Indice
L’Experience Area di Focus Live
Il leit motiv: energia e climate change
La scienza, indiscussa protagonista del Focus Live
Gli ospiti speciali del Focus Live
I volti nuovi della divulgazione scientifica
La chiusura diel Focus Live
Conclusioni
Riferimenti
Il nuovo format del Focus Live
L’edizione di Focus Live del 2022 è stata senza dubbio una delle più entusiasmanti degli ultimi anni: il Museo Leonardo da Vinci di Milano ha registrato il tutto esaurito per tutte e tre le giornate. In totale, 15000 visitatori per 70 eventi!
Diretta streaming e molto altro
Come d’abitudine, anche quest’anno ho seguito la diretta streaming sul canale di Focus. Ovviamente, non tutti gli interventi sono stati resi disponibili, ma, di sicuro, alcuni tra i più interessanti. Il nuovo format di quest’anno ha previsto una commistione di scienza, arte e musica, voluto fortemente dal direttore di Focus, Raffaele Leone.
Naturalmente, Focus Live non significa solamente interventi dal vivo con ospiti eccezionali, chiamati a presentare, illustrare e svelare i segreti della scienza e delle scoperte, ma anche esplorare i laboratori allestiti per giovani e adulti, la possibilità di ricevere una dedica sul libro del proprio autore preferito e visitare alcune aree del museo.
L’Experience Area di Focus Live
Un’esperienza a 360° che lascia il segno nelle menti di chi ha tutto il futuro davanti a sé.
Infatti, uno degli scopi fondamentali di queste giornate del Focus Live, è proprio quello di avvicinare gli adolescenti alla scienza, alla tecnologia, alla medicina e allo spazio.
Non solo, anche sensibilizzarli ai problemi che affliggono il nostro Pianeta, dal climate change, al pericolo di estinzione di alcune specie animali, ma anche ispirarli verso i nuovi lavori del futuro.
Se fossi un genitore, di sicuro porterei i miei figli ad assistere a questo meraviglioso evento, per giunta organizzato da Focus in un luogo straordinario come il Museo della scienza e della tecnica di Milano.
I laboratori di Focus Live
All’interno del padiglione aeronavale del Museo, sono stati allestiti svariati stand ed esperienze, affinché tutti possano toccare con mano i progressi nella ricerca scientifica. È bello essere o tornare bambini!
I più visitati dagli spettatori, sono stati i seguenti:
- Il Metaverso Experience, un luogo virtuale dove esplorare le meraviglie del Sistema Solare (risoluzione 2K, 90 fps con suono surround stereo)
- A spasso su Marte, un’esperienza realistica di camminata sul Pianeta Rosso, con gravità simulata
- L’atlante del corpo umano in 3D di Humanitas University, nel cui stand era possibile imparare alcune manovre salvavita, come il massaggio cardiaco
- Eagle has landed, una fantastica esperienza in realtà virtuale che riporta alle missioni Apollo, in particolare, a bordo del modulo lunare, accanto ai due astronauti più famosi della storia: Neil Armstrong e Buzz Aldrin
Crediti imagine Focus (https://www.focus.it/focuslive/metaverso-un-avventura-spaziale)Torna all’indice
Il leit motiv: energia e climate change
Mi spiace solamente che il direttore non abbia puntato l’attenzione sulle missioni Artemis: forse, perché non rubassero la scena al protagonista dell’anno, il climate change.
Infatti, Il Focus Live non poteva non trattare in modo molto approfondito uno dei temi, da anni, al centro delle strategie europee che conducono all’abbandono delle fonti fossili, in favore delle rinnovabili. Se vuoi approfondire questo tema, ho scritto ben due articoli. Li trovi nella categoria ambiente.
L’acerrimo nemico dell’opinione pubblica: il nucleare
Mi ha sorpreso non vedere nel ricco palinsesto di Focus Live nessun intervento sul nucleare: eppure, è uno dei candidati per l’energia pulita, a patto di riuscire nel prossimo futuro a controllare le reazioni nucleari necessarie per produrre un quantitativo di energia sufficiente.
Siamo ancora lontani dal realizzare una centrale basata sulla fusione nucleare, è certo, ma, purtroppo, in molti non hanno superato il timore causato da Chernobyl o Fukushima.
Soprattutto perché su Fukushima i media hanno distribuito una notevole quantità di fake news: tenendo conto della difficile situazione in cui versava il Giappone in seguito al tremendo terremoto che aveva colpito poche ora prima il Paese, l’emergenza alla centrale nucleare è stata gestita in modo pressoché magistrale. Nessun morto è stato registrato, ad eccezione di un operaio che è stato colpito da un detrito.
Questo pazzo, chiamato clima
Tornando al climate change, alcuni interventi al Focus Live sono stati più incisivi di altri. Ad esempio, C’erano una volta le quattro stagioni con Luca Mercalli e un ensemble dell’Orchestra Sinfonica di Milano, a conclusone della prima giornata, mi ha estremamente affascinato.
Innanzitutto, per la bravura come speaker dell’esperto climatologo e per gli intermezzi di Vivaldi suonati dagli eccezionali musicisti. Un binomio inedito, quanto d’effetto. Ti consiglio il video dell’intervento di questa prima giornata (dal tempo 9H41).
Salviamo il mare
Un altro intervento interessante dal palco principale di Focus Live, forse perché vivo in una località balneare, è, per l’appunto, Una finestra sul mare: com’è possibile salvare il mare e le specie che lo abitano, nonostante la pesca indiscriminata, l’aumento della temperatura, il turismo spinto all’estremo. Molto belle anche le immagini dei fondali, che incollo qui sotto in versione collage di screenshot presi durante la diretta.
Infine, molti interventi hanno chiarito gli aspetti più pratici del clima, passando dai termini inventato ad hoc dai media (es. la famigerata bomba d’acqua), a come interpretare le previsioni meteo e soprattutto le allerte della Protezione Civile.
La scienza, indiscussa protagonista del Focus Live
Potrei quasi scrivere un articolo per ogni tema durante il Focus Live, visto il livello incredibile degli interventi che si sono susseguiti al Focus Live di quest’anno. Tuttavia, cercherò in questo paragrafo di sintetizzare alcuni tra i più interessanti.
La fisica delle alte energie
Abbiamo sentito parlare del Bosone di Higgs in modo quasi ossessivo quando ne è stata confermata l’esistenza al CERN. Tuttavia, come ha detto il prof. Guido Tonelli (all’epoca parte del team che ha portato a questa pietra miliare nella fisica delle alte energie) durante il suo intervento al Focus Live, il Bosone è uscito in sordina dalle news dei media.
Paradossalmente, il lavoro del CERN è appena cominciato: resta ancora da verificare da che tipo di particelle sia composta la dark matter (materia oscura). Sinceramente, non vedo l’ora di scoprirlo!
La particella di Dio
Come mai il bosone di Higgs è stato chiamato la particella di Dio? Tonelli ce l’ha ricordato: deriva da come i fisici americani l’avevano soprannominata, la Goddamn particle, a cui, grazie ad un’intuizione di marketing (strano!) è stata tolta la parte negativa, lasciando quella positiva e, pertanto, più rivendibile.
Non sappiamo di non sapere
Dalla fisica quantistica alle stelle e oltre: l’intervento misto ESA-architettura ha svelato una mostra, intitolata Unknown unknowns alla Triennale di Milano, che ha come protagonista, l’ignoto.
Per citare alcuni esempi autorevoli dell’esposizione, la costante cosmologica, rappresenta un unknown unknown: Einstein la introdusse nella sua formula al fine di ottenere un universo statico. Infatti, all’epoca la comunità scientifica non era ancora pronta al concetto di espansione.
Oppure, la scoperta di Dirac sull’esistenza dell’anti-materia (per ogni quark, esiste un antiquark), confermata anni dopo da Andersen.
Cavalcando il concetto di cigno nero, tornato alla ribalta con la pandemia, da molti considerato un evento Unknown unknown (che poi, così sconosciuto non era: basti pensare all’epidemia della Spagnola), la fisica Ersilia Vaudo (ESA) e l’architetto milanese Stefano Boeri (progettista del bellissimo Bosco Verticale) hanno allestito questa mostra con lo scopo (molto umile, direi) di provare a rispondere ad alcune domande riguardanti ciò che ancora non sappiamo di non sapere. Modestia a parte, si tratta di un perfetto esempio di contaminazione tra scienza (astronomia e astrofisica) e arte (non solo la progettazione architettonica di alto livello), intrigante e affascinante. Se hai occasione di visitarla – e credo ne valga la pena – sarà disponibile fino all’11 dicembre.
Crediti imagine Forgemind ArchiMedia, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0
Abitare con personalità ecologica
Rimanendo nell’ambito abitativo, ho trovato molto attuale e utile l’intervento al Focus Live di Gianni Terenzi, bioarchitetto che ha illustrato alcuni materiali totalmente ecologici con cui realizzare le nostre case.
Se la bio-edilizia non esiste, la buona edilizia è applicabile, utilizzando in modo efficiente gli agenti esterni (sole e vento). Per gli edifici, sughero tostato come isolante, lana di pecora per il cappotto, mattoni di calce e canapa per i muri o vernici senza chimica. Davvero entusiasmante!
L’inquinamento indoor, il più pericoloso
In effetti, spiegava il dott. Terenzi, la maggior parte dell’inquinamento a cui siamo sottoposti quotidianamente, è legato agli interni. L’80% arriva dai mobili (formaldeide, la melammina e altre sostanze tossiche), il 20% dall’involucro della casa.
Tuttavia, è specialmente il fumo dei fumatori ad essere molto dannoso per la nostra salute. Pertanto, prima di parlare di bio-architettura, sarebbe opportuno modificare, in primis, le cattive abitudini!
La console high-tech del chirurgo
Uno degli interventi che più ho apprezzato dell’intero palinsesto del Focus Live, in particolare, per la presenza in situ dello strumento oggetto della presentazione, è stato la dimostrazione pratica della prof.ssa Franca Melfi, docente di chirurgia robotica applicata al torace. La Melfi, entusiasta e appassionata della chirurgia digitale, ha spiegato che il principale successo dell’impiego dei robot per gli interventi di questo tipo è la micro-invasività: grazie alle telecamere che, non solo permettono viste da angolazioni impossibili per il medico, ma ingrandiscono di decine di volte l’immagine, consentendo operazioni pressoché perfette in termini di esecuzione. Ad esempio, minor numero di vasi sanguigni recisi, significa minor sanguinamento.
La dimostrazione in diretta mi ha colpito molto: la professoressa ha praticato la sutura all’interno del polmone di un manichino. Incredibile come le sue mani robotiche fossero agili e millimetriche nei movimenti. Tale macchinario è usato per addestrare i medici alla nuova tecnologia; nel contempo possono apprendere anche i concetti della chirurgia. Un beneficio aggiuntivo, per nulla trascurabile, è quello di attirare i giovani verso questa professione che, da sempre, è considerata di élite.
I cari estinti
Chiudo con un rapido excursus sugli animali in via di estinzione portato dal WWF qui al Focus Live: da anni seguo quest’associazione e la supporto con alcune donazioni. Mi piacciono tutti gli animali (al contrario di Barbascura X, non me ne voglia!), li trovo molto più umani di certi uomini.
Pensare che noi decidiamo, più o meno direttamente, quali specie devono vivere e quali morire, è assurdo. Alcuni tra le più meravigliose creature potrebbero in un futuro, nemmeno tanto remoto, lasciare per sempre il Pianeta.
Come potremmo giustificarci con le future generazioni? Immagino un ipotetico discorso: “Ma… le tigri, esistevano davvero? L’orso polare era cattivo o buono? E i lupi? Li abbiamo uccisi perché ci mangiavano le galline?!”. Tristissimo, oltre che raccapricciante e persino offensivo nei confronti di animali che continuerebbero secondo le leggi di Darwin ad abitare la Terra.
E, invece, no! Decidiamo noi. Ecco che invoco, non solo la ragione (che forse abbiamo perso strada facendo), ma anche la sensibilità, il cuore e soprattutto l’amore per ridurre i disastri ambientali che stiamo producendo. Diamo dignità a tutti gli animali. Per di più, i cambiamenti climatici uccidono anche noi! Se non ci curiamo delle altre specie viventi, pensiamo almeno a noi e, indirettamente, salveremo anche loro.
Gli ospiti speciali del Focus Live
Il bellissimo e velocissimo Marcell Jacobs
Ad aprire gli interventi del Focus live in streaming quest’anno è stato il campione olimpico Marcell Jacobs. Il tema affrontato è come la tecnologia moderna aiuti gli atleti di alto livello a migliorare sempre più, correggendo difetti impercettibili all’occhio umano.
Sappiamo che Marcell ricorre anche al coaching mentale, tuttavia, la data analysis è la parte più interessante per gli spettatori di Focus.
Marcell ha dovuto togliere un dente per rendere ancora più performante la sua falcata: parrebbe che influisse sulla sua postura durante la corsa. Questo intervento è stato evidenziato dall’analisi dei dati raccolti durante gli allenamenti e correttamente interpretato e applicato dal suo allenatore.
Marcell è tra gli sportivi che più sono a loro agio davanti alle telecamere: la sua parlantina romagnola e sciolta lo rende molto simpatico, oltre che fisicamente superlativo. Credo che in parte sia dovuto anche alla predisposizione delle nuove generazioni, sempre più connesse e abituate alla condivisione.
Crediti immagine CC BY 3.0, https://creativecommons.org/licenses/by/3.0
Il mitico Paolo Nespoli
Altro grandissimo ospite presente al Focus Live, come in precedenti edizioni, è stato Paolo Nespoli, uno tra i più amabili astronauti italiani. Paolo è così come lo vedi: sé stesso, sempre e comunque. Per questo motivo lo ammiro e gli voglio bene.
Si è presentato in qualità di autore di romanzi, inedita per un professionista dello spazio, per presentare il suo ultimo libro, L’unico giorno giusto per arrendersi.
La caratteristica interessante di quest’opera, così come dichiarato dall’autore durante il suo intervento, è di essere una verità romanzata, per evitare di riferirsi a fatti e persone reali, pur togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. Nespoli, infatti, svela il lato oscuro dalla collaborazione tra astronauti: è tutta una facciata, perché è la competizione a far da padrona.
L’idea mi è piaciuta al punto che potrei applicarla anch’io al mio libro sull’aeronautica. Più che sassolini, io ho degli asteroidi da togliere dalle mie scarpe!
L’eredità di Rita Levi Montalcini
Infine, lo special event di Focus Live: omaggio alla grande scienziata italiana Rita Levi Montalcini, ricordata tramite le parole della nipote Piera e le immagini proiettate. La famiglia Levi Montalcini era così straordinaria vista dall’esterno, piena di talenti e molto colta, eppure vissuta come ordinaria, da chi vi faceva parte.
Sicuramente, il background ha influito molto sulla vincitrice del premio Nobel, tuttavia, c’è voluto del tempo prima che Rita capisse quale fosse la sua strada. Non scoraggiarti, pertanto, se tu non ci sei ancora arrivato: magari sei stato destinato anche tu a vincere un Nobel!
I volti nuovi della divulgazione scientifica
Per molti, ma non per tutti: divulgare è un’arte. Se penso ad un divulgatore di eccezione, il primo nome che affiora è quello di Piero Angela, recentemente passato a miglior vita.
Il primo Super Quark non si scorda mai
Angela ha lasciato un vuoto enorme: è stato il primo a raccontare argomenti complessi, come la relatività, le reazioni nucleari, le missioni spaziali, con una semplicità disarmante. Piero ha incantato e istruito milioni di persone, ispirandole ad approfondire gli argomenti che ritenevano più appassionanti. Il suo Super Quark, con quella sigla mitica, ha avuto un seguito incredibile anche negli ultimi anni, merito del suo creatore.
Divulgare sui Social Media
Tuttavia, come in ogni ambito, anche la divulgazione si è evoluta. Oggi i principali divulgatori sono su YouTube e Tik Tok. I più famosi e seguiti hanno basi solide, sono laureati in materie specialistiche, molto ben informati su vari aspetti, sono aiutati da altri membri del team, laddove non siano in grado, da soli, di affrontare un argomento.
Di questi, la maggior parte è piuttosto seria e, se vuoi, un po’ noiosa (come Geopop, super seguito); altri, specializzati in campi di per sé già molto appassionanti, hanno saputo e utilizzare le proprie caratteristiche personali, regalandoci emozioni miste (come Adrian Fartade). Infine, ci sono coloro che definisco outsider: o perché raccontano un lato recondito della scienza, o perché il loro lato comico che, in teoria, poco ha a che spartire con la scienza, crea dipendenza.
Gabriella Greison
Ho conosciuto (in senso virtuale) Gabriella Greison durante il Focus Live di qualche anno fa (ho scritto a proposito di due edizioni: quella del 2021 e del 2020) e mi ha subito colpito per, innanzitutto, la sua bellezza, empatia e simpatia, nonché la sua capacità da intrattenitrice sul palco.
Gabriella è una fisica che ha lottato per emergere in un settore in predominanza maschile. Lei stessa ha dichiarato che, non appena mostrava l’intenzione di realizzare qualcosa di diverso o innovativo, le tarpavano le ali.
Per nostra (e sua) fortuna, non si è lasciata scoraggiare ed oggi è molto popolare sui Social, è possibile acquistare i suoi libri (e audiolibri) e assistere ai suoi spettacoli teatrali.
Ecco un suo monologo al TEDx:
A Focus Live 2022 Gabriella ci ha regalato #maestre, un monologo che racconta le scienziate dietro alcuni premi Nobel, per i quali non sono state nemmeno nominate, in quanto donne.
Tra le tante protagoniste, quella che più mi ha affascinato è l’attrice Hedy Lamarr, inventrice del moderno bluetooth. In realtà, Hedy aveva un progetto molto più ambizioso: realizzare un sistema di guida a distanza per siluri, per contrastare i sommergibili nazisti, utilizzando parti utilizzate nella produzione musicale (amplificatori, piatti di batterie, ecc.).
Tale progetto, ignorato dalla Marina americana, divenne utilissimo nella telefonia, perché in grado di trasmettere segnali a spettro espanso: ha dato vita alla moderna tecnologia bluetooth. Un brevetto che le è stato riconosciuto diversi anni più tardi.
Davvero una storia affascinante. La Greison sa raccontarla magistralmente, ti immerge realmente nella mente della donna di cui illustra le gesta, ti trasporta fisicamente nell’atmosfera di quell’epoca.
Se non conosci Gabriella, cercala sui suoi canali Social: Greison Anatomy (LOL) è il suo nome d’arte.
Barbascura X
Non conoscevo questo divulgatore “sui generis”, lo ammetto. Infatti, il suo intervento irriverente mi ha, non solo divertito, ma incuriosito. Così, sono andata a cercarlo su YouTube e ho avuto una piacevole sorpresa: il primo video, a proposito delle orche (un ragazzino durante il suo show a Focus Live ha voluto sapere quando sarebbe uscito il secondo episodio) è da guardare assolutamente:
Già il numero delle visualizzazioni prometteva bene: 1,1 milioni. Per non parlare degli altri video; quello, ad esempio, che narra della sua imbucata ad un convegno di terrapiattisti ha avuto addirittura 5,6 milioni di views.
Ad ogni modo, nonostante la durata fosse ragguardevole (46 minuti), l’ho guardato fino alla fine, con tanto di condivisione ai miei più cari amici. Davvero molto divertente (anche se vi è presente un po’ troppo turpiloquio, essendo destinato in primis ai giovani) e, allo stesso tempo, istruttivo (a modo suo).
Pensa che la parte più divertente è stata quella dedicata allo sponsor. È un genio.
Lo stesso dicasi per gli altri: Barbascura X, con il suo sarcasmo e il suo accento pugliese, è capace di farti odiare (o amare?) alcuni animali curiosi, svelandone le caratteristiche peggiori che li rendono degli esseri disagiati.
È proprio il disagio il fil-rouge che accomuna la sua narrazione. Sia che si tratti di animali, sia di menti illustri.
Il suo monologo al Focus Live, infatti, era incentrato su Einstein. Albert è da lui dipinto come uno sfigato, uno scienziato che ha rinunciato a tutto pur di pubblicare la sua formula, quando avrebbe potuto chiedere aiuto al suo matematico di fiducia.
In poche parole, il numero di Barbascura sul genio e sul talento (che non esistono) merita di essere assaporato ed apprezzato, grazie all’ottica originale e piuttosto cinica, per mezzo della quale, questo giovane chimico ha scelto di divulgare.
Barbascura X è uno che ha vinto: dopo i primi tentativi (riassumeva e spolierava serie TV e film) non troppo riusciti, ha finalmente trovato un modo personale, coinvolgente e persino divertente, per aiutare i giovani a digerire concetti di per sé noiosi o poco interessanti.
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La chiusura del Focus Live
Sono state tre giornate intense quelle del Focus Live, e ricche di nozioni, approfondimenti ed esperimenti. Tuttavia, come tutte le esperienze piacevoli, prima o poi ci si avvia alla conclusione.
Un divulgatore Rai da seguire!
Un altro volto noto di Rai (e RaiPlay) è senza dubbio Telmo Pievani, divulgatore e conduttore, dotato di un modus divulgandi pacato, educato e classico.
Pur contrapponendosi totalmente a quello di Barbascura X, Telmo non è mai noioso, anzi è molto bravo a semplificare concetti complicati, un po’ alla Piero Angela. Il tono di voce è allineato con la sua personalità e, soprattutto, il suo amore per le varie discipline della scienza, dalla matematica, alla fisica, dalla chimica, all’astronomia.
Le storie della scienza
Il lato più interessante di questa serie (disponibile su RaiPlay) è il rivivere la storia dei protagonisti, quali Newton, Aristotele, Einstein, Marie Curie, ecc., non solo dal punto di vista scientifico, ma anche culturale e umano. Questo metodo ci porta ad essere più empatici verso gli scienziati; non solo, ci aiuta a ricordarne le opere, gli esperimenti, le scoperte.
il difficile compito di chiudere il Focus Live
Così come espressamente richiesto dal direttore di Focus, Telmo ha chiuso i tre giorni ricchi di eventi con un intervento speciale, toccando tutti i temi fondamentali della maratona di scienza.
In particolare, ripercorrendo la nostra storia, Pievani ha illustrato come l’uomo sia l’unico essere vivente che, dal proprio adattamento alle condizioni esterne, sia passato all’opposto, adattando il mondo alle sue esigenze.
L’uomo alleva bestiame per sfamarsi. Costruisce infrastrutture per spostarsi e vivere; estrae e produce tutto ciò di cui necessita per vivere. Fin qui, tutto sembra lecito, in perfetto stile machiavellico.
Purtroppo, però, questo comportamento è divenuto eccessivo nel corso dei secoli, portando effetti quasi irreversibili sul Pianeta. Le industrie e i trasporti hanno inquinato a tal punto la nostra atmosfera da averne cambiato (aumentandola) la temperatura. Le specie animali selvagge sono in estinzione e, al contrario, spopolano quelle legate alla nostra catena alimentare.
In pratica, l’uomo ha rotto diversi equilibri che, forse, è impossibile recuperare. Il problema è che, modificando in maniera così evidente la Terra, le prossime generazioni, non solo ne pagheranno le conseguenze, ma faranno più fatica a vivere.
Il paradosso si avvera: l’uomo ha talmente modificato l’ambiente in cui vive da aver difficoltà nel riadattarsi a sua volta. Se ti interessa scoprire qual è la soluzione secondo Pievani, non ti resta che guardare il suo intervento sul canale ufficiale di Focus.
Il discorso di ringraziamento del Direttore di Focus
Chiudo con una chicca.
Mi è molto piaciuto il discorso di Raffaele Leone. Ammetto che il direttore non abbia doti eccezionali di oratore, tuttavia, riesce a trasmettere la sua enorme passione per la scienza, la ricerca e l’esplorazione. Il concetto da lui espresso più volte è stato un profuso ringraziamento, sia agli ospiti per i loro interventi insightful e inspiring e ai numerosi sponsor (ovvero le aziende e startup che hanno creato le esperienze), sia a tutti i partecipanti all’evento. Senza il pubblico, in effetti, il Focus Live non sarebbe possibile.
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Conclusioni
In Italia dovrebbero essere organizzati maggiormente eventi come il Focus Live, non solo a Milano. Oltre ad essere un momento di avvicinamento alla scienza, alla ricerca, alla divulgazione e, da quest’anno, all’arte e alla musica, rappresenta una tappa fondamentale della crescita dei nostri figli che, accompagnati dai genitori, potranno scegliere, in maniera più ferma e decisa, il loro percorso formativo.
È proprio grazie a queste giornate che nascono nuove passioni o si confermano quelle già presenti. Persino l’incontro con ragazzi di altre scuole è formativo, anche per i genitori. Il confronto e la comunicazione, lo scambio di idee ed opinioni, non sono mai uno svantaggio, anzi, aiutano ad ampliare lo sguardo e ad aprirci verso nuovi orizzonti.
È esattamente questo il compito della scienza: aprire finestre sempre più ampie sul nostro Pianeta e sull’Universo che ci circonda.
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