Mi manca Steve Jobs: dieci anni dalla sua morte

di Cinzia Macchi | Articoli in pillole

Indice

1. Una volta c’erano (solo) Steve Jobs e Bill Gates…

2. La vision di Steve Jobs

3. Tim Cook e la pesante eredità di Steve Jobs

4. Il discorso memorabile di Steve Jobs

5. La biografia di Steve Jobs

6. I film che parlano di Steve Jobs

7. Conclusioni

L’imprenditore visionario per eccellenza

Il 5 ottobre 2011 Steve Jobs è morto per un cancro al pancreas a soli 56 anni. Pensare che, ironia della sorte, diverse celebrità ci hanno lasciato a causa di questo brutto male: Luciano Pavarotti e Patrick Swayze. Anche Apple, ovviamente, sul suo canale YouTube ufficiale, ha dedicato un video in memoria del grande (il più grande) CEO. Dura solamente due minuti, ma sono davvero molto intensi e toccanti. Come sempre, i creator di Apple sono molto in gamba. Peccato che tale video oggi (2022) non sia più disponibile.

Una volta c’erano (solo) Steve Jobs e Bill Gates…

Steve Jobs ha talmente lasciato il segno che esistono ben tre film sulla sua vita e diversi documentari. In effetti, a pensarci bene, pochi imprenditori hanno cambiato il mondo, riuscendo nell’impresa di migliorare l’esistenza degli esseri umani, creando inoltre una vasta occupazione. Che continua ancora oggi. Apple, fondata nel 1976, è cresciuta moltissimo negli anni, se pensiamo che si sviluppò in un garage californiano, in cui prendevano vita progetti incredibilmente avanzati per l’epoca. L’epoca in cui stavano nascendo i Personal Computer.Per comprendere il cammino straordinario percorso da Steve Jobs, non si può non parlare del suo rivale di sempre, Bill Gates.Entrambi con le proprie idee e intenti a stravolgere la vita di milioni di persone. Stravolgerla in maniera positiva, fornendo loro strumenti, ad esempio, in grado di semplificare il lavoro quotidiano. I computer una volta erano grandi come armadi. Li abbiamo visti nei film di fantascienza (io ne ho visto anche qualcuno dal vivo, degli anni ’80). La tecnologia a metà degli anni ’70, però, aveva cominciato a miniaturizzare certi componenti che potevano essere racchiusi in scatole – per così dire – più piccole. Talmente piccole da stare su una scrivania. Da qui nacque l’idea del Personal Computer.

Gli altri computer

Vorrei menzionare anche la nostrana Olivetti, che – molti ritengono – abbia realizzato primo il personal computer della storia: la sua celeberrima calcolatrice P101.A questo punto, devo citare Alan Turing: il padre del computer. Se non lo avete visto, vi consiglio il film The Imitation Game, davvero molto interessante.

Le similitudini e le diversità di Jobs e Gates

Esistono numerosi aneddoti in cui si racconta che Jobs e Gates si rubassero le idee a vicenda. Direi che poco importa. Entrambi sono stati i più grandi ideatori a livello di software e hardware. Ancora oggi, dopo crisi del settore, innumerevoli vicende legali, ecc., le loro aziende sono al top. E credo che ci rimarranno a lungo.All’inizio capitano spesso certi conflitti, perché non esiste nulla e si può spaziare ovunque: dalla grafica, allo schermo, al mouse. È sufficiente avere solide basi di progettazione elettronica per poter mettere in pratica moltissimo. Infatti, all’epoca, il PC serviva per creare documenti, eseguire calcoli e poco altro. Non certamente come oggi. In pratica, senza un PC non potremmo più lavorare. E nemmeno comunicare. Steve, in particolare, aveva capito che il Personal Computer sarebbe diventato un’estensione (nel senso di potenziamento) del cervello e della mente umana, così come, ad esempio, l’automobile lo è stata per il fisico.La caratteristica che accomuna Jobs e Gates, oltre al non aver terminato il college, è la visione a lungo termine. Più che interpretare il futuro e le necessità delle persone, è capire come plasmarlo, in modo che si verifichi ciò che hanno previsto, ovvero che le persone abbiano bisogno dei loro prodotti. Questo è il Marketing (con la M maiuscola).Un altro che ha lo stesso fantastico “vizio” è Elon Musk, che spinge i colossi dell’industria mondiale e anche qualche agenzia governativa ad emularlo – al limite a collaborare con lui – se vogliono restare nel business. Altra analogia è che il padre di Tesla o di SpaceX è un nerd che ha cominciato nel settore dell’informatica. Infatti, PayPal, il sistema di pagamento online più usato al mondo, è un suo prodotto.torna all’indice

La vision di Steve Jobs

Steve Jobs ha indubbiamente segnato un’epoca, quella in cui il design e la bellezza potevano convivere con la tecnica e la semplicità di utilizzo. Credo che questo fosse il suo mantra. Ha lavorato duramente e si è battuto per ciò in cui credeva. Steve ha sempre messo al primo posto la creatività, sia personale, sia degli altri. I suoi prodotti sono sempre stati votati a questa capacità dell’essere umano: creare.Ad un certo punto, a causa di divergenze, ha addirittura perso l’amministrazione dell’azienda – salvo recuperarla qualche anno dopo – pur di non rinunciare ai suoi pazzi sogni imprenditoriali. Questa parentesi, tuttavia, gli ha permesso di fondare la Pixar che ha cambiato per sempre i film di animazione. Toy Story, infatti, ha battuto diversi record.Come ha detto lui stesso, non tutti i mali vengono per nuocere. Nuove opportunità possono crearsi a seguito di eventi sfavorevoli. Bisogna solamente essere pazienti e in futuro guardarsi indietro e “unire i puntini”.

Steve Jobs è innanzitutto Apple

È innegabile che Apple sia una grande azienda che applica fermamente i principi dell’innovazione, dell’inclusione, il tutto nel rispetto dell’ambiente.Sicuramente le persone che ci lavorano, un po’ come chi ha la fortuna di stare in Google, saranno entusiaste di far parte di un mondo avanzato, lungimirante, che crede in qualcosa. L’Apple Park a Cupertino è una struttura magnifica. La vediamo grazie al sorvolo dei droni – e di qualche effetto speciale – durante gli Apple Event, che da sempre caratterizzano questo mindset. La volontà di condividere con i propri dipendenti prima, con tutto il mondo poi (in diretta streaming), le novità dell’azienda e i progetti futuri.

I keynote (o Apple Event)

Nessun’altra azienda organizza simili eventi che, non solo sono un eccezionale strumento di marketing, ma creano vere e proprie community di persone amanti della stessa tipologia di prodotti.I primi erano memorabili: credo che molti di voi si ricordino il lancio dell’iPod, che diede origine alla musica digitale, i famosi mp3, che – anche in questo caso – cambiarono la storia. Oppure la prima volta che vedemmo un iPhone, nel 2004, che, senza dubbio, ha modificato le nostre abitudini (forse rendendoci un po’ schiavi).Ciò che mi ha sempre colpito di queste presentazioni, oltre alla bravura estrema di Steve Jobs a livello comunicativo, forse il migliore al mondo in quell’epoca, è che gli specialisti del prodotto in questione salgano sul palco per presentarlo e spiegarlo nei dettagli agli spettatori. Non era Steve che si esibiva nel cosiddetto “one man show”, ma una buona parte dei manager partecipavano attivamente.

La triste realtà

Questo non capita tutti i giorni. Ad esempio, nella mia carriera, ho spesso preparato presentazioni (tecniche e non) a fronte di analisi, studi, ricerche, approfondimenti, ecc. da me condotti, per poi apprendere che il mio responsabile o – peggio, altri colleghi – le mostravano a meeting, più o meno importanti. Ciò, nonostante non ne sapessero (o capissero) una cippa di quanto riportato. Che enorme tristezza. Probabilmente un tale comportamento sarebbe al limite di una denuncia. Ma non è qui di sicuro né il luogo, né il momento adatto.

La nuova strategia di vendita

Devo ammettere, con immensa gioia, che, negli ultimi anni, i prodotti Apple sono divenuti meno costosi, se rapportati a quelli della concorrenza. Credo che la strategia ora sia quella di rendere un po’ più popolari gli strumenti messi a disposizione, una volta solo per professionisti.Infatti, dopo qualche anno che possedevo un cellulare qualunque, quando lo smartphone ha preso il sopravvento, mi sono “convertita” anche io. Ho pertanto acquistato un IPhone (il 5 all’epoca) e subito dopo un iPad mini. Mi ero semplicemente innamorata della risoluzione dello schermo RETINA. Entrambi sono durati parecchio, soprattutto il Mini, che ho cambiato un paio di mesi fa con un Air.Da quattro anni esatti posseggo un iPhone 7 che va ancora piuttosto bene, ma entro un anno credo che lo cambierò. Perché? Per l’obiettivo fotografico in primis. Vorrei poter scattare foto e video professionali senza dovermi portare appresso i 2 Kg della mia Nikon.Da circa un anno, sono passata anche al mondo Mac. Creare contenuti con un MacBook Pro è una meraviglia. Non è perfetto, capita anche alle applicazioni Apple di chiudersi improvvisamente o di dover comandare la chiusura forzata. Pensate che una volta mi sono spariti tutti i bookmarks di Safari che accumulavo da mesi per il mio sito web. Dopo il panico (e le parolacce) iniziale, l’ho ripristinato in un minuto con il backup iCloud. Piccolo ma importantissimo consiglio, che vale anche per gli utenti Android o Microsoft: dotatevi di un backup online (meglio se a pagamento così non avrete dubbi sulla sicurezza), al fine di non perdere i dati più importanti per voi e il vostro lavoro.Proprio un anno fa avevo scritto un articolo su Apple, pubblicato sulla mia pagina Facebook Ci-macchi Blog. Eccol qui:

Gli Apple store

Un’altra invenzione di Steve Jobs è rappresentata dagli Apple Store. Chi non è mai entrato in uno di essi, non può capire. Innanzitutto, sono stati imitati da aziende cinesi (la Xiaomi) e direi anche abbastanza bene.In un Apple store non solo puoi toccare con mano tutti i gioielli in vendita, ma puoi realmente chiedere consigli agli esperti (tutti giovanissimi) che ti indirizzano sul prodotto più adatto a te. Rispetto ai negozi generalisti, dove – se va bene – sanno quanta RAM ha il tale modello, si respira immediatamente un’aria di qualità a tutti i livelli. Puoi anche portare in riparazione il tuo prodotto che, se è ancora in garanzia, sarà sostituito da uno nuovo. Insomma, un servizio clienti davvero ottimo.torna all’indice

Tim Cook e la pesante eredità di Steve Jobs

All’inizio lo davo per spacciato. Paragonarsi a un dio è davvero un’impresa ardua, se non impossibile. Eppure, Tim non mi ha deluso, anzi, ha portato avanti con orgoglio la filosofia del fondatore, aumentandone persino il valore.Tuttavia, a tratti sembrerebbe che oggi non sappia più dove inserire gli ultimi nati di casa Apple, perché il panorama offerto è piuttosto denso. Bisogna, innanzitutto, evitare che i prodotti simili si cannibalizzino tra loro.Ecco come funziona: includono una nuova feature in un prodotto economico – se così si può definire – ma, se vuoi anche l’altra, devi prendere quello “pro”, spendendo un po’ più. Forse meno varietà non guasterebbe. Geniale, invece, la decisione di staccarsi dai produttori di chip, come Intel, e creare il loro “silicon”, il processore M1.Ovviamente, la maturità del prodotto arriverà tra qualche anno, tuttavia, gli sviluppatori delle App ne hanno già adattate moltissime e altre arriveranno a breve. L’idea ossessiva di progettare un software perfettamente adattato all’hardware è il segno distintivo di Apple da sempre. Il suo marchio di fabbrica.L’opposto di Microsoft che crea da sempre sistemi operativi generalisti, in grado di essere installata su qualunque macchina non Apple.Non so se vi ricordate che qualche anno fa Tim Cook è stato preso di mira dal comico Maurizio Crozza, che si esibiva in quel numero super-esilarante “Inc. Cool 8”. Qualunque cosa proponesse Apple, alla fine, era una fregatura, che, il più delle volte, sentivi arrivare….guardatevi il video qui sotto! Credo che sia una delle sue migliori interpretazioni.

 

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Il discorso memorabile di Steve Jobs

Non posso scrivere un articolo su Steve Jobs senza citarvi la sua frase più celebre:

Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli, perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero

Pronunciata a chiusura nel discorso ai neolaureati di Stanford nell’estate del 2005. In quel discorso incredibile, che ritengo uno dei migliori mai pronunciati, disse ai ragazzi appena diplomati che non è per forza necessario conseguire degli studi.

Una piccola nota prima di analizzare il reale significato di quelle parole. 

All’inizio degli anni ’70 (quando Jobs aveva l’età dei neolaureati ai quali la rivolse) Stewart Brand, autore californiano, pubblicò The world earth catalogue, una specie di Bibbia, che raccoglieva tutto lo scibile umano sottoforma di testo e foto scattate con la Polaroid. È proprio in questo testo che Jobs trovò questa frase che lo motivò per tutta la vita, anche quando seppe di essere malato.

Il reale significato di quelle parole

I giovani non devono temere il futuro, devono seguire il cuore e non aver paura del fallimento. Anzi, devono sempre cercare nuove sfide, nuovi orizzonti e opportunità, anche se qualcuno li giudicherà avventati o folli, appunto, non dovranno arrendersi.

Tutti sanno che Steve è un self-made man. Abbandonato dai genitori, è stato adottato da una famiglia che, secondo il volere della madre biologica, gli avrebbe consentito di diventare avvocato. Steve frequentò per qualche tempo il College, seppur considerandolo una specie di perdita di tempo, perché, in fondo, non gli era chiaro come questo potesse aiutarlo a capire cosa avrebbe voluto fare nella vita. Soprattutto, perché riteneva che non valesse la pena spendere tutti i soldi risparmiati dai suoi genitori per una vita per quello.

Una volta mollato il College, Steve si dedicò alle sole materie che veramente lo interessavano. Frequentò corsi di tipografia, di design, di architettura. Probabilmente, come lui stesso afferma, sono stati proprio questi a donargli il gusto per l’estetica che ha successivamente inserito in tutte le sue creazioni. Dai colori dei Mac, allo stile minimal ed elegante dell’iPod, e così via. Il suo modo di pensare, fuori dalle righe, lo ha accompagnato per tutta la vita. Think Different.

Guardate l’intero video, merita davvero.

 

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La biografia di Steve Jobs

La foto che ho usato per l’articolo ritrae proprio la sua biografia. L’ho iniziata qualche anno fa e la sto tuttora leggendo, perché la tiro fuori quando sono in cerca di ispirazione autentica e anche per infondermi un po’ di coraggio. Sapere che nel mondo è esistito qualcuno che ha avuto, non solo delle idee incredibili, ma le ha anche messe in pratica, nonostante le difficoltà, nonostante le critiche, è molto stimolante.

La vision di Steve Jobs era talmente forte, che non si arrestava di fronte a nulla. Nemmeno di fronte al cancro. La prima volta Steve è riuscito a sconfiggerlo, mentre la seconda volta ha avuto la meglio il male. Ciò nonostante, è rimasto CEO della sua azienda fino alla sua fine, un mese prima. Non perché fosse attaccato ai soldi; era follemente innamorato dei suoi prodotti, della sua filosofia, della sua mission: poter offrire alle persone devices sempre più belli – al limite della perfezione estetica – performanti e tecnologicamente avanzati. Oggi, se fosse qui, sono certa che direbbe anche sostenibili.

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I film che parlano di Steve Jobs

Oltre ai due biografici, uno dei quali brillantemente interpretato da un giovane attore, Ashton Kutcher, il film che mi ha cambiato la vita, conducendomi ad amare l’informatica, è – senza dubbio – I pirati della Silicon Valley. Racconta la competizione quasi spietata tra i soliti due grandi pionieri dei computer. Sono state persone come Steve Jobs e Bill Gates a creare l‘Eldorado delle “dot com”. Prima di loro c’era il nulla. Quello che mi è piaciuto è che nessuno dei due protagonisti è stato messo “in cattiva luce” e mi riferisco al fatto che Jobs ha sempre dichiarato di essere stato copiato da Gates. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

La mia zia americana

Mi fa sorridere ripensare che avevo una zia che abitava a San Carlos, a pochi Km da Palo Alto, in California, in piena Silicon Valley. Ci sono stata una volta, tantissimi anni fa, a farle visita. Ricordo molto bene quella casetta, piccola ma accogliente, e molto americana, per me. All’epoca ero talmente innamorata degli USA, che ci sarei andata a vivere subito. Peccato fossi appena uscita dal liceo e sarebbe stato molto difficile ottenere una Green Card. Ricordo che nel giardino dietro alla casa c’era una sequoia. Avete capito bene, un albero alto circa 10 metri. E un albero del pepe, che mia madre, a causa della pronuncia molto californiana di mia zia (suonava come peppatri), non riusciva a capire di cosa si trattasse. LOL

Bill Gates non è poi tanto male…

Bill Gates ancora oggi è un gran bel personaggio e ultimamente si sta dedicando molto al futuro del Pianeta e si batte fortemente per il Climate Change, manco avesse le trecce. Ho visto diverse sue interviste: indubbiamente è molto intelligente e potente, ma non ha lo stesso carisma di Jobs. Gates è stato, a lungo, il più giovane milionario della storia, battuto nel 2008 da un altro “geniaccio”: Mark Zuckerberg.

Per come la vedo io, Mark più che altro si è approfittato di un bisogno legato al privato della gente, più che lavorativo, sfociato poi nella dipendenza che i suoi prodotti hanno causato. Notizia di oggi è la testimonianza di una dipendente di Facebook che ha dichiarato che la società si disinteressa del male che causa negli utenti, soprattutto nei giovani, per il profitto.

Certo, mi direte, esiste anche la dipendenza dai prodotti Apple, che spinge molti a cambiare un telefono da 1000 e passa euro ogni anno…per poi utilizzare i Social di cui sopra. Non ultimo, la famigerata obsolescenza, che “fa invecchiare” i prodotti entro un paio di anni, obbligandoci a sostituirli con i vecchi modelli con una regolarità disarmante.

Come diceva la mamma di Oriana Fallaci, lo dico spesso anche io: “il mondo è bello perché è vario”.

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Conclusioni

Concludo con l’augurarmi che imprenditori visionari nascano costantemente e che portino innovazione, idee straordinarie ed alternative, in grado davvero di migliorare la nostra vita e soprattutto di salvare quella del nostro Pianeta.

Firma Cinzia

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