha cercato di intessere relazioni utili con gli Stati Uniti, storicamente suoi oppositori. Inizialmente si è avvicinato a George Bush, con il quale aveva trovato il modo di far breccia nel suo cuore, parlando di oggetti legati alla religione. Successivamente ci fu Bill Clinton, con il quale non entrò in sintonia. Anche con Barak Obama Putin non adottò la giusta strategia, con il risultato di allontanarsi da lui e soprattutto da Hillary Clinton. Infine arrivò Trump. Una parentesi su Donald. Il primo impeachment di cui fu accusato risale all’epoca della propaganda elettorale per il primo mandato. Accadde infatti che Trump fece pressioni su alcuni leader ucraini (tra cui proprio Zelensky) per indagare su Biden e il figlio, noto per aver legami di tipo commerciale in quel Paese. Ciò in conseguenza dell’accusa a lui rivolta, secondo cui la Russia avrebbe interferito nelle elezioni presidenziali del 2016, favorendo Trump su Hillary (il famigerato Russiagate).Putin teme le rivoluzioni interne
Secondo Rula, negli anni Putin avrebbe sviluppato una specie di risentimento, al limite del paranoico, scaturito da diversi fattori:- Caduta dell’Unione Sovietica e apertura verso l’Occidente
- La guerra con la Cecenia (*)
- L’uccisione di Gheddafi (nella quale la Clinton ebbe un ruolo predominante)
- Le rivoluzioni (colorate, primavera araba, ecc.)
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