Afghanistan: la sindrome

di Cinzia Macchi | Articoli in pillole

Indice

1. Gli USA lasciano l’Afghanistan

2. La nascita dei Talebani

3. Chi sono i Talebani oggi?

4. Afghanistan e geopolitica

5. Conclusioni

Non fidatevi dei Talebani!

È da qualche settimana che ho in canna questo pezzo sull’Afghanistan. Giustamente, stavo aspettando il momento opportuno per sferrare il mio attacco. Bene, questo momento è arrivato. Mi riferisco alla barbara uccisione della pallavolista di soli 18 anni che non voleva smettere di allenarsi e fare sport, come imposto dal neo-regime talebano.

Andiamo però con ordine.

Gli USA lasciano l’Afghanistan

Il 31 agosto, il Governo Americano ha ritirato le ultime truppe presenti nel Paese. Tale azione, iniziata il 5 agosto, ebbe l’immediato effetto di “consegnare” in solo quindici giorni la capitale Kabul nelle mani dei Talebani, tenuti in disparte da vent’anni, proprio dalle forze militari USA.

L’accordo del ritiro USA dall’Afghanistan fu firmato da Donald Trump nel 2019. L’attuale Presidente Biden ha solamente tenuto fede agli estremi prestabiliti.

A giudicare da come si sono svolti gli avvenimenti, mi pare evidente che entrambi i Presidenti siano stati mal consigliati da qualcuno all’interno del Governo, che ha ampiamente sottovalutato la situazione.

La disfatta dell’esercito afghano

Innanzitutto, mi chiedo come sia stato scelto il nuovo condottiero per il Paese, Ashraf Ghani, il quale se l’è letteralmente data a gambe, fuggendo negli Emirati Arabi, con un bel bottino, solamente dopo qualche giorno (forse anche poche ore) di governo; ma, soprattutto, come sia stata valutata la capacità dell’esercito afghano di contrastare l’entrata dei Talebani. Testimoni affermano che sia stato addirittura il comandante di tale esercito a dare l’ordine di non combattere.

Anche in quest’occasione, mi passa davanti una serie di film che osannano la CIA, i vari Segretari di Stato, le Forze Armate, ecc. e invece siamo di nuovo (dopo il fallimento dell’attentato dell’11 settembre) testimoni diretti di una caduta in perfetto stile hollywoodiano che, tuttavia, i registri di solito riservano agli avversari.

Mi chiedo, ancora una volta, se sia stata solamente una questione di incompetenza, oppure, ci sia dell’altro. Non mi pare possibile che l’intelligence americana possa commettere questo genere di errori, rimanendo impuniti o, addirittura, mantenendo il loro posto. Totalmente.

Chi in realtà è stato punito è, in primis, l’Afghanistan e tutti i suoi abitanti – ad esclusione dei Talebani – che hanno potuto assaporare un destino diverso per un ventennio, per ripiombare in brevissimo tempo nel vecchio incubo. Oltre a loro, seppur indirettamente e molto meno, anche noi Europei, che già non siamo in perfetta salute, abbiamo avuto (e avremo) l’onere di accoglierne i profughi.

Le critiche a biden

Biden è stato duramente attaccato da tutto il mondo, non solamente dal suo Paese, per aver ritirato le truppe in maniera così frettolosa, pur avendo già atteso due mesi; d’altronde, avrebbe potuto ben poco stravolgere gli accordi presi precedentemente, che stabilivano, infatti, il ritiro al 1° maggio.

Nel mio piccolo, se fossi stata io al suo posto, prima di tagliare la corda, avrei valutato a poco a poco come procedere, mi sarei assicurata di lasciare uno sciita al Governo del Paese. Mi sarei assicurata che i Talebani non avrebbero avuto chance di tornare al potere, magari cercando di arrestarne qualcuno o di toglier loro le armi. Eppure, niente di tutto ciò è stato fatto.

Finché gli USA erano militarmente presenti nel Paese, tutto era tranquillo e sotto controllo; non appena ne hanno avuto occasione, i Talebani hanno irrotto nella capitale e se la sono presa. Gli Afghani sciiti sapevano benissimo come sarebbe andata a finire: ecco perché hanno cercato immediatamente riparo in tutti i modi possibili: chi è riuscito a farsi portare via in aereo, verso l’Europa o gli Stati Uniti, chi è fuggito presso i Paesi confinanti, come il Pakistan. Nessuno, tuttavia è riuscito ad entrare in Cina (posso anche facilmente capire perché) o in Russia.

Ad ogni modo, finché l’ISIS non è entrata in azione, le operazioni previste dal corridoio umanitario hanno salvato cento mila persone, di cui 5500 solamente dalle nostre forze armate.

L’attentato all’aeroporto di Kabul

Il 27 agosto, nel pieno delle missioni di soccorso per portare in salvo i collaboratori afghani degli USA e dell’Europa e tutti coloro che desideravano abbandonare in Paese, in primis i tecnici, gli amministrativi, chi aveva finito l’università, alcune celebrità dello sport, ecc., un seguace dell’ISIS si fa esplodere al check-in dell’aeroporto di Kabul, uccidendo circa cento persone. Alcuni soldati americani avevano il compito di controllare chiunque si imbarcasse, per evitare che salisse a bordo qualche terrorista. Giustamente, i terroristi li hanno colpiti proprio lì: 13 vittime. Ovviamente, Biden non se l’è più sentita di rischiare i suoi uomini per salvare gli Afghani e ha chiuso i voli dopo soli tre giorni.

Il discorso per salvare la faccia

A valle di quell’attentato all’aeroporto di Kabul, Biden ha minacciato duramente l’ISIS, dicendo che si sarebbe vendicato e che li avrebbe sterminati. Ha altresì affermato che la guerra in Afghanistan avrebbe dovuto terminare anni prima (infatti Obama ci aveva provato; leggete il mio articolo che parla delle guerre al terrore), che ci sono stati troppi morti e molti soldati tornati con la PTSD, ecc.

Ha dichiarato anche di voler aiutare il Paese ad instaurare una democrazia, a riconquistare e mantenere i loro diritti umani, bla bla bla. Ha tentato con tutti i modi di difendersi, sia dai Repubblicani, sia dai Democratici, ma anche dalle principali testate.

Certo, un bel discorso da duro, ma per qualche settimana negli USA il timore degli attentati era salito alle stelle. Per “fortuna” l’ISIS si è concentrata soprattutto nelle azioni in Afghanistan.

Persino Rudolph Giuliani, ex sindaco di NY (lo era all’epoca dell’11 settembre 2001; leggete anche l’articolo in cui parlo di quel famigerato giorno della storia moderna), era arrabbiatissimo – come tutti gli Americani; non poteva quasi credere che i Talebani fossero tornati al potere esattamente venti anni dopo. Una specie di salto nel passato, in tutti i sensi: moltissime vite erano state sprecate per nulla e anche moltissimi soldi buttati al vento. L’avvocato affermava che il ritiro avrebbe dovuto essere diverso, più ordinato e che Bush non l’avrebbe mai permesso; forse Reagan.

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La nascita dei Talebani un Afghanistan

Lo avevo spiegato nell’altro articolo, anche se più legato ad Al Quaida che ai soli Talebani.

Pensate che il significato letterale della parola è studenti; in realtà, si tratta di guerriglieri, ideologicamente fedeli al fondamentalismo islamico e presenti sia in Afghanistan che in Pakistan. I Talebani sono sunniti e da sempre lottano contro gli sciiti. I primi costituiscono la maggior parte della popolazione islamica (circa l’80%) e, alla morte del profeta Maometto, hanno sostenuto l’amico Abu Bakr come erede della leadership religiosa e politica. Gli sciiti, in minoranza, invece, sono convinti che l’erede di Maometto dovesse essere un consanguineo.

In pratica, queste due tribù sono da sempre in lotta l’una contro l’altra. Ad ogni modo, entrambi basano la loro dottrina religiosa sul sacro libro del Corano. Gli sciiti, tuttavia, associano Allah anche nei leader religiosi (gli allatoyah): per questo sono considerati eretici dai Sunniti.

I Talebani si sono formati in seguito alla guerra filosovietica, come movimento politico in difesa dell’Afghanistan. Tenete conto che Al Qaida è stata sostenuta dagli USA durante quella guerra (all’epoca della Guerra Fredda), insieme all’Arabia Saudita e all’Iran.

Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’URSS, i Talebani, sostenuti da Afghani e Pakistani, erano la sola forza armata in grado di difendere il Paese da altri attacchi. Nel 1996 salgono definitivamente al potere.

L’arrivo qualche mese dopo di Bin Laden in Afghanistan, a loro sostegno, è storia (la potete leggere in uno dei miei già citati articoli).

La relazione tra afganistan e Pakistan

Afghani e Pakistani sono da sempre alleati. Se pensiamo che in Pakistan il 95% della popolazione è musulmana, quando ai tempi storici era praticamente tutta indù, possiamo renderci conto di quanto questa religione riesca a convertire milioni di fedeli.

Una delle Università più note in Pakistan è la Madrassa, dove entrano solamente studenti modello e dalla quale sono usciti “fior fiore” di terroristi. Ed è proprio in questo Paese che i Foreign Fighters (i Talebani, appunto) si sono formati. I Talebani sono anche legati alla rete Haqqani, un’altra famiglia di terroristi, che in varie fasi ha tenuto lontana l’ISIS: in pratica si usa un’organizzazione terroristica per tenerne lontana un’altra.

Talebani e ISIS: entrambi estremisti

Strano che l’ISIS sia ricomparsa proprio in questo momento in Afghanistan, dopo un paio d’anni di quiete. Probabilmente, gli uomini del califfato sono stati chiamati dagli stessi talebani per evitare che in molti lasciassero il Paese. Certo è che i Talebani hanno imparato molto da loro: si sono modernizzati a livello dell’uso della tecnologia, della propaganda, ecc. Tuttavia, rimangono pur sempre retrogradi, sessisti, estremisti. Non sono così estremi come gli uomini dell’ISIS, tuttavia, non hanno alcun rispetto per le minoranze, in primis le donne, le altre fedi religiose, ecc.

L’opinione della Fallaci

Lo scriveva ne La rabbia e l’orgoglio: mai fidarsi dei Talebani (io direi degli estremisti in genere). Oriana ha sempre sostenuto il fatto che gli estremisti hanno come unico scopo quello di eliminare tutti coloro che non la pensano allo stesso modo, in particolare chi, come noi occidentali, conduce una vita libera, non sottomessa alla religione, senza sacrifici in nome di Dio. Insomma, condannano tutti i laici, perché lassisti, perché molti schiavi del sesso, del potere, dei soldi – in una parola – del Capitalismo. E finché non li avranno sterminati tutti, continueranno nel loro operato.

Forse una visione molto cupa, ma, stando alle notizie che giungono dall’Afghanistan, non è così errata.

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Chi sono i Talebani oggi al comando in Afghanistan?

I Talebani oggi appaiono sicuri di sé davanti alle telecamere, con gli occhiali a specchio, la loro inconfondibile barba lunga, sneakers ai piedi e – ovviamente – fucili in mano. Dichiarano di essersi evoluti, di non voler turbare la quiete del Paese, di non modificare lo status quo.

Tuttavia, quando si ascoltano le interviste rilasciate dagli stessi, c’è una parvenza, nemmeno troppo velata, di falsità. Anche chi è loro vicino, come i Pakistani, affermano di dar loro del tempo, perché sono tornati da poco al potere e non sanno bene cosa devono fare, ecc.

A me paiono solamente delle bugie per barcamenarsi, nell’attesa di accordarsi a condizioni favorevoli con qualcuno. Infatti, i filmati che sfuggono ai controlli degli stessi Talebani mostrano tutt’altra realtà.

Le atrocità contro le donne

L’abbiamo visto anche qualche giorno fa a proposito della ragazza di 18 anni con cui ho iniziato l’articolo, ma l’abbiamo visto anche con altre persone, impiccate come venti anni fa, senza un processo, senza la possibilità di difendersi. Hanno imposto nuovamente il burka (magari fosse solo quello!), la barba agli uomini, niente alcol. In pratica stanno imponendo la sharia estrema. Arrivano a sparare sulla folla, solamente alla vista di bandiere dello stato Afghano.

Così come l’ISIS, anche i Talebani mostrano sui Social i video delle capitolazioni, seppur tralasciando i fiumi di sangue, per lanciare messaggi ben precisi agli abitanti: se resisti, noi ti uccidiamo.

Le donne sono tornate ad essere un oggetto, un fardello ingombrante e inutile e pertanto devono essere relegate in casa, nascoste, con l’unico scopo della procreazione. Basta studiare, basta con lo sport. Basta uscire con le amiche. Basta tutto. Le donne afghane sono impaurite, terrorizzate; in molte, rimaste senza marito e senza futuro, chiedono aiuto, se non per loro stesse, almeno per i figli, affinché possano vivere una vita da bambini e adolescenti “normale”.

Ho letto molte testimonianze di chi, come me, vede in questo comportamento da parte degli “uomini” talebani una debolezza: il timore che le donne siano più forti e in gamba di loro. Timore fondatissimo, direi. Ecco perché le uccidono. Ecco perché le nascondono, dietro ad abiti da cui non si vedono neppure gli occhi, in casa, senza poter mettere il piede fuori casa.

Mi vengono in mente le streghe, bruciate come eretiche al tempo dell’Inquisizione spagnola. Chissà perché, da sempre, le donne sono viste con timore da alcuni uomini. Sarà per colpa di Eva?

Perché le donne fanno così paura

Ancora oggi, il femminicidio o uxoricidio, è una testimonianza di come alcuni uomini non sopportano che la donna possa compiere delle scelte per sé stessa e per il suo bene. Non tollerano che siano lasciati per qualcuno meglio di loro e che la donna possa trovare felicità altrove. Uomini deboli, che non si rassegnano alla sconfitta, che bramano e attuano una vendetta atroce basata su un ricatto vile: non vuoi essere felice con me, allora non lo sarai con nessun altro.

Lo scrivevo anche nell’articolo dedicato alle donne per l’8 marzo: ricordiamoci che il delitto d’onore in Italia era ammesso fino a soli quaranta anni fa!

Anche solo per questo motivo, non dobbiamo abbandonare le donne, afghane o meno che siano, al proprio destino. Dobbiamo sostenerle e aiutarle in tutti i modi, per evitare che altre uccisioni si verifichino.

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Afghanistan e geopolitica

A livello geopolitico, l’Afghanistan da sempre esercita un certo “fascino” su molti Paesi: delle strette relazioni con il Pakistan ne abbiamo parlato; idem per quelle con gli USA, Iran e Arabia Saudita. Con la Federazione Russa il Paese ha un rapporto di amore-odio: essendo stati in guerra negli anni ’70, il governo russo deve trovare le leve giuste per non lasciare in mano alla sola Cina un Paese strategico e ricco in termini di materie prime.

Va da sé che Cina e Fed Russa hanno parecchio “goduto” del fatto che gli USA abbiano fatto fiasco in Afghanistan, ritirando malamente le truppe e lasciando il Paese a sé stesso; soprattutto avendo bruciato vite e miliardi di dollari per vent’anni, senza alcun effetto duraturo nel Paese. Ne approfitteranno per esercitare la propria influenza sul Paese.

La Cina e la via della Seta

Il nuovo player, come avrete intuito, è proprio la Cina. Già con la via della Seta, che unisce Turchia, Pakistan e Iran (e che fornisce uno sbocco sul mare in più alla stessa Cina), è evidente che l’interesse principale del Presidente cinese sia il lato economico e espansionistico verso l’Occidente. La ferrovia, oltre che ad essere ecologica – così sottolineano i vari Paesi membri – costituisce una via “low cost” per il trasporto delle merci tra Asia ed Europa. Infine, collegherebbe la Cina al Pakistan, passando per Afghanistan e Tajikistan.

I grandi esclusi dalla via della Seta sono USA in primis e India. Mosca ha tentato di allacciare un dialogo con Teheran, con l’intento di ragionare sui dazi che gli USA hanno sempre imposto per il passaggio delle merci in Iran.

Ad esempio, gli Indiani hanno investito molto in Pakistan nel corso degli anni, ma, nonostante una prolungata presenza nel territorio afghano, gli USA non sono stati in grado di pacificare il Paese. Ora, essendo tornati nuovamente i Talebani al governo, i Pakistani hanno fatto un passo indietro a livello culturale, perché si sentono sempre più legati alla sharia praticata dai Talebani. Gli Indiani potrebbero aver fatto male i propri conti

Il controllo del terrorismo

L’Afghanistan è una delle principali culle del terrorismo. Infatti, la Cina da anni segue la situazione nel Paese: non vuole che si diffonda anche nei suoi confini. Per questo, Xi Jinping sta controllando ogni centimetro dei territori obiettivo di possibili passaggi.

Anche il Pakistan sorveglia attentamente l’Afghanistan, perché teme attacchi terroristici. Islamabad è ormai blindata. In pericolo maggiore, ci sono le minoranze religiose, cattolici soprattutto.

Il ruolo dell’Europa

L’Europa in tutto ciò, come si comporta? Che peso ha sul futuro dell’Afghanistan, a parte quello di aiutare i profughi? Da qualche mese, ormai, se lo stanno chiedendo tutti, in particolare dal momento in cui gli USA non sembravano intenzionati nemmeno a portare in patria i rifugiati.

Come Gheddafi in Libia ed Erdogan in Turchia, lasciare ad altri l’onere di contenere l’esodo può essere molto comodo. In pratica, se Cina e Russia controllano i confini, l’Europa potrebbe anche accontentarsi. Meno soddisfatti, tuttavia, sarebbero gli USA, perché l’Afghanistan è un Paese che fa gola a molti per la sua ricchezza in materie preziose. Di sicuro, anche Russa e soprattutto la Cina, faranno di tutto per accaparrarsene una grossa fetta.

Le materie preziose dell’Afghanistan

Pensate che il territorio dell’Afghanistan è ricchissimo di materie preziose, come rame, oro, petrolio, gas naturale, uranio, bauxite, carbone, minerale di ferro, terre rare, litio, cromo, piombo, zinco, pietre preziose, talco, zolfo, travertino, gesso e marmo, che varrebbero circa 3000 MLD $. Capite ora il mega interesse verso questo Paese e il suo Governo. Altro che instaurazione della democrazia, rispetto dei diritti umani, bla bla. L’interesse economico muove il mondo. Punto.

Non solo, in Afghanistan si possono trovare anche le terre rare.

Cosa sono le terre rare e perché sono così importanti?

Eccone un elenco: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio, ittrio, promezio e scandio. In pratica, alcune di esse sono alla base della risonanza magnetica, dei chip dei processori, dei pannelli fotovoltaici, delle batterie per auto elettriche, ecc. Molte di queste sono fondamentali per la transizione al GREEN. Volete che la Cina non ne approfitti per tenere sotto scacco l’Europa e gli USA?

Già siamo testimoni dell’aumento delle materie prime come il gas naturale, l’energia elettrica, e delle terre rare, appunto, dovuto alla domanda che è cresciuta molto più rapidamente dell’offerta dopo lo stop a causa della pandemia. Alcuni Paesi si arricchiranno, altri si impoveriranno. D’altronde, questi sono i concetti base dell’economia mondiale.

La droga

Dimenticavo l’oppio: l’Afghanistan è al centro di una delle più grandi produzioni di oppio al mondo, quella della Mezzaluna d’Oro. L’oppio, inviato in Pakistan per essere raffinato in eroina, è venduto successivamente in Occidente. Pensate che, da solo, contribuisce al 60% del PIL interno (circa 16 MLD di $). Tuttavia, i Talebani si sono sempre dichiarati contrari al traffico di droga, contrariamente alla NATO che non ne ha mai ostacolato la produzione nei vent’anni di controllo militare. Ciò fa davvero riflettere. Vedremo se, almeno su questo fronte, i Talebani si comporteranno adeguatamente.

Come vedono i Talebani l’arrivo dei Cinesi? Secondo alcune fonti, avendo la Cina come scopo quello di mantenere la pace in Afghanistan, non può che essere la benvenuta tra chi la pace non riesce a mantenerla nemmeno per un giorno.

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Conclusioni

Concludo con il dirvi che l’Afghanistan resterà al centro delle notizie per molto tempo ancora, per lo meno finché gli interessi verso questo Paese, disastrato e ricco allo stesso tempo, non cesseranno.

Spero con il cuore che i Talebani smettano (con le buone o con le cattive) di calpestare i diritti umani, in particolare quelli delle donne, e che governino il Paese senza per forza diffondere il terrore. Lo so, è un po’ come chiedere a Feltri di non dire più cazzate, una specie di battaglia persa in partenza. Ma la speranza deve continuare a vivere.

Firma Cinzia

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