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Episodio numero 35 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. L’attacco

2. Le reazioni, prima e dopo

3. Il fallimento della CIA e le teorie del complotto

4. Il memoriale in onore delle vittime dell’11 settembre 2001

5. La lotta al terrorismo

6. Conclusioni

11 settembre 2001: 20 anni dopo

L’immagine raffigura uno dei due velivoli che colpirono le Torri quel giorno. Un’opera dell’artista contemporaneo Maurizio Cattelan, esposta nella mostra che racconta gli eventi più toccanti degli ultimi vent’anni, all’hangar Bicocca di Milano. Da non perdere!

20 anni dopo

Sono passati esattamente vent’anni, ma quel ricordo è ancora così vivo e bruciante in tutti coloro che, come me, lo hanno vissuto abbastanza da vicino.

L’attacco

Martedì 11 settembre nel 2001, quattro velivoli di linea, prodotti dalla Boeing, furono dirottati e diretti contro gli obiettivi simbolo degli Stati Uniti: il World Trade Center di New York, il Pentagono e il Campidoglio.

Andarono tutti a segno, salvo l’ultimo che si schiantò in un campo in Pennsylvania, grazie all’azione eroica congiunta dell’equipaggio, degli assistenti di volo e di alcuni passeggeri che si opposero ai terroristi.

Le Torri

Il primo velivolo dell’American Airlines si schiantò contro la Torre numero 1 alle 8h46 ora di New York (in Italia le 14h46). Nei minuti successivi, cominciò il delirio: polvere, detriti dentro all’edificio, il fuoco iniziò a divampare, le persone intrappolate negli uffici ai piani alti, la calca sulle scale che portavano ai piani inferiori verso la salvezza.

In contemporanea, la polizia e i vigili del fuoco, chiamati da ogni dove, che da diverse zone della città, salirono sui loro mezzi per prestare soccorso alle persone nell’edificio e a coloro scesi in strada ad osservare esterrefatti e terrorizzati quanto accaduto. Anche numerosi reporter, fotografi uscirono dai loro uffici e abitazioni per documentare quanto stava accadendo.

L’ipotesi di un attacco studiato a tavolino cominciava a farsi sempre più probabile, lasciando poco spazio all’incidente.

Quando il fumo cominciò ad essere insopportabile e le fiamme si estendevano su interi piani anche lontani dal punto di impatto del velivolo, le persone intrappolate all’interno cominciarono ad affacciarsi alle finestre per non soffocare. Alcune di loro, per non morire in quel modo, si lanciarono nel vuoto.

Di tutte, questa fu l’immagine che mi colpì di più ed è quella che ancora oggi mi sconvolge e mi fa soffrire.

Alle 9h58 la Torre Sud collassò su sé stessa provocando un boato tremendo che si udì sia nell’altra torre che all’esterno. Cento dieci piani crollati in qualche secondo. All’interno, tutti coloro che non furono messi in salvo o che non riuscirono ad uscire usando le scale, morirono. All’esterno le persone iniziarono a fuggire, temendo di essere travolte dalle macerie. La polvere investì tutti nel raggio di centinaia di metri e per qualche istante; essendo rimasti totalmente al buio, in molti pensarono di aver concluso in quel momento la loro esistenza. Per fortuna, molti di loro sopravvissero. Ma molti altri, purtroppo, tra cui soccorritori e giornalisti, morirono travolti. Pensate che alcuni morirono a causa dell’impatto provocato da chi si era gettato nel vuoto. Un infame destino incrociato.

Il Pentagono

Alle 9h37, un terzo velivolo dell’American Airlines, si schiantò sul Pentagono.

L’impatto fu violentissimo. Chi lo visse all’interno dell’edificio, passò momenti interminabili, quasi al rallentatore. Dall‘esterno, sembrò che tutto il Pentagono fosse stato distrutto e che fossero tutti morti. Per fortuna, solo la parte ovest. Ad ogni modo, la maggior parte delle persone morte in quella parte dell’edificio è deceduta perché è bruciata viva o soffocata dal fumo.

Lo scampato Campidoglio

In quarto velivolo dirottato, il numero 93 della United Airlines, secondo i piani dei terroristi, avrebbe dovuto abbattere il Campidoglio. Per evitare che anch’esso andasse a segno, il Presidente autorizzò il volo di due caccia F-16, il cui ordine era di abbatterlo lanciandosi contro. Avrebbero perso la vita due piloti in più, oltre agli occupanti del velivolo, il cui destino era irrimediabilmente segnato, ma almeno avrebbero evitato altre morti. Peccato che, non essendo preparati ad una tale evenienza, ovvero ad un volo tattico e armato, arrivarono tardi, dopo l’impatto, che avvenne alle 10h03 in un campo in Pennsylvania. Furono gli occupanti del volo a salvare le altre vite umane, evitando la tragedia finale.

Talmente violento fu l’impatto e a causa del combustibile i corpi si liquefarono all’istante e non furono trovati i resti.

Alle 10h28 crollò anche la Torre Nord. Un vortice enorme di polvere e detriti avvolse tutto ciò che incontrava. Anche durante questa seconda implosione, le persone troppo vicine persero la vita.

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Le reazioni, prima e dopo l’11 settembre

Nei primi istanti di quell’11 settembre, si pensò ad un incidente, ma quando anche la seconda Torre fu colpita quindici minuti dopo, si iniziò a temere il peggio.

Un precedente attacco al WTC

Infatti, non so quanti di voi lo sappiano, ma già nel 1993 un’autobomba causò la morte di sei persone al WTC. L’obiettivo era davvero molto sensibile. Il Sindaco di allora, Rudolph Giuliani, non ci mise molto a capire che la sua città fu vittima di un attacco terroristico mirato e infame. Diede ordine immediato di applicare le misure antiterrorismo.

Il bilancio fu gravissimo: poco meno di 3000 morti. In USA mai erano morte in un giorno così tante persone.

I funerali furono numerosissimi: ogni giorno se ne celebravano a decine e continuò così per undici settimane.

Moltissime le testimonianze dei vigili del fuoco, che, in molti frangenti, si sono sentiti impotenti e addirittura in colpa per essere sopravvissuti. Molte le persone civili che non si sono più riprese da quel giorno. Era come se fossero dei Veterani che rientravano a casa, dopo aver assistito agli orrori della Guerra.

Come le persone reagirono all’attacco dell’11 settembre

Le reazioni di chi subì una perdita quel giorno furono le più disparate. Chi torna ogni anno sul luogo dov’era quel giorno, chi indaga sulle cause e gli eventi che accaddero, chi è rimasto fedele a chi ha amato, chi si è risposato. Ognuno reagì a modo suo, e decise se affrontare il lutto e il dolore o tenerlo con sé per sempre. È una scelta il tornare a vivere, il sopravvivere o il morire lentamente dentro.

Molti dei sopravvissuti, al di là dei problemi fisici (chi ha subìto ustioni gravissime, chi ha avuto complicazioni polmonari, ecc.) ha anche dovuto fare i conti con lo stress e gli incubi legati a quel giorno, tutti effetti collaterali della tragedia.

Ancora oggi, a distanza di vent’anni, molti soffrono di quello che è chiamato PTSD, ovvero il post-traumatic stress disorder. Esattamente come i reduci della guerra in Iraq.

Alcuni hanno preferito trasferirsi in altre città per non provare più dolore, perché tutto ricordava loro quei momenti terribili, generando panico e terrore.

Il mio ricordo dell’11 settembre 2001

Sono sincera: rivedendo i vari servizi e documentari sull’11 settembre, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime per il dolore che ho provato allora e che è tuttora presente. Sono immagini che difficilmente potranno essere cancellate.

Invidio chi l’ha solamente sentito raccontare. Io ricordo quel martedì di settembre come se fosse accaduto ieri. Quel martedì, come ogni giorno, lavoravo al Simulatore in AerMacchi, quando all’improvviso, il mio migliore amico mi chiamò al telefono chiedendomi se avessi visto le immagini al Tg. Mi parlava di una delle due Torri Gemelle (così le chiamavamo in Italia), che, colpita da un velivolo grande, tipo un aeroplano di linea, era collassata su sé stessa. Nell’altra, anch’essa colpita da un secondo velivolo, il fuoco divampava rapidamente. Ricordo di essere rimasta in silenzio, cercando di capire cosa stesse realmente dicendo. All’epoca la navigazione in Internet in azienda era ancora permessa (poi bandita per questioni di sicurezza) e, nel giro di qualche minuto, io e miei colleghi apprendemmo che i due velivoli che avevano colpito le Torri erano stati dirottati da terroristi islamici di Al Qaida, capitanata da Osama Bin Laden.

Moltissime persone ricordano esattamente dove erano e cosa stavano facendo in quei momenti. Se anche voi ve lo ricordate, scrivetelo nei commenti.

Prima di allora vivevamo in una specie di sogno fatato.

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Il fallimento della CIA e le teorie del complotto

Per questo capitolo dovrei scrivere un libro. Cercherò di affrontare solamente i punti fondamentali.

Complotto, complotto!

Negli anni è stato detto e scritto di tutto. Molte le teorie del complotto. Il noto regista Moore fu uno dei suoi maggiori sostenitori. Nel suo docu-film, Fahrenheit 9/11 del 2004, insinuò che alcuni Americani non solo ignorarono i segnali che potevano fermare i terroristi, ma addirittura che fossero implicati con l’unico scopo di dichiarare la guerra all’Afghanistan.

Le varie teorie, oggi confermate in parte, dopo il de-secretamento dei documenti dell’FBI dell’attentato dell’11 settembre, vedrebbero protagonista anche l’Arabia Saudita. Accusata di aver aiutato i terroristi che portarono a termine l’attacco. Le reali testimonianze conducono ad un tiepido coinvolgimento da parte di quel Paese.

La CIA e i suoi errori che portarono all’11 settembre

Ad ogni modo, a tutti noi sembra così assurdo che l’Intelligence americana, osannata nei film, abbia potuto fallire così. Certo, le modalità con cui sono stati realizzati questi attacchi erano del tutto innovative. L’idea di utilizzare persone con residenza regolare negli USA è stato un elemento di sorpresa.

Sembrerebbe, tuttavia, che i nomi dei terroristi fossero in qualche modo noti e le cui attività fossero tracciate, ma non ritenute pericolose al punto da impedirle. Gli Stati Uniti sapevano che ci sarebbe stato un attacco, anche di proporzioni enormi, ma se non se lo aspettavano in casa.

Probabilmente è realmente stata una falla della CIA a non prevedere e pertanto a non evitare la tragedia dell’11 settembre. Molto più realistica dell’ipotesi che tra gli Americani ci fosse qualcuno disposto ad uccidere per interesse.

Le immagini di quel giorno

Ho letto testimonianze molto toccanti e visto alcune immagini molto evocative scattate da reporter e fotografi. Come ho scritto nel racconto dell’attentato, non a tutti è stato possibile uscire vivo da quel disastro.

Qui le immagini di Gulnara Samoilova.

E qui le immagini di Bill Baggart, che morì sotto le maceria della Torre Nord.

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Il memoriale in onore delle vittime dell’11 settembre 2001

Ground Zero

Lo vidi nel 2003, quando ebbi occasione di visitare New York durante una vacanza. Ricordo che l’emozione fu fortissima: c’erano ancora tutte le macerie, protette da una rete di metallo che circondava l’area. Su pareti nere erano stati incisi i nomi delle vittime. Ne ho letti parecchi e poi mi sono commossa.

Negli anni successivi, Ground Zero è stato ricostruito. Inaugurato durante la cerimonia dei dieci anni dall’11 settembre, il Reflecting Absense, progetto che ha letteralmente preso il posto delle due torri abbattute, è uno dei più evocativi e potenti memoriali esistenti. Complimenti agli artisti e ai progettisti che lo hanno concepito e agli ingegneri che lo hanno realizzato. L’acqua scorre continuamente in queste vasche quadrate, della stessa forma e dimensioni delle Torri che una volta si erigevano qui, per colmare, appunto, il vuoto lasciato dagli edifici e, naturalmente, dalle persone.

In seguito, nel 2013 è risorto il One World Trade Center, il sesto grattacielo più alto del mondo.

La cerimonia in ricordo delle vittime e degli eroi periti l’11 settembre 2001

Molte furono le vittime di quel giorno e dei seguenti. Molti furono anche gli eroi, non solo il personale in servizio presso la Polizia o i Vigili del fuoco, ma anche tutti coloro che hanno aiutato chi si trovasse in difficoltà.

La Cerimonia di domenica 11 settembre, nei pressi del Reflecting Absense, ha visto la partecipazione accorata di moltissime persone, a partire dagli esponenti della politica e delle Istituzioni, alle celebrità.

Mike Low, il padre di una delle persone che hanno perso la vita nell’attentato del 2001, ha preso la parola, leggendo i nomi di tutte le vittime di quello stesso giorno.

Dopo l’interminabile minuto di silenzio (iniziato esattamente alle 8h46), Bruce Springsteen, in abito scuro, a lutto, ha improvvisato un pezzo dell’ultimo album, I see you in my dreams, in memoria di chi quel giorno ha perso la vita. Guardate il video di quel giorno.

Infine, l’appello all’unità da parte di Joe Biden: il restare uno a fianco dell’altro e sorreggersi a vicenda, è l’unica vera lezione imparata quel giorno, venti anni fa.

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La lotta al terrorismo

L’11 settembre sconvolse non solo gli Stati Uniti, ma anche tutto il mondo Occidentale. Moltissimi Paesi, anche non simpatizzanti per gli USA, mostrarono la loro solidarietà in molti modi.
Quando Bush affermò che i colpevoli l’avrebbero pagata con la loro stessa vita, stava ufficialmente dichiarando guerra ai terroristi di Al Qaida.

La spirale negativa che iniziò quel giorno, dopo venti anni, è lontano dall’essere interrotta.

Il mio prossimo articolo parlerà delle guerre al terrore in cui ben quattro Presidenti si sono “bruciati” nel tentativo di concluderle.

Un solo successo possiamo attribuire – se così lo si può definire – ad Obama che nel 2011 a dieci anni dall’attacco, ha messo fine alla vita di Osama Bin Laden, il mandante dell’attacco al WTC. Per molti Americani il ciclo più importante alla lotta al terrorismo si era chiuso.

Il terrorismo nel mondo

Al Qaida ha operato numerosi attacchi terroristici, che si verificarono in diverse parti del mondo anche prima di quello sferrato negli USA l’11 settembre 2001. Tuttavia, a partire da quel giorno, gli attacchi furono più violenti e diffusi.

Ricordo la bomba a Sharm El Sheik, che aveva fatto tremare tutti, soprattutto i turisti che per anni non si sono più avvicinati a quel paradiso così vicino all’Europa. Anche l’attacco a Nassiriya fu devastante, in particolare per i nostri soldati. Molti altri Paesi sono stati colpiti, come il Kenya, la Somalia, il Libano, lo Yemen, l’Indonesia e l’Iraq.

In quel periodo si aveva già, purtroppo, assaporato la paura di viaggiare, di recarsi soprattutto in Paesi a rischio terrorismo. Presto, abbiamo capito che Al Qaida non avrebbe risparmiato neppure l’Occidente.

Il terrorismo in Europa dopo l’11 settembre

Infatti, dopo l’11 settembre, gli attacchi arrivarono anche in Europa. Gli estremisti islamici che applicano alla lettera il Corano, si basano su dottrine del VII secolo, troppo lontane dal mondo moderno e dalla civiltà. Sfruttano gli adepti più vulnerabili per costringerli a diventare dei Kamikaze e farsi esplodere o girare per le città e sparare sulla folla.

Da Al Qaida, in meno di dieci anni, siamo passati all’ISIS, i portatori della bandiera del Califfato Islamico più radicali. I Talebani di Bin Laden non sono nulla al confronto.

L’Europa è stata tenuta sotto scacco dal 2004 dai terroristi. Ho trovato un elenco esaustivo che vi suggerisco di leggere.

L’attacco che più mi ha sconvolto è stato quello ai giornalisti di Charlie Hebdo, per svariati motivi. In primis, in quella sede dell’omonimo giornale, queste persone stavano unicamente facendo il loro lavoro; secondo, hanno ironizzato e scritto satira per tutti, Papa compreso; infine, gli estremisti non accettano niente al di fuori della loro dottrina e devono farla pagare a chi non la pensa come loro.

L’attacco del Bataclan e tutti i successivi legati alle normali attività delle persone, come l’andare ai concerti, il fare shopping, pranzare in un ristorante, ecc., mi hanno fanno tremendamente adirare, perché i terroristi, con questi attacchi isolati hanno cercato di limitare la nostra libertà.

Io credo che ne siano invidiosi, in fondo. Noi abbiamo libertà di espressione in tutti sensi, da cosa diciamo, a quello che scriviamo, a come ci vestiamo e soprattutto di cosa vogliamo fare della nostra vita. Gli estremisti sono schiavi della propria religione e arrivano ad uccidersi in nome di essa.

Il terrorismo oggi

Sondaggi tra gli Americani confermano che ad oggi, dopo migliaia di vite e soldi spesi per eliminare il cancro dei terroristi, riporta che il 60% non si sente più sicuro oggi di quanto non si sentisse dopo l’attacco dell’11 settembre del 2001.

Il terrorismo eclatante dei tempi di Bin Laden sembra ormai scongiurato, ma siamo lontani dall’aver sradicato in maniera definitiva il pericolo.

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Conclusioni

La nostra forza dev’essere ferrea e cercare di vivere come se loro non esistessero. Non possiamo lasciarli vincere. Nel frattempo, pensando al futuro, spero che gli Stati di tutto il mondo cooperino sempre più per scovare le cellule e gli adepti che, ahimè, sono radicati ovunque, perfino nel nostro bel Paese.

Firma Cinzia

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