Indice
Love me do, il primo singolo dei Beatles
L’influenza inglese, anche senza Beatles
Beatles: conflitti e stravaganze
Le cause della fine dei Beatles
I Beatles mito vivente
Carriere da solisti
Figli d’arte
Conclusioni
Riferimenti
Come i Beatles resero meravigliosi gli anni ’60
Crediti Immagine
By Ivor Arbiter and Apple Corps. Ltd. (Public Domain), Logo The Beatles.
In questi primi giorni di ottobre, ben due sono le ricorrenze legate ai Beatles: era il 5 ottobre del 1962 quando uscì il primo singolo, Love me do e questo 9 ottobre John Lennon avrebbe compiuto 82 anni. C’è anche chi cerca di immaginare come certi artisti sarebbero invecchiati, come avrebbero continuato la carriera, se si sarebbero lamentati del mondo, ecc. È stato fatto anche per Freddie Mercury e lo sarà tra qualche anno anche per Steve Jobs. Molto difficile azzeccare anche solo un’ipotesi. Tanto vale evitare.
Love me do, il primo singolo dei Beatles
You know I love you
I’ll always be true
So please, love me do…
Non fu la prima canzone scritta e cantata dai Beatles, ma di sicuro fu la loro prima ufficiale. Il dettaglio che la rende unica? L’armonica a bocca: uno strumento che, anche se poco usato nel rock, mi piace tantissimo. Morricone l’ha resa un mito, ripresa anche dagli U2 e dai MUSE nell’intro di Knights of Cydonia.
Ti sei chiesto quanto sia orecchiabile questa canzone? O quanto la musica dei Beatles abbia cambiato la vita delle persone che in quell’epoca avevano dai 16 al 30 anni? Se pensi a quanti artisti si sono ispirati a questa band per almeno 50 anni, sembra incredibile: questi quattro ragazzi sono riusciti davvero a entrare nel mito.
Please Please me
L’album in cui fu inserito Love me do riscosse un grandissimo successo, decretato soprattutto grazie all’omonima canzone che superò, in termini di gradimento, il primo singolo. Molte anche le riedizioni estere, tra cui una per l’Italia.
Anche P.S. I love you è unica nel suo genere, con quel ritmo sudamericano che ci porta lontano. Ci hanno anche intitolato un bellissimo film. Infine, come non nominare Twist and shout? Penso che tutti lo abbiamo ballato almeno una volta nella vita! Negli anni ’60, rappresentò il primo tormentone della storia: un inno al ballo in voga in quell’epoca.
L’influenza inglese, anche senza Beatles
La Gran Bretagna ha da sempre influenzato gli altri Stati Europei: nella moda, nella musica, nelle correnti di pensiero, nei movimenti giovanili, nell’arte contemporanea, nella TV, ecc. L’UK è sempre stato un passo più avanti, nonostante fosse isolato, perché circondato dal mare. Nel corso dei decenni, la sua sfera di influenza non è mai diminuita, nonostante la Brexit l’abbia “definitivamente” allontanato dall’UE, soprattutto a livello commerciale.
Politicamente, poiché parte della NATO, il governo inglese è piuttosto attivo nella battaglia contro la Russia, in favore dell’Ucraina. Ho scritto un articolo sulla geopolitica che può esserti utile per avere un’infarinatura sulle relazioni tra i vari Stati.
La Union Flag
Quanti di noi possiedono almeno un capo di abbigliamento, un accessorio (cappello, borsa, gioielli, ecc.) con raffigurata la bandiera inglese? Ad esempio, possiedo un montgomery (già un capo inglese) della Replay con la Union Flag sul braccio ed è una meraviglia!
La bandiera inglese è bellissima, ammettiamolo.
In Italia, ad esempio, siamo stati ispirati molto di più dagli Inglesi che dai loro cugini Americani. Questi ultimi, lontani geograficamente, ma soprattutto come cultura, da noi europei, non hanno potuto, o saputo, esportare pienamente le loro usanze e costumi.
Americani e Inglesi: così simili eppure diversi
Gli Americani imputano agli Inglesi il fatto di essere retrogradi, ancora legati alla Monarchia e alle vecchie tradizioni, di rivolgersi verso il passato e non verso il progresso, e così via. Al contrario, gli Inglesi rinfacciano agli Stati Uniti di voler comandare il mondo, di aver mantenuto in scacco tutti gli Stati salvati durante la Seconda Guerra Mondiale, di essere bigotti e dipendenti dalle armi. Riguardo a questi ultimi elementi, sono totalmente d’accorto con loro.
Musica: meglio quella made in UK o in USA?
Ad ogni modo, per quanto riguarda la musica, Elvis è stato il primo: il Re del Rock. Ma subito dopo, sono arrivati i Beatles, i Re del pop; ma non solo, delle masse e del delirio collettivo, della comunicazione, dei fanclub, dei gadget, ecc. A ognuno la sua vittoria.
Studiare la lingua inglese
Mia madre, innamorata della Gran Bretagna, nonché della musica dei Beatles, decise di andare a Londra, e di restarci per qualche mese, per studiare l’inglese. So che le è servito molto per il suo lavoro, in continuità con la scuola che i genitori le avevano scelto. Peccato che, con il talento incredibile per la pittura, che già a 15 anni aveva ampiamente dimostrato, non le abbiano permesso una carriera artistica, frequentando il liceo e poi l’Accademia delle Belle Arti. Per tornare al gioco dei “chissà”, mi chiedo come sarebbe stata la sua vita in questo caso.
In effetti, è un’esperienza che ci accomuna, almeno in parte. Ho avuto anch’io, grazie a miei genitori, la possibilità di recarmi qualche mese negli USA per migliorare il mio inglese che, a ragion veduta, è diventato un American English. Accento che, ancora oggi, prende il sopravvento e da cui sto cercando di allontanarmi. Vivere in un altro Paese, anche se da studente, aiuta a sprovincializzarsi, ad aprire la mente, ad ampliare le conoscenze e anche a creare networking.
Beatles: conflitti e stravaganze
Forse non tutti conoscono davvero a fondo i Beatles.
Io stessa ritengo di non saperne abbastanza. Rileggendo articoli, archivi, aneddoti, ecc., avevo trascurato quanto fossero stati coinvolti, soprattutto nei loro primi anni di carriera, in manifestazioni, proteste, denunce, ecc. con il rischio reale che finissero morti ammazzati.
La visione sociale dei Beatles
I Beatles cantavano la società della loro generazione: nella loro musica inserivano una cultura più ampia, ereditata dalla lettura appassionata dei testi della Beat Generation, degli esistenzialisti (Kierkegaard, Dostoevskij, Nietzsche, Sartre), o da pittori surrealisti come Magritte.
Cercavano dunque di approfondire ciò che osservavano, sviscerandone un significato più profondo. Chiaramente, non potevi vivere negli anni ’60 senza fumare marijuana. I Beatles, come più tardi i Doors, associavano lo sballo alla possibilità di ampliare la loro visione del mondo, per poi trascriverla nei testi.
Inoltre, erano appassionati delle filosofie orientali, come la meditazione e lo yoga. Ecco che ritorna sempre questa magnifica pratica!
Di sicuro, la loro mente era molto più aperta di quella di molti ragazzi di oggi.
Le proteste contro il Vietnam
Con Yoko, John partecipò a un Bed-In proprio durante la loro luna di miele, consacrandosi tra i paladini che chiedevano l’interruzione immediata della guerra in Vietnam.
Se il mito ti mette nel mirino di varie associazioni
È risaputo: quando si esprime la propria opinione, si rischia spesso che ci si ritorca contro.
A volte, un po’ te le cerchi. Clamorosa fu la dichiarazione, nel ’66, di John Lennon che, durante un’intervista, affermava, che i Beatles fossero più popolari di Gesù Cristo. Come minimo qualcuno si offese o lo etichettò come egocentrico, eccentrico, ma anche eretico e blasfemo, immorale, ecc. Inoltre, Ispiratosi al Libro Tibetano dei morti, John si attirò le ire anche di altre fedi religiose. Forse in questo caso, agì per par condicio!
Durante le tournée in Asia (in Giappone e nelle Filippine), furono addirittura minacciati di morte da associazioni studentesche di destra o da sostenitori politici di analoga provenienza.
Le proteste musicali
Se i Beatles le hanno “inventate”, altri gruppi musicali si distinsero per la protesta, soprattutto a livello politico, come i primi U2 oppure i Cranberries. Entrambi irlandesi, cercarono con la loro musica (soprattutto con i testi) di porre l’attenzione sui numerosi attentati contro i civili nell’Irlanda del Nord compiuti dall’IRA, un’organizzazione clandestina costituita da paramilitari repubblicani cattolici. Secondo questi ultimi, essendo i praticanti del Cattolicesimo trattati come emarginati dai più numerosi protestanti, cercavano con le armi di imporre la loro voce. Questa guerriglia, iniziata negli anni ’60, raggiunse il picco negli anni ’80 e non è mai del tutto finita. Ad oggi si contano più di 3500 morti.
John vs Paul
Oltre ai conflitti esterni, i Beatles dovettero gestire il confronto più gravoso, quello tra John e Paul. Da come sono andati gli eventi, forse non ci sono riusciti.
Definirei Paul e John senza timore come il Sole e la Luna, due persone e personaggi agli antipodi, sin dall’inizio. Si narra che John chiese a Paul di far parte del suo gruppo, non solo per la sua bravura con la chitarra, ma piuttosto per la sua precisione nel ricordarsi i testi delle canzoni (che a John non riusciva particolarmente bene e preferiva improvvisare), pur sapendo di condividere con lui la leadership.
Così è stato: finché i Beatles rimasero uniti, nonostante John fosse più estremista, scrissero brani incredibili, diversi tra loro, ma adatti alla band allo stesso modo. Immagina di far parte di un gruppo in quegli anni con due membri dotati di un carisma unico e al limite dell’ingombrante. Persone con ideali diversi, ma con, in fondo, lo stesso desiderio: farsi ascoltare dalla gente, diventare una voce per migliaia (e poi milioni) di persone. Eccitante, ma anche snervante!
Le cause della fine dei Beatles
La competizione tra due Primedonne di quelle proporzioni, se durante i primi anni regalava un’inesauribile vena artistica alla band, alla lunga, li penalizzò. I continui litigi, battibecchi, rivendicazioni postume di proprietà di testi di canzoni pubblicate, ha portato ad una rottura che non si è più recuperata.
Nel 1968, al rientro da un viaggio in India (è appena stato annunciato un documentario, The Beatles and India, guarda il trailer qui sotto), dove i Beatles si recarono per praticare la rigenerazione spirituale alla quale erano adepti da qualche anno, crearono la loro società di produzione, la Apple Records (non c’entra con quella di Steve Jobs). I rapporti tra John e Paul stavano degenerando da un po’ di tempo, a causa di alcuni dissensi, nonché dell’uso sempre più costante della droga da parte di John che la usava per ridurre lo stress causato dai giornalisti, insieme alla compagna Yoko. La fine della band sembrava sempre più prossima.
Infatti, nel 1970 McCartney con l’uscita del suo album da solista, annunciò conclusa l’era dei Beatles.
Yoko Ono
Non si può parlare della fine dei Beatles senza nominare colei che ha stregato il cuore di John. Si dice che John, prima di incontrarla e di innamorarsene, fosse un rissoso e rancoroso. Se penso a come poi predicasse il famoso “peace&love” in maniera così profonda e unica (il brano Imagine parla da solo), si comprende come fu influenzato. Una delle concause, oltre a quella citata poco sopra, è costituita da questa donna forte, idealista, unica, artista ribelle. Difficile da etichettare ed inquadrare colei che ha contribuito all’allontanamento definitivo di John dai Beatles.
Ancora oggi, in molti la detestano. Mia madre è tra queste: la ritiene responsabile della fine di una delle più grandi band che il mondo abbia mai visto.
Oasis come i Beatles
Sembra che il destino delle grandi band che annoverano due talenti eccezionali sia quello di sciogliersi ad un certo punto della carriera. È successo anche agli Oasis, da sempre considerati come gli eredi degli anni ’90 dei Beatles. I due Fratelli Gallagher sono iper famosi per le litigate, i dissensi, i divorzi creativi, ecc. Entrambi bravissimi, Liam frontman carismatico, voce ipnotica; Noel chitarrista perfetto e preciso, dalla voce melodica. Stare tanto tempo insieme senza “sbroccare” è difficile quando il tuo ego (anche smisurato) ti comanda a bacchetta!
I Beatles mito vivente
Inizio subito con questo dato: Rolling Stones (tra le riviste di musica più influenti e vendute al mondo) ha posizionato i Beatles proprio al vertice della classifica dei 100 Greatest Artists of All Time. Bob Dylan è secondo e Elvis è solo al terzo. Se pensi che i Pink Floyd sono al 51° posto e i Queen li seguono, forse questa classifica non è poi così veritiera. Dopotutto, quando c’è di mezzo il giudizio di qualcuno, il risultato non è mai imparziale.
Abbey Road
La foto più iconica della musica pop, e non solo, è quella dei quattro Beatles che attraversano le strisce pedonali di Abbey Road. Se noti, non compare né il nome della band, né quello dell’Album (che si chiama proprio così): sono sul retro. Mi è piaciuto leggere alcune curiosità legate a quello scatto su un articolo di stonemusic.
In quella via si trovava lo studio dove hanno praticamente inciso tutti i pezzi.
La storia fu cambiata per sempre
I Fab Four, detti anche i quattro di Liverpool, dalla loro provenienza, hanno scritto (e cantato!) letteralmente la storia.
Il loro incredibile successo tra i ragazzi inglesi si estese presto nel resto del mondo. Anche in Italia erano famosissimi (vedi la storia su mia madre).
Come mai sono stati così amati e imitati?
Quando si chiede: preferisci i Beatles o i Rolling Stones? In molti non hanno dubbi, preferendo i primi ai secondi. Tuttavia, il sex-symbol di Mick Jagger è riuscito in diverse epoche a spuntarla sul bravo ragazzo, incarnato da Paul McCarthy. In verità, non è che lo fosse davvero, ne aveva solo l’aria. Tutti i Beatles avevano fumato marijuana e alcuni di loro, Lennon in primis, erano dediti anche a droghe più pesanti.
La loro bravura fu nel ricercare sempre di realizzare un pezzo diverso dall’altro: a livello di stile, strumenti usati, tecniche di registrazione, ecc. Ogni pezzo è unico, ha una sua genesi e un suo successo. Perseguire l’innovazione è una delle strade più difficili. In pochi ci sono riusciti: David Bowie, i Queen e i Pink Floyd sono tra questi.
Delirio di massa
Già nei primi anni della loro attività, i Beatles avevano il loro fanclub, cresciuto spaventosamente nel giro di pochissimi anni.
Si parlava, già all’epoca di Beatlesmania. I fan impazzivano letteralmente. Oggi è praticamente normale, anzi, se un artista non osservasse questo delirio quando apre bocca ai concerti, si considererebbe un fallito.
Crediti immagine Minnesota Historical Society, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia
Dopo anni di ristrettezze economiche, di sevizie psicologiche, di repressione, ecc., i giovani degli anni ‘60 ebbero bisogno di sfogarsi. Come si dice, la popolazione era pronta per trovare i suoi modelli e idolatrarli. I Beatles erano al posto giusto, nel momento giusto ed erano anche carini di aspetto, il che giocava a loro favore presso il pubblico femminile (molto numeroso). Tutte le emittenti li volevano nei loro show, tutti li volevano vedere dal vivo. Ecco il vero delirio. Un po’ come è successo a noi dopo soli due anni di reclusione a causa della pandemia. Tornare ai concerti è come vivere una seconda vita! Se vuoi, leggi il mio pezzo sul Firenze Rocks, dove ho visto MUSE e Placebo!
Moda e costumi
È evidente quanto i Beatles influenzarono la musica dopo di loro. Nessun altro ci riuscì in egual misura. Eppure, anche in altri campi, più o meno legati alla musica, furono molto incisivi. Accanto alla ribellione sociale che scatenavano nelle menti giovanili, i Beatles lanciarono la Swinging London, una specie di Dolce Vita oltremanica, che metteva al centro l’ottimismo, la ricerca della novità e della modernità, e che si affiancava ad un abbigliamento colorato e piuttosto trasgressivo per l’epoca. Infatti, i Beatles contribuirono alla diffusione di una moda più libera, di cui la minigonna era l’emblema. Famosa fu quella di Mary Quant che spopolava nei mercatini variopinti di Carnaby Street.
Infine, i Beatles regalarono un enorme successo alle riviste che si occupavano di musica: andavano tutte a ruba!
Beatles insigniti del titolo Baronetti
Spesso professionisti ricevono un’onorificenza per merito. Nel caso dei Beatles, la storia è particolare, perché non ricevettero il titolo di Baronetti per la loro musica, ma per motivi economici: avevano contribuito ad aumentare l’esportazione di beni inglesi nel mondo!
Solo in seguito furono aggiunti anche i meriti artistici.
Come tradizione vuole, in molti furono entusiasti dell’iniziativa, altri criticavano che quattro capelloni potessero essere insigniti di quel titolo. Fatto sta che la Regina Elisabetta II li accolse con benevolenza, mettendoli a loro agio. Paul ricorda con dolcezza quei momenti. Come ho scritto anche in qualche mio post, Elisabetta II fu davvero un’icona pop, come emerge dall’immagine qui sotto.
Capitò anni dopo, che John Lennon restituisse alla Regina quel riconoscimento, come segno di protesta politica, criticando il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l’appoggio agli Stati Uniti in Vietnam.
Paul, invece, fu promosso al grado di Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico, ottenendo pertanto il “Sir” davanti al nome.
Chi scriveva le canzoni dei Beatles?
Tutte le canzoni prodotte come Beatles portano le firme congiunte di John Lennon e Paul McCartney, il che significa che si dividero equamente i diritti di tutta la discografia. Fu un bel gesto di collaborazione, amicizia e partnership.
Ma chi, tra Paul e John, è stato l’autore più proficuo?
Non c’è un vero vincitore, perché, a dire il vero, John Lennon ha partorito solo 5 canzoni in più McCartney, arrivato a quota 90. Se si sommano alle altre 30 scritte dagli altri membri della band, si arriva davvero ad un numero impressionante di brani, in poco più di dieci anni di carriera!
L’ho già scritto a proposito dei miei rituali che ogni giorno gioco a Microsoft Rewards, ottenendo punti che devolvo in beneficienza. Molto spesso, nel “This or That” il quiz giornaliero mi chiede di indovinare quale canzone è stata scritta da Lennon e quale da McCartney. Pur non conoscendole tutte, non è poi così difficile azzeccare.
Carriere da solisti
In molte band famose, all’apice della carriera, il frontman decide, ad un certo punto, di realizzare qualche lavoro da solo. In alcuni casi, si trattava di un vero e proprio addio, un taglio netto con il passato; in altri casi, come per i Queen, si è trattato di un piccolo momento di sbandamento. Per nostra fortuna!
Canzoni di John
Tra le canzoni scritte da John, la più famosa, legata al suo periodo pacifista, è indubbiamente Imagine. Forse è meno noto che altre canzoni bellissime, ancora oggi passate alla radio, sono di Lennon. Per me, una delle più belle è Happy Xmas. È stato il primo pezzo che ho imparato ad eseguire con la mia chitarra. Ricordo di averla cantata di fronte ai miei genitori e a mia zia in occasione di un Natale ormai lontano. Ogni anno l’ascolto e mi riempie il cuore di emozioni positive: mi apre all’amore. A proposito, ho scritto un articolo che tratta questo argomento.
Ad ogni modo, John aveva pubblicato dei lavori da solista anche durante il periodo di attività dei Beatles, insieme a Yoko. Ed è anche per questo motivo che si allontanò sempre più da Paul e dal resto della band.
Una delle canzoni più emblematiche scritte con il supporto di Yoko fu Working Class Hero, un pezzo autobiografico e politicamente impegnato che si rifaceva all’infanzia proletaria dell’artista. Anche Power to the people è leggendario: divenne un inno della sinistra. Un po’ come Bella Ciao che, forse non tutti sanno, non è la canzone dei partigiani o della resistenza, ma una canzone in uso durante i convegni della sinistra (tipicamente le feste dell’unità).
Come sempre piacevole lettura su argomento ben approfondito
Grazie! Non è stato facile, direi quasi un parto, ma ne è valsa la pena!