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Episodio numero 44 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. La situazione del conflitto dopo più di 30 giorni

2. La risposta di Putin alle grandi doti comunicative di Zelensky

3. I summit del 24-25 marzo a Bruxelles

4. Alcune considerazioni a lato della geopolitica

5. Conclusioni

Democrazia vs autarchia

Crediti immagine VladimirPutin

Biden contro Putin

Il discorso di Biden del 26 marzo al Castello Reale di Varsavia, in Polonia, non mi ha per nulla stupito, né commosso. Oltre alle classiche parole sulla democrazia, sulla lotta all’autocrazia che si vuole espandere, sull’unione fa la forza, ecc., la frase “non desidero il male della Russia, al contrario, l’unico nemico è il macellaio, un uomo che non dovrebbe stare alla guida del Paese, per Dio!” ha suscitato reazioni e scalpore in tutto il mondo.

Innanzitutto, Putin non è arrivato al comando dal nulla, è stato prodotto della Russia. Optare per un cambio di regime, sperando che tutto si risolva, oltre che inverosimile, è poco credibile. Certamente, non spetta a Biden questa decisione, ma al popolo russo e tramite le elezioni, così ha risposto (più o meno) il Cremlino.

È evidente che Biden sta tentando in tutti i modi di rompere definitivamente il dialogo tra le due superpotenze, nella speranza di escludere Putin dai colloqui, a conferma di quanto voglia distruggere quell’uomo e tutto ciò che rappresenta. Peccato che il Presidente russo, nonostante tutte le offese ricevute, voglia parlare solo con gli Stati Uniti, ritenuti i veri interlocutori. I negoziati in essere, infatti, hanno il compito di preparare una bozza di accordo, in attesa del rush finale.

Il caso Edward Snowden

Nel 2013, il dipendente della NSA (National Security Agency) ha rivelato al mondo intero che l’agenzia stava violando la privacy di milioni di persone. Si accorse, infatti, che non solo i presunti terroristi fossero tracciati (a livello digitale), ma tutta la popolazione americana. Il leak è stato devastante per gli USA a livello mediatico. Snowden, come Assange, accusato di spionaggio e costretto alla fuga, attualmente vive a Mosca, protetto da Putin.

Nuovamente (?) Russia vs USA. Non prendiamoci in giro, la guerra fredda non si è mai conclusa davvero.

Ad ogni modo, se non si può parlare di Guerra Fredda 2.0, possiamo camuffarla dietro l’annoso duello democrazia vs tirannia.

Sappiamo che gli USA da sempre nascondono la loro partecipazione ai conflitti dietro la difesa della democrazia. Un po’ ipocriti, se me lo concedete: infatti, non in tutti i contesti gli americani si sono comportati in maniera democratica. Mi riferisco a quelle situazioni in cui i diritti civili sono andati a farsi benedire, come a Guantànamo o in Iraq.

La situazione del conflitto Russia – Ucraina dopo più di 30 giorni

Ti consiglio, se non l’avessi ancora fatto, di leggere i miei due articoli precedenti:

  1. Putin: le ragioni della in Ucraina
  2. Guerra Russia-Ucraina: come si combatte

Da alcuni giorni la guerra in Ucraina è giunta in una fase di stallo: da un lato, i russi avanzano lentamente; dall’altro, le armi in possesso dell’Ucraina non sembrano essere così efficaci. I negoziati vanno a rilento e Zelensky prosegue con la sua campagna di sensibilizzazione ai Parlamenti del mondo. Dopo essersi arreso sulla questione della no-fly zone, ora punta sulla richiesta di armi più letali, tecnologicamente avanzate e, fra queste, i moderni velivoli da caccia. Infatti, ormai tutti, cittadini compresi, posseggono un fucile e sono in grado di usarlo.

Perché si continua a combattere?

Oltre all’efficace resistenza dell’Ucraina, la guerra continua, soprattutto perché la Russia vuole conquistare più terreno possibile, soprattutto a sud.

Nonstante quanto emerso dagli ultimi negoziati in Turchia, Putin non ha intenzione di fermarsi, ma adatta man mano la strategia, secondo l’evoluzione dei combattimenti: dichiarata conclusa la prima fase del conflitto (Lavarov il 25 marzo ha affermato che il Donbass è l’ultimo obiettivo della guerra), Mosca ha ripreso a bombardare la zona di Mariupol, che è quasi completamente distrutta e praticamente in mano ai Russi.

Qui, la colonizzazione è già iniziata: Russia Unita, mentre rilascia passaporti russi, fornisce beni di prima necessità ai cittadini rimasti in città.

Nei luoghi a nord e intorno alla capitale Kiev, la Russia sta facendo pressione psicologica sul Governo ucraino, terrorizzando la popolazione per farla fuggire.

La propaganda da entrambe le parti è ancora molto forte, seppur meno evidente: se da un lato, ad ogni obiettivo colpito si urla al massacro, dall’altro è sempre pronta la giustificazione che in realtà si colpiscono target militari sotto copertura. Pare infatti che i palazzoni di Mariupol, proprio per la loro disposizione, siano usati sia per la difesa che per l’attacco.

Mercenari & Co.

Inoltre, da entrambe le parti si stanno aggiungendo diversi foreign fighters, oltre ai mercenari pagati (Armata Wagner e Battaglione Azov). Giungono da tutto il mondo, Italia compresa. Le armi che arrivano dall’Occidente giungono anche nelle loro mani. C’è il timore, lecito a mio parere, che il giorno in cui ci fosse un cessate il fuoco, alcuni di questi personaggi piuttosto esaltati potrebbero continuarlo, creando confusione.

Tra loro, anche i Ceceni, che negli ultimi giorni sono emersi con richieste di pagamento: parrebbe che sul piatto ci siano alcune delle terre da loro conquistate nel sud.

Gira voce che il Cremlino abbia dichiarato che l’Operazione Speciale sarà terminata il 9 maggio, in occasione della Festa della Vittoria sulla Germania nazista che si arrese nel 1945. Anche se non fosse esattamente così, questa comunicazione serve a mantenere alto il morale delle truppe e soprattutto, tenerle fedeli a sé.

Il casus belli di Putin fa acqua da tutte le parti

L’Ucraina che guarda all’Occidente è vista da molti russi come tradimento. Ma lungi dal dire che i russi vedano gli ucraini come nemici.

Putin ha fatto piazza pulita di tutti i trattati in essere dal dopoguerra. Esistono prove di utilizzo di bombe a grappolo, persino al fluoro. Non si ferma neppure davanti ai civili; ha bombardato ospedali. Per fortuna, non tutti i russi sono a conoscenza di questi misfatti. Probabilmente, giustificherà questi atti con la solita storia del nazismo da estirpare.

Infatti, Putin non ha lavorato per produrre un casus belli accettabile. Ha sempre e solo dichiarato che vuole liberare i russi residenti in Ucraina dal famigerato Battaglione Azov che sappiamo essere integrato totalmente nelle forze armate ucraine.

La resistenza non retrocede, anzi avanza

Alcuni territori sono stati riconquistati dagli Ucraini, soprattutto intorno a Kiev, a Irpin, dove i russi sono mal disposti per poterla conquistare. Anche Kherson sembra che sia di nuovo sotto il controllo ucraino.

L’armata ucraina sta anche mettendo a segno importanti colpi: l’ultimo è quello arrecato al capo della resistenza cecena, ferito gravemente in un’imboscata.

I negoziati proseguono, ma senza il cessate il fuoco

Il conflitto non sarà fermato nemmeno dai negoziati che, tuttavia, stanno procedendo, seppure a piccoli passi.

Nei giorni scorsi ci è parso che Zelensky fosse propenso ad accettare alcune richieste russe, sebbene l’esercito russo non stia vincendo, anzi. L’entrata nella NATO, seppure fosse la principale richiesta dell’Ucraina, è esclusa dalla trattativa, nonostante le “promesse” ventilate dell’Occidente. La neutralità potrebbe essere accettata, in cambio di Paesi che sorveglino i mandati del trattato di pace (l’Ucraina è già stata fregata due volte dai trattati di Minsk). Preso atto di ciò, gli altri punti sono svantaggiosi per l’Ucraina, in virtù della situazione militare attuale. Concedere loro anche la Crimea e pure il Donbass, sarebbe una resa quasi incondizionata. Oltre a doversi giustificare all’interno del suo stesso Paese, per averlo incitato a resistere, portando a casa distruzione, morti e feriti, addirittura per nulla o per poco, dovrebbe anche render conto agli USA della sua scelta.

Pare che Zelensky stia raggiungendo una certa indipendenza da tutti.

Che ne sarà dell’Ucraina?

Proviamo per un attimo ad ipotizzare come sarà divisa l’Ucraina, una volta terminata la guerra. Sicuramente, la Crimea andrà alla Russia. Se il Donbass fosse conquistato, anzi liberato, dai Russi, potrebbe essere annesso alla Russia, oppure rimanere spina nel fianco degli Ucraini. Il destino di Mariupol si deciderà molto presto.

L’Ucraina potrebbe davvero entrare a far parte dell’UE e pertanto diventare una minaccia per Putin. Oppure, Putin potrebbe accettarlo, a patto che noi europei ricostruiremo i danni da lui provocati. È lapalissiano che Putin non aiuterebbe mai un Paese non controllato da lui direttamente.

I negoziati in Turchia stanno affrontando anche questi temi territoriali. Pare che Zelensky non sia propenso a cedere nulla del suo Paese.

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La risposta di Putin alle grandi doti comunicative di Zelensky

La Russia sta scontando gli effetti delle pesanti sanzioni, unita a qualche difficoltà verso l’opinione pubblica. Pertanto, in risposta alle comunicazioni incisive da parte di Zelensly, Il 18 marzo, in occasione dell’anniversario dell’annessione della Crimea nel 2014, Putin si è mostrato davanti alla TV e ad un pubblico festante riunito allo stadio di Mosca.

Anche Lavarov sta usando i canali di comunicazione per comunicare le evoluzioni della strategia militare e per accusare i media occidentali di propaganda e diffusione di false notizie.

La festa allo Stadio di Mosca

Il Presidente, seppure un po’ impacciato, ha compiuto un balzo in avanti a livello comunicativo. Non sono mancate le critiche, in primis, alla sua costosa giacca (chissà poi perché), e in secondo luogo alle due ragazze “innestate” nel video a testimonianza del pieno appoggio alla Russia e all’Operazione Speciale da parte dei giovani emancipati. Sospetta anche un’interruzione del suo discorso, tagliato da un’esibizione musicale.

Zelensky in visita a tutti i Parlamenti del mondo

Nel frattempo, Zelensky ha parlato davanti ad altri Parlamenti, sempre in cerca di commiserazione e richieste di aiuto. La scaletta di tutti i discorsi è sempre più o meno la stessa: dopo aver presentato i fatti drammatici della guerra, i numeri dei civili – soprattutto bambini – deceduti nei giorni, lo scempio e la crudeltà dei bombardamenti, la violenza dei soldati russi, la distruzione delle città, passa alle richieste: invio di armi e di ogni mezzo che aiuti l’Ucraina a vincere la guerra, nonché un inasprimento delle sanzioni. Nel mezzo, infila un parallelo con un evento del passato legato al Paese in cui tiene il discorso.

Dopo aver citato l’attacco a Pearl Harbour, la caduta del muro di Berlino e perfino Shakespeare, in Israele è scivolato su una buccia di banana paragonando la guerra in Ucraina, con la soluzione finale dei nazisti. Le reazioni da parte del governo israeliano sono state immediate, alcune smentite, ma – come ben sappiamo – anche sul web (in particolare su Twitter) vale il detto scripta manent.

Poca attenzione all’Italia

Davanti al Parlamento italiano, non so esattamente perché, davo per scontato che Zelensly avrebbe parlato dei Partigiani, invece, ha lasciato immaginare ai parlamentari presenti una Genova ridotta come Mariupol. Nessuna richiesta di invio di armi, ad esempio. Per questo, purtroppo, ci ha pensato da solo Draghi. Io non sono del tutto d’accordo e come me, molti altri, incluso il Papa (e meno male!). Le armi non fanno che alimentare e prolungare la guerra e aumentare le morti.

Non solo, il Governo sta autorizzando il budget della difesa al 2% del PIL, con la scusa di essere in difetto da anni su questo punto. Notevoli le reazioni e le critiche di alcuni politici, soprattutto dei 5 stelle.

Con i Francesi Zelensky è stato molto duro, accusandoli di preferire il profitto (grazie agli affari con la Russia) piuttosto che la difesa dei popoli sovrani. Alla fine, anche Renault è stata costretta a lasciare Mosca.

Il Presidente ucraino usa toni molto accesi ed accusatori, ordinando ai Paesi di tutto il mondo cosa devono fare per difendere l’Ucraina e il concetto di libertà. Se non avesse gli USA alle spalle, non credo lo lascerebbero fare.

Le pagelle all’Europa

Nella seconda giornata dei summit a Bruxelles, si è persino permesso di “dare le pagelle” agli Stati. In effetti, è stato un momento non molto costruttivo. Se all’Italia ha concesso un semplice grazie, è stato molto più deciso e determinato nei confronti dell’Ungheria, chiedendo loro di non esitare sulle sanzioni. Zelensky si è focalizzato su Budapest che, come Mariupol, si affaccia sull’acqua e ha vissuto molte perdite (come testimonia il Memoriale delle vittime dell’Olocausto).

Zelensky ha puntato nuovamente il dito sulla necessità di jet militari e carri armati. Gli ucraini non riusciranno a fermare i bombardamenti russi solamente con le armi in dotazione alla fanteria.

Infine, ha accusato Mosca di allontanare i russofoni, anziché avvicinarli. Secondo il suo parere, nessuno in Ucraina vorrà più parlare russo.

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I summit del 24-25 marzo a Bruxelles

La crisi precipitata ha costretto la NATO a riunirsi per affrontare questioni importantissime legate alla sicurezza. Era da 30 anni che non si arrivava a tanto, al punto da portare il Presidente americano in Europa. Ciò a dimostrazione di come questa guerra sia molto importante, non solo per gli Europei, ma anche per gli USA.

La NATO ha chiaramente ribadito che non entrerà in guerra diretta con Mosca.

I risultati

In soldoni, questi i principali temi e relative soluzioni:

  • Aumento delle sanzioni in cooperazione con i vari Stati.
  • Sostegno militare all’Ucraina con invio di armi letali.
  • Istituzione di un fondo fiduciario per l’Ucraina.
  • Solidarietà profughi: aiuti ai Paesi che li stanno accogliendo.
  • Azione sull’energia: UE/USA unite per cooperare e adottare misure nel campo dello stoccaggio, distribuzione, ecc., volto a raggiungere l’indipendenza dell’UE dalla Russia per il gas e il petrolio.
  • Nuova formazione dell’esercito NATO (+40K uomini) sui confini sensibili.
  • Questione sicurezza alimentare: aiuto ai Paesi in via di sviluppo.
  • Questione Bosnia/Erzegovina; Cina. Citata senza dettagli a riguardo.

Gli USA hanno altresì confermato che forniranno gas liquefatto all’UE: subito il 10% di tutto il fabbisogno europeo.

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Alcune considerazioni a lato della geopolitica

Megalomani o Presidenti?

A volte mi pare di assistere ad una serie di megalomani frustrati e non sempre all’altezza della situazione che cercano una rivincita. Da Biden a Putin; da Macron a Johnson. Ci aggiungerei anche Zelensky. Tutti questi leader non sono così amati in patria e soprattutto hanno diversi scheletri nell’armadio.

Ad esempio, Biden è caduto in disgrazia dopo la riconquista di Kabul da parte dei Talebani (di cui, ad un certo punto, non abbiamo più sentito alcunché) e aveva bisogno di mostrarsi forte davanti al mondo. Putin, con la scusa di voler dare alla Russia il peso che merita e liberare i poveri filorussi oppressi dai nazisti ucraini, sta agendo come un autocrate spaventato dall’avanzamento dell’Occidente. Scholtz, da sempre pacifista, ha autorizzato una spesa astronomica (100 miliardi di $) per investimenti nella difesa. Come noi, si devono adeguare a quanto ordinano gli USA. Infine, Johnson è stato al centro di diversi scandali (partygate), subito dimenticati dalla fermezza delle sue dichiarazioni contro la Russia.

Certo, a paragone con i regimi vigenti in oriente (Russia, Cina e Corea del Nord), l’Occidente appare un sogno. Tuttavia, ricordiamoci che paghiamo la nostra libertà in altro modo. Lo stiamo vedendo proprio in occasione di questa guerra. Nessuno in Europa può sottrarsi a quanto la NATO chiede. Maledetta la Seconda guerra mondiale, che ci ha reso servi dei nostri salvatori per sempre.

La questione energetica (ed economica) alla base del potere

La Russia non ha chiuso i rapporti con gli altri Paesi nemmeno in questa fase di conflitto.

Citando l’analista geopolitico Dario Fabbri, l’economia è solamente il mezzo usato dalle super potenze per affermare la propria egemonia sul mondo. Per questo motivo vanno in guerra, non per ragioni puramente economiche.

Infatti, ad esempio, per la Germania i rapporti con la Russia sono fondamentali. Oltre a dipendere da essa per il gas, ha anche diversi fornitori di parti per automobili in Ucraina. Noi e la Spagna saremo i più danneggiati per la questione energetica. Stiamo infatti lottando affinché si ponga un tetto massimo al prezzo del gas e del petrolio. Così come il grano è fondamentale per altri Paesi. Se gli USA suppliranno da soli a queste necessità, capiamo bene il valore di questa strategia, che, nel tempo, ci legherà sempre di più agli Stati Uniti.

Gli oligarchi e il mondo

Molti Stati, tra cui l’Italia, detengono rapporti di alto livello con gli oligarchi russi e ucraini. Persino la Gran Bretagna ha venduto mezza Londra a questi super miliardari. Facile poi, da parte di Johnson dire che la Russia è un Paese da schiacciare. Per anni, tuttavia, ha beneficiato dei suoi soldi. Esattamente come noi italiani.

Siamo un mondo di ipocriti. Anche Zelensky, che ha criticato i francesi, affermando che preferiscono difendere i loro interessi economici che la democrazia, ha approfittato degli oligarchi ucraini durante la sua carriera.

Attualmente e nonostante tutto, gli oligarchi sono ancora stretti intorno al Presidente Putin. Personalmente, non credo che si ammutineranno così facilmente, come spera Biden.

Il liberalismo è morto?

Ricordiamoci che la Russia è un impero, analogamente agli USA e alla Cina, e agisce al di là di tutto e tutti. Sebbene alcuni atteggiamenti e dichiarazioni che hanno negli anni ispirato la destra nazionalista e populista (vedi Salvini e Meloni e lo stesso Trump), soprattutto riguardo alla “morte” del liberalismo, in realtà questi imperi non si curano degli altri e agiscono come meglio credono, per sé stessi e il proprio interesse.

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Conclusioni

Spero che questo aggiornamento ti sia piaciuto. Il prossimo sarà un approfondimento sulla geopolitica e conterrà le conclusioni complete.

Ti aspetto pertanto qui la prossima settimana!

A presto,

Firma Cinzia

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