Indice
Biopic e docu-film
La vera storia di Whitney Houston
La stessa sorte toccò alla figlia Bobbie
The Voice ha scritto la storia
Conclusioni
Riferimenti
10 anni senza The Voice
In quest’articolo vorrei parlarvi di un’artista molto speciale per me: Whitney Houston, the Voice.
Perché scrivere ora della Houston
Avevo in tasca quest’articolo dal giorno in cui ho guardato l’interessante e crudo documentario di Kevin McDonald, all’epoca disponibile su Prime Video. Lo stesso regista ha creato il progetto Life in a Day, al quale ho partecipato, riprendendo parte della mia giornata del 25 luglio 2020.
Oggi è finalmente giunto il momento di affrontare questo “demon”, così come nel 2021 presi il coraggio per scrivere di Freddie Mercury.
Seguimi in questo appassionate racconto.
Biopic e docu-film
Mi piacciono molto i documentari che raccontano la vita e i retroscena di artisti e musicisti. Ho guardato, infatti, tutti i docu-film disponibili su Michael Jackson, Queen, George Michael, David Bowie e Prince e, naturalmente, Whitney Houston. Nello scrivere questi nomi, mi sono resa conto che sono già tutti scomparsi. Che tristezza.
Ogni artista è stato (se pensiamo a questi) unico a suo modo, non solo per come ha interpretato la musica, ma, soprattutto, per come ha affrontato la vita.
Andando in profondità, al di là di ciò che i media generici ci offrono, si evince che la maggior parte degli artisti, siano musicisti, pittori, registi, ecc., ha un lato nascosto, spesso doloroso, basato su un’inquietudine dell’animo che, se da una parte li rende unici, incredibili, indimenticabili, perché pieni di talento, dall’altra, li indebolisce, li fa soffrire, costringendoli a trovare rifugio in qualche dipendenza, non necessariamente chimica.
Freddie Mercury e il palcoscenico
Freddie Mercury, ad esempio, era una persona molto timida, riservata, dolce, generosa; tuttavia, sul palco appariva egocentrico, spavaldo, teatrale e provocatore, al limite del buon gusto (per alcuni, si intende). Si dice, infatti, che fosse schiavo della sua personalità da showman; lui stesso ne era consapevole e, anzi, lo dichiarava persino nelle interviste. Usava a proprio vantaggio questo suo dualismo per dare ai media ciò di cui avevano bisogno e mantenere riservati gli aspetti personali della sua vita privata.
Rocketman
Il film Bohemian Rapsody è il primo del suo genere, in quanto mai nessuno prima aveva osato tanto, raccontando la vita di una delle più famose rock band di tutti i tempi (inizio con il botto, come si dice), anche Rocketman, che racconta la vita dell’eccentrico Elton John, è stato degno del termine biopic. Chiaramente, la storia dev’essere un po’ romanzata, alleggerita: si tratta pur sempre di un film per il grande pubblico.
Whitney – Una voce diventata leggenda
Quest’anno è la volta di the Voice. Il film sulla storia di Whitney Houston è in uscita al 22 dicembre, a quasi undici anni dalla sua scomparsa, sulla stessa scia del biopic sui Queen che, inaugurando una serie – spero lunga – ha garantito il suo primo Oscar al grande attore Rami Malek.
L’attrice scelta per interpretare Whitney, Noemi Ackie, non è molto conosciuta, ma è piaciuta a critica e pubblico per la sua Anna in Lady Macbeth. Difficile non pensare, un po’ come per Malek quando impersonò Freddie Mercury, che sia impossibile imitare Whitney, in primis, perché era talmente bella e, in secondo luogo, per la sua voce incredibile. Infatti, al contrario di Malek che mixò la sua voce con quella di Freddie per le parti cantate, le canzoni del film su the Voice saranno totalmente in playback e ci sarà solamente la vera voce dell’artista. Inimitabile per chiunque, davvero sarebbe troppo per una brava attrice arrivare a quelle doti canore.
Nel frattempo, puoi goderti il trailer:
La vera storia di Whitney Houston
Nessuno voleva parlare di Whitney Houston, ha dichiarato McDonald. Eppure, lui è riuscito a raccontare la vera storia, quella non detta, della grande artista.
Ecco spiegato perché, per raccontarti chi era davvero Whitney Houston, mi sono basata sul lavoro di questo grande regista.
Chi è stata Whitney Houston
Prima di tutto, un rapido excursus sui suoi successi discografici.
Whitney Houston, classe 1963, è stata una grande artista, una vera diva, vincitrice di 6 Grammy Awards, 22 American Music Awards e riconosciuta internazionalmente come la voce più talentuosa di tutti i tempi. La reinterpretazione del brano I will always love you per il film (in cui recita lei stessa) The Bodyguard del 1992, divenne il singolo più venduto nella storia da un’artista femminile, con oltre 16 milioni di copie vendute. In totale, tra singoli e album, le vendite ammontano a 220 milioni in tutto il mondo, consacrandosi ad una delle artiste femminili più di successo della storia.
Gli esordi di Whitney
Whitney era figlia d’arte, perché la madre era una cantante professionista e affermata, seppur senza aver avuto un enorme successo. Anche le zie si esibivano nel canto con doti fuori dal comune.
Tuttavia, Whitney era diversa, aveva una voce che nessuno aveva mai sentito, un talento innato che ha coltivato fin da piccola, cantando nei cori (i famosi Gospel) della chiesa, che per molti anni è stata la sua seconda casa. Era una bambina semplice, gioiosa, molto legata ai genitori e senza frivolezze nella testa.
Whitney ha sempre cantato come ha voluto e quello che le andava a genio, anche se all’inizio non era quanto le case discografiche stessero cercando. Si esibiva in canzoni quasi senza musica (a cappella), in cui la sua voce angelica riecheggiava nella sua purezza in solitaria, perché non aveva bisogno di nient’altro. Era talmente giovane da aver tutto il tempo per diventare una star. Sua madre le aveva insegnato a cantare con il cuore, con la mente e con l’anima e Whitney l’aveva appreso alla grande, arrivando ad un livello sublime. Le sue canzoni coinvolgevano l’audience perché scaturite da emozioni reali, sincere, in cui tutti potevano immedesimarsi.
Nel frattempo affrontava il divorzio dei suoi genitori, che amava tantissimo, da cui rimase molto scossa e infragilita. Forse una delle ragioni che in seguito la portarono sulla strada della rovina.
Whitney cominciò a farsi notare
Dopo qualche anno, le prime offerte cominciarono ad arrivare finché un noto manager (Clive Davis) si innamorò letteralmente di lei, sia della sua splendida e unica voce, sia della sua femminilità e innocenza, e le propose un contratto di registrazione per tutto il mondo.
E da lì, le prime apparizioni in TV rivelarono questo talento nascosto in tutta la sua luce. Una luce quasi divina.
E il successo planetario non tardò ad arrivare.
Il grande successo mondiale di Whitney
Il suo primo album del 1985, omonimo, le assicurò le vette della classifica per sette singoli, un primato tuttora imbattuto. Io stessa adoravo quelle canzoni pop, ma soprattutto lei, Withney, perché, oltre ad essere bellissima, cantava come un’aliena. Tutte volevamo imitarla nel look e per un breve istante abbattemmo anche le barriere del colore della pelle.
Il secondo album, Whitney, contiene una delle canzoni che preferisco di quest’artista: I wanna dance with somebody.
Ho già elencato i numerosissimi riconoscimenti che ottenne, Grammy Awards e American Music Awards: ciò le regalò anche le copertine di tutti i principali Magazine del mondo.
I record di Whitney
Withney fu la prima artista ad esibirsi in Sud Africa dopo la fine dell’Apartheid, dove incontrò anche Nelson Mandela.
Cantò l’inno nazionale americano al Super Bowl in un anno critico per gli Stati Uniti, perché coinvolti nella guerra del Golfo, nel 1991. Nonostante i contorni dell’evento fossero poco sereni, la sua indimenticabile esibizione fece sentire tutti orgogliosi di essere americani. Ecco mostrato il vero potere della musica.
Ti lascio apprezzare tutta la sua bravura in questo video originale:
Il lato oscuro di tanta fama e bellezza?
Spesso invidiamo chi possiede fama e bellezza, perché immaginiamo che la strada del successo e della realizzazione personali si spianino davanti a noi, come per magia.Nel caso di Whitney, fama e bellezza crearono sin da subito un cocktail assai pericoloso, perché Whitney cominciò a capire che poteva divertirsi e anche parecchio. Frequentava molti uomini, alcuni famosissimi, che spesso la tartassavano di messaggi e, puntualmente, rifiutava.Purtroppo non si è fermata al solo sesso e divertimento, ma ha cominciato, insieme ai fratelli, a fare uso di droghe. Altre bellezze famose del passato ebbero problemi legati agli uomini: ad esempio, Lady D e Marylin Monroe. In quest’articolo che le ricorda, ho cercato di mettere a fattor comune le due bionde più celebri della storia.Whitney e la famiglia
Whitney ha sempre amato la sua famiglia. Infatti, quando i soldi cominciarono a circolare, Whitney assoldò quasi l’intero nucleo famigliare, dando a tutti un ruolo nel suo business da cantante famosa. La famiglia era la priorità numero uno per lei e lo dimostrò con queste assunzioni generose.Tuttavia, il frequentare persone dedite alla droga non basta a spiegare il comportamento auto-lesionista di Whitney. Più tardi negli anni, emerse che da ragazza fu abusata da un membro della sua famiglia, la cugina Dee-Dee Warwick (la famosa Dionne) e che non avesse mai superato tale violenza. Lo stesso McDonald affermò che il comportamento di Whitney era strano e che, pur essendo una donna bellissima, non era particolarmente seducente o sexy, il che lo aveva condotto all’idea di un possibile abuso. Aveva ragione.Questa fu la rivelazione che rese il suo documentario così unico.Ascolta le dichiarazioni rilasciate dal regista durante un’intervista:McDonald aveva colto nel segno: per anni tutti ci siamo chiesti come mai Whitney era così tormentata, portata all’auto-distruzione, fino ad essere schiava delle droghe. Grazie al coraggio di questo lavoro, approvato dalla famiglia Houston, lo abbiamo scoperto. E, come lui, l’abbiamo amata ancora di più.
La sua anima pura e gentile subì un trauma da cui non si riprese mai più: non si sentì mai a suo agio nel suo meraviglioso corpo. Per sfuggire a questo malessere e per trovare sollievo, percorse la via della droga, da cui, fondamentalmente, non si allontanò mai; vi ha trovato, purtroppo, la fine.
Whitey
Ci fu un momento in chi Whitney fu accusata di aver abbandonato le sue radici soul e di aver cantato nello stile dei “bianchi”. Il suo nome su storpiato in “Whitey” e molti dei suoi concerti e premiazioni furono boicottati.
Tuttavia, Whitney superò questo momento perché, per fortuna, era molto convinta di essere nel giusto e che non importava che colore avesse la sua musica, era pur sempre quello che aveva nel cuore e nell’animo.
The Bodyguard
Whitney era diventata talmente popolare che le proposero di diventare un’attrice: recitò nel mitico film The Bodyguard accanto a Kevin Kostner. Io ricordo di essere andata al cinema e di aver cantato (a mio modo!) a squarciagola una delle canzoni d’amore più belle di tutti i tempi, I will always love you.
Qualche anno prima, le avevano proposto un ruolo anche nei Robinsons, ma a causa dell’impegno costante che la serie richiedeva, avrebbe dovuto abbandonare la carriera di cantante. Forse, con il senno di poi, avremmo, sì, perso un gran talento, ma oggi sarebbe ancora qui. Nessuno può saperlo.
Whitney e l’amore-odio per Bobby Brown
Durante una premiazione conobbe il cantante Bobby Brown, una persona molto diversa e lontana dalla sua raffinatezza. I genitori non capirono mai perché avesse scelto proprio lui, pensarono che la facesse sorridere e stare bene. Con il senno di poi, questa scellerata scelta è conseguenza delle violenze subite da ragazza. Whitney lo amò a tal punto da sposarlo, nonostante i continui litigi, le molestie e la dipendenza dalle droghe che, per assurdo, li legava a doppie mani.
Ad ogni modo, qualcosa di buono nacque da quell’unione assurda e pericolosa: Whitney, infatti, rimase incinta subito e nel 1993 partorì Bobbie Kristina, una dolce bambina che già dall’infanzia dovette convivere con la presenza assidua dei paparazzi, violenza domestica, con genitori in lotta con problemi di droga. Più volte, infatti, la coppia finì sui giornali, perché Whitney aveva riportato segni di violenza famigliare, senza mai esporre denuncia.
Mentre Whitney saliva sempre più in alto, il marito arrancava sempre più per restare, non dico alla sua altezza, ma almeno sullo stesso pianeta. Lei pur di non rovinare il rapporto e perdere il marito, decise inconsapevolmente di mollare un po’ il colpo.
Tuttavia, Whitney attese che la figlia compisse 14 anni, per separarsi dal marito.
Bobbie e Whitney
Naturalmente, essere madre non le impedì di continuare la sua meravigliosa carriera da cantante e si impegnò a rimanere sempre accanto alla sua bambina, anche durante le diverse tournée. Molte volte la portò con sé sul palco, dedicandole dei brani. Forse, quello non era l’ambiente più adatto, però l’amore che aveva per lei fu davvero enorme.
Inizialmente, Withney inserì la voce della ragazza in alcune frasi dell’album My love is your love, ma un vero duetto di lei e Bobbi compare nell’album di Natale del 2003, One Wish: The Holiday Album Whitney, nel tenero brano The Little Drummer Boy, così difficile oggi da ascoltare, sapendo come si sono svolti i fatti negli anni successivi. Nonostante la partecipazione della figlia, l’album non ottenne il successo di vendite sperato.
Gli ultimi anni e la scomparsa
I look to you, del 2009, è l’ultimo album della grande Whitney e nel 2010 si concluse l’ultima tournée mondiale dal titolo Nothing but love che vide anche due date in Italia. Infatti, nel nostro Paese questo album ebbe un enorme successo e Whitney ricevette anche il disco d’oro.
Crediti immagine
Asterio Tecson, CC BY-SA 2.0
L’abbiamo vista dimagrire, fino ai limiti dell’anoressia, a causa della cocaina. L’abbiamo vista morire e risorgere, fino addirittura a mostrare qualche chilo di troppo. Le abbiamo notato qualche ritocco al volto che, in parte, l’hanno modificato. Nessuno immaginava a quell’epoca il disagio, la sofferenza che Withney aveva nel cuore.
Gli alti e bassi a cui è andata incontro negli ultimi anni della sua carriera, probabilmente, hanno contaminato l’immagine della purezza a cui tutti l’associavamo. È stata una doccia fredda per chi, come me, la seguiva sin dagli esordi.
Tuttavia, l’apprendere della sua morte, nel 2012, in quella stanza d’hotel, il Beverly Hilton di Los Angeles, annegata nella vasca da bagno – stessa sorte toccata ad un’altra voce indimenticabile, Dolores O’ Riordan dei Cranberries – non le rendeva giustizia. Come poteva andarsene così una delle più grandiose voci che l’umanità abbia mai udito?
Ricordo di aver pianto disperata e di aver ascoltato ininterrottamente, per giorni interi, tutte le sue canzoni.
La stessa sorte toccò alla figlia Bobbie
Eppure, la tragedia non era ancora finita: la figlia, non riuscendo a trovare pace dopo la morte dell’amata madre, cominciò a far uso di sostanze psicotrope. Purtroppo, nel 2015, quasi in modo identico alla madre, Bobbie fu trovata in stato di semi incoscienza in una vasca da bagno, per annegamento indotto da intossicazione di droghe. Nonostante i disperati tentativi di salvarla, morì a soli 22 anni. Il suo fidanzato fu indagato per la morte di Bobbie, in quanto ritenuto legalmente responsabile. Forse non sapremo mai com’è davvero andata quella notte, se Bobbie abbia voluto farla finita per sempre con la sua infinita sofferenza.
Incredibile pensare che la mamma e la sua bambina, se ne siano andate in punta di piedi a così pochi anni di distanza una dall’altra. Ancora più assurdo è sapere che, neppure tre anni fa, a inizio 2020, anche Nick Gordon, l’ex di Bobbie è morto a causa di un’overdose.
Non posso che pensare ai Kennedy o ai Casiraghi: famiglie spezzate da più di una morte, quasi fosse un destino segnato da tempo.
The Voice ha scritto la storia
Qualche anno fa, nei miei deliri puerili, volevo intraprendere una carriera da cantante. Sin da ragazzina mi registravo imitando varie artiste, tra cui Madonna, Dolores O’ Riordan, Guen Stefani, ecc., pensando di inviare tali registrazioni per ottenere qualche provino. In molti mi hanno detto di possedere una bella voce, e dopo una breve esperienza di canto in un paio di gruppi rock, ho capito che le mie corde vocali non avrebbero retto a lungo.
Comprai il libro di vocal coaching di Roger Love, leggendo il quale scoprì che molti cantanti famosi si erano a lui rivolti per migliorare la tecnica. Tra questi, ebbene, ci fu anche la regina del soul, Whitney. Mi ricorderò sempre come la descriveva: la Houston, secondo Roger Love, aveva bisogno di abbandonare la sua mania di cantare con registro di testa che lei adorava. Mi fa tenerezza pensare che persino una cantante eccezionale come lei avesse bisogno di consigli.
In poche possono permettersi di imitare Whitney, la sua voce, il suo vibrato, sono impossibili per le “normali” ugole umane. Infatti, nessuno osa neppure intonare una canzone al karaoke e nemmeno dopo aver bevuto! La figuraccia è assicurata, ma soprattutto, meglio lasciare intatto il suo ricordo così com’è.
A distanza di anni, infatti, amo riascoltare le sue canzoni, piene di amore, malinconia e sentimento. Se dovessi dedicare una canzone d’amore a qualcuno, I will always love you è la sola a cui penserei. Il migliore brano sull’amore mai scritto e magistralmente interpretato da Whitney. Ogni volta che lo ascolto, mi vengono le lacrime agli occhi, senza pensare ad una persona in particolare, se non a the Voice: è emozione allo stato puro, mi lacera il cuore, mi esalta, mi infonde speranza e mi uccide. In pratica, fa di me quello che vuole. È grazie alla sua voce e alla sua anima innocente che ci è riuscita. La voglio ricordare in questa immagine meravigliosa, all’apice della sua fugace carriera, con quella grinta e quel sorriso che non moriranno mai.
Crediti immagine
Lander Pauwels 2006, CC BY-SA 4.0
Whitney mi manca, vorrei sentirla cantare ancora, con quella voce sublime, dalle tonalità molto alte, perfette e pure. Una voce che affonda le sue radici nel Gospel, un genere di musica che mi ha sempre affascinato.
Il sito di Whitney Houston e la fondazione
Per fortuna, per i fans, è possibile trovare conforto tra le pagine del sito di Sony Music a lei dedicato. Infatti, c’è una sezione notizie per essere sempre aggiornati, si possono condividere foto e video, e, naturalmente, acquistare album, raccolte e merchandising di vario genere.
La fondazione che porta il suo nome, sin dal 1987, invece, ha come obiettivo di sostenere i giovani meno fortunati, di ispirarli e di portar loro fiducia in un futuro migliore. Anche noi possiamo fare la nostra parte!
Conclusioni
Anche se non dovessi andare al cinema, guarderò sicuramente il suo biopic. Sono curiosa di vedere come questo regista sensibile e creativo saprà raccontare una storia tanto magnifica, quando dolorosa.
Come nel pezzo dedicato a Freddie, ho cercato di comunicarti tutta la mia passione per la musica e per i cantanti eccezionali che ho avuto la fortuna di avere come colonna sonora per una parte della mia vita.
Spero, pertanto, che questo articolo ti sia piaciuto, sia che tu sia un fan di Whitney Houston, sia che tu prediliga Céline Dion o Mariah Carey. In questo caso, condividilo con i tuoi amici.
A presto,
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