Indice

Il lancio di Artemis in diretta sul canale YouTube NASA

A più di 50 anni dal Progetto Apollo, arriva Artemis

Perché torniamo sulla Luna

I protagonisti tecnologici del programma Artemis

Le missioni Artemis II e III: i prossimi step

Conclusioni

Riferimenti

Il 16 novembre 2022: una data da ricordare

Sono passati esattamente 50 anni (questo dicembre) da quando la NASA, nel 1972, decise di tagliare i fondi del programma Apollo, in procinto di concludere il suo ciclo di missioni “manned”. In quattro anni, solo dodici astronauti sono scesi sul suolo lunare. Con il passare del tempo, in molti avevano perso la speranza di tornare sul nostro satellite, finché non abbiamo sentito parlare del programma Artemis. Dopo un paio di rinvii, finalmente la missione ha preso il volo!

Il lancio di Artemis in diretta sul canale YouTube NASA

Non mi sono dovuta alzare all’alba, perché – per fortuna – il lancio era previsto all’ora in cui sono già in piedi per andare al lavoro. Mi sono collegata al canale YouTube di NASA e, senza aver il tempo di angosciarmi per il problema relativo al caricamento del propellente segnalato poche ore prima, il minuto seguente, ore 7h47 italiane, Artemis I ha effettuato il lift-off senza alcun problema.

Bravi tutti gli ingegneri che hanno risolto brillantemente i warning apparsi prima del GO finale. Merito anche di Murphy che, almeno questa volta, era in vacanza (lo avevo scritto in un post su Facebook).

L’atmosfera unica di un lancio in notturna

Assistere ad un lancio in notturna è sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto. Una ventina di anni fa ci andai vicina: acquistai un biglietto per il lancio dello Shuttle a mezzanotte (si trattava del mio regalo di laurea: un tour negli USA comprensivo di corso di inglese a San Diego). Peccato che, poco prima della partenza , mi avessero comunicato un delay di una settimana. Non ci voleva. Mi dovetti accontentare di osservare, dalla splendida spiaggia del parco naturale vicino a Cape Canaveral, il lancio di un meno entusiasmante razzo Atlas II e a mezzogiorno. Spettacolo emozionante, comunque, per le vibrazioni, il rumore e il fumo che emettevano i motori, nonché la velocità impressionante con la quale è salito in cielo, sparendo dalla mia vista.
Il lancio di Artemis all’1h47 americana ha colmato in parte questa mancanza. Come ha detto la direttrice del lancio, nonostante fosse notte fonda, tutti gli specialisti hanno almeno potuto ammirare una splendida vista. Dimmi se non ha ragione!

Crediti Foto NASA: lancio Artemis I

Crediti foto NASA

I ritardi della missione Artemis I

È noto che i ritardi nei lanci di missioni spaziali della NASA, specialmente quelli che hanno riguardato il programma Shuttle, siano piuttosto frequenti. Infatti, ci sono diversi elementi che conducono allo slittamento della data di lancio.

Se il meteo non promette bene

Innanzitutto, il meteo: la Florida è un bello Stato in cui vivere, il clima è caldo e accogliente, le tasse sono tra le più basse degli USA; tuttavia, è piuttosto soggetto agli uragani. Questi fenomeni atmosferici sono molto pericolosi e spesso distruggono tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Meglio non rischiare con un razzo costato un centinaio di milioni di dollari!

Artemis è stata piuttosto “sfortunata” da questo punto di vista: il lancio è stato ritardato di un mese, anche a causa dei violenti uragani che hanno sconvolto ad ottobre il Paese.

Quando i Ritardi sono per motivi tecnici

Tuttavia, lo scorso agosto, il primo lancio è stato abortito qualche minuto prima del “GO” per un guasto tecnico: alcune perdite nei serbatoi del propellente criogenico (idrogeno liquido) non permettevano il mantenimento della temperatura di operazione dei motori, con il rischio, di esplosione. Anche la seconda finestra è stata persa per lo stesso motivo.

Pur potendo capitare, anche alla NASA, di abortire una missione per ragioni tecniche, molti utenti non hanno avuto la minima pietà e si sono scatenati sui Social. Su Twitter ho visto apparire, praticamente in diretta, meme poco edificanti sull’Agenzia Spaziale Americana: foto in cui qualcuno aveva messo un porro (giocando sulla pronuncia: leek, porro, si legge leak, come perdita) al posto del razzo, post dove si consigliava loro di rivolgersi a Elon Musk la prossima volta, mai far fare un lavoro del genere ad una donna, ecc. Meglio mostrarti la foto che ho pubblicato sui miei canali Social:

Astronauta (Diesel) e lampada Moon

Tutto è bene quello che finisce bene

Non c’era il minimo dubbio che gli ingegneri NASA, bistrattati e oggetto di scherno, avrebbero avuto la meglio, consentendo alla missione di partire finalmente verso la Luna.

Ciò significa che le agenzie organizzative sono ancora in grado di ritenere personale skillato e competente, nonostante la concorrenza rappresentata delle aziende commerciali.

Se posso dire la mia, preferirei 1000 volte essere un dipendente NASA che Space X. Innanzitutto, per il simbolo che la NASA rappresenta; per la sua esperienza guadagnata in più di 60 inni di attività in tutti i campi spaziali, assicurandosi un bagaglio unico e prezioso. Infine, per essere stata la prima agenzia ad occuparsi di missioni spaziali, facendo sognare intere generazioni.

Può darsi che, in meritocrazia, funzioni meglio Space X. Riguardo alla burocrazia, non ho dubbi che in quest’ultima sia un non-problema. Tuttavia, resta il fatto che Elon Musk sia piuttosto aggressivo nella gestione dei dipendenti (vedi il disastro Twitter).

Artemis mi ha emozionato quasi come la prima volta (eppure, non c’ero!)

L’emozione è stata molto forte, avevo il cuore che batteva almeno a 120 bpm, ed ero commossa. Perché è da tutta la vita che aspettavo questo momento: il ritorno dell’uomo sulla Luna è ormai alle porte (e alla portata)!

Infatti, non essendo ancora nata nel 1969, ho potuto solamente approfondire a posteriori le missioni Apollo che, come ho scritto anche in altri articoli, rappresentano una pietra miliare nell’era spaziale. Ecco perché sono state protagoniste di numerosi film: l’ultimo degno di nota della serie è First Man del 2018 con Ryan Goslin; tuttavia, il più emozionante e ben realizzato è Apollo XIII di Ron Howard, uno dei registi più dotati in circolazione, con Tom Hanks.

Orion era vuota, ma che importa?

Come ha twittato il mitico astronauta Luca Parmitano (@astroluca), emozionarsi per un razzo vuoto è paradossale. In effetti, su Artemis, il modulo previsto per gli astronauti, la navicella Orion, era vuota.

Tuttavia, in pochi sono a conoscenza dell’esistenza di un paio di manichini a bordo (tipo l’autista piazzato sulla Tesla Rover spedita in orbita… chissà che fine avrà fatto?!), ritratti nei video di NASA Lo scopo dei manichini è testare le nuove tute degli astronauti.. Dobbiamo avere pazienza: nella prossima missione, prevista per il 2024, un equipaggio umano salirà a bordo, per culminare nella discesa sulla superficie.

Non me ne volere se non mi esalto che questa sarà la volta di una persona di colore. Mi chiedo: ha ancora senso nel 2022 di specificarlo? Non siamo tutti uguali? Lo trovo poco adatto al contesto e forse più “razzista” del non dire nulla.

Carichi secondari SLS missione Artemis I

Crediti infografica NASA

Alexa, il nuovo HAL9000

Durante la diretta della NASA per il lancio di Artemis, le bravissime speaker hanno spoilerato, a mio parere, un grande improvement tecnologico disponibile per gli astronauti coinvolti nell’Artemis II: nella prossima interfaccia uomo-macchina ci sarà una nostra carissima amica: Alexa!

La NASA sta infatti sperimentando i famosi comandi vocali per gestire le missioni spaziali o i nuovi habitat sulla Luna. Niente di nuovo, mi dirai, perché in tutti i film di fantascienza, a cominciare dal primo, indimenticabile 2001 Odissea nello spazio, l’equipaggio parlava al computer di bordo, il mitico (e pericoloso) HAL 9000. Forse non sai che Kubrik ha derivato il nome di HAL da IBM (nota azienda) a cui ha sottratto una lettera. Davvero geniale anche qui!

Il computer del film 2001 Odissea nello spazio di S. Kubrik

Crediti immagine Cryteria, CC BY 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0, via Wikimedia Commons

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A più di 50 anni dal Progetto Apollo, arriva Artemis

Della Missione Apollo ne hanno parlato tantissimo. Per decenni è stato il termine di paragone per una serie infinita di progetti. Anzi, come ho scritto nel mio articolo sul Project Management, è stato proprio in quegli anni che tale disciplina è nata.

Immagina gestire un programma (in effetti, si tratta di un insieme di progetti) complesso come quello che ha portato sulla Luna il primo equipaggio. Il razzo Saturn V era costituito da cinque milioni di pezzi. È grazie a questa meticolosità, pianificazione e controllo che la NASA è riuscita a tenere i tempi che aveva “sparato” il Presidente Kennedy nel suo mitico discorso.

Differenze tra i programmi Artemis e Apollo

A molti può sembrare che Artemis sia simile ad Apollo. Se l’oggetto del desiderio è sempre la Luna, la spinta iniziale è molto diversa: il programma voluto da Kennedy doveva riportare la supremazia degli USA nel campo spaziale, dopo che i Russi l’avevano conquistata prima con lo Sputink e poi con Gagarin. Il che garantiva un budget pressoché illimitato. Nel caso di Artemis, invece, si tratta di una collaborazione internazionale. La sfida globale, in questo caso, non è solamente tecnologica, ma soprattutto economica.

In secondo luogo,  il nuovo ruolo ricoperto dalle aziende private, in primis Space X, che forniranno i mezzi per garantire l’arrivo e la permanenza degli astronauti sulla Luna.

In ultimo, lo scopo finale è totalmente diverso: non si tratta di missioni lampo (durata di qualche settimana), ma di costruire una base lunare permanentemente abitata.

Alcuni rituali restano identici

Interessante è stato osservare che, al termine del discorso molto umano della direttrice del lancio, durante il quale ha ringraziato tutti gli ingegneri della Control Room (esattamente come Gene Kranz) per i loro sacrifici che hanno permesso la realizzazione del progetto, per la loro dedizione e passione, ha proseguito con una tradizione risalente proprio alle missioni Apollo: il taglio della cravatta. Chi entra nella squadra per ultimo ha “diritto” a quest’operazione.

Bella tradizione, che mi ha riportato a quell’atmosfera degli anni ’60, e bel gesto di gratitudine verso chi, davvero, ha svolto il lavoro. L’ho scritto più volte, avrei voluto far parte di uno di questi team, oggi, così come allora.

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Perché torniamo sulla Luna

Durante la sua missione Minerva (sulla quale ho scritto un approfondimento), Samantha Cristoforetti ha eseguito diversi esperimenti propedeutici al permanere di astronauti sulla Luna. Sempre durante la diretta del lancio, la NASA ha trasmesso un video in cui Samantha riassumeva, in un inglese perfetto, tutti gli esperimenti svolti e programmati nella sua missione. Mi ha piacevolmente rassicurato osservare che un’astronauta italiana sia trattata al pari degli americani.

Il significato di Artemis

L’emozione che in molti abbiamo provato al lancio del 16 novembre è soprattutto legata al significato che Artemis, ben più grande della missione stessa. Riportare l’uomo sulla luna dopo più di 50 anni, non solamente per metterci piede (come nel ’69), ma per restarci in modo permanente, non è di certo un concetto inedito, ma appartenuto finora alla fantascienza. Ora sta divenendo realtà. Certamente, ci saranno altri importanti step da raggiungere, ma la missione Artemis è la prova che alla NASA credono seriamente, non solo nell’esplorazione planetaria, ma in una possibile vita futura su un altro pianeta.

Artemis, la missione più ambiziosa della NASA

Sul sito della NASA, dedicato a questa importantissima missione, sono evidenziati tre punti principali che giustificano un profuso impegno, economico in primis, da parte di numerosi Paesi:

  • Scoperta: mantenere viva la passione primaria dell’uomo dell’esplorazione
  • Opportunità economiche: sviluppare una nuova filiera “lunare”, privata e commerciale, che provvederà ai rifornimenti necessari nel corso della permanenza dell’uomo sulla Luna, alle tecnologie per scendere sul pianeta e alle unità abitative
  • Ispirazione: le future generazioni potranno, non solo seguire le missioni Artemis, ma essere parte del progetto stesso

A quanto pare, l’attuale direttore NASA, Bil Nelson, ha una vision molto ben definita e, a mio parere, vincente.

Inoltre, nel video Why the Moon, che ti consiglio di guardare (qui sotto), in cui, tra l’altro, si comprende chiaramente che le Missioni Apollo sono nate più per competizione che per necessità tecnologica o esplorativa, si evidenzia che la missione Artemis è incentrata sull’uomo e la sua sopravvivenza. Non solo abiteremo la Luna, ma ci apprestiamo a ripetere l’esperienza su Marte, da sempre il sogno recondito di tutti gli amanti dello spazio. Se sei anche tu un appassionato del Pianeta rosso, leggi il mio articolo a lui dedicato.

Cosa faranno gli uomini sulla Luna?

Una volta sbarcati sulla Luna, gli astronauti cercheranno di approfondire l’origine del pianeta stesso, conoscere meglio le proprietà dei preziosi materiali che ne compongono il suolo, ad esempio come sfruttare la regolite, diffusissima sulla superficie. Questa polvere vanta proprietà adatte alla realizzazione delle strutture della Base Lunare, perché in grado di proteggere gli abitanti dalle radiazioni solari e cosmiche.

Inoltre, perfezionare la produzione di acqua e di cibo: diversi esperimenti sono già stati realizzati sulla ISS, con la partecipazione di italiani illustri come Nespoli e i già citati Parmitano e Cristoforetti.

In particolare, una volta realizzati gli habitat, la sfida sarà produrre rapidamente, in spazi ridotti e con tecniche di coltivazione innovative, verdure fresche. Inoltre, con l’utilizzo ella luce artificiale, sarà possibile recuperare l’acqua traspirata dalle piante stesse.

A questo proposito, ricordo il film The Martian, con Matt Damon, recentemente trasmesso in TV: molto realistico (seppur estremo) come l’astronauta abbia implementato la coltivazione delle patate su Marte, una volta lì abbandonato; non senza qualche imprevisto spettacolare.

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I protagonisti tecnologici del programma Artemis

Diversi sono i sistemi che compongono il programma Artemis: tutti contribuiscono (e contribuiranno) al successo della missione.

L’SLS

Il sistema di lancio, lo Space Launch System, è il più grande razzo attualmente operativo. Nonostante le sue ragguardevoli dimensioni (98 m), non è riuscito a battere il Saturn V (circa 110 m). Oltre a ciò, la sua tecnologia è derivata dallo Space Shuttle: sono ancora presenti, seppur completamente ammodernati, i due serbatoi laterali e i quattro motori RS-25.

Questo razzo è talmente potente da essere in grado di trasportare gli astronauti fino a Marte.

La Navicella Orion

Se esteticamente ricorda il modulo dell’Apollo, Orion è profondamente diverso, non solo per la tecnologia a bordo, ma per le sue dimensioni: può ospitare ben sette astronauti.

Orion è la navicella destinata al trasporto degli astronauti nella seconda (test) e nella terza missione (definitiva). Dotata di un sistema di aborto del lancio, permetterà anche il rientro degli stessi sulla Terra, unico mezzo in grado di effettuare un volo nello spazio profondo.
Progettata insieme a Lockeed Martin, comprende anche una partecipazione italiana: Leonardo ne ha realizzato l’ESM, l’European Service Module.

Fornirà, inoltre, protezione dalle radiazioni solari e dall’ingresso ad alta velocità nell’atmosfera terrestre, nonché tecnologie avanzate e affidabili per la comunicazione e il supporto vitale.

i lander

Così come il progetto Apollo aveva il LEM, così Artemis avrà il suo modulo di allunaggio dedicato. Non molto tempo fa, la NASA ha deciso di assegnare a Starship di Space X il compito di portare inizialmente gli astronauti sulla superficie lunare, con rientro, garantendo tali viaggi spaziali economicamente sostenibili. La stessa navetta potrebbe anche esser utilizzata per garantire i rifornimenti, essendo in grado di trasportare carichi pesanti. 

Il Gateway

In attesa del completamento della Base Camp Lunare, gli astronauti vivranno a bordo del Gateway, una stazione spaziale orbitante, costituita da diversi moduli, uno dei quali, HALO, sarà realizzato ancora una volta da Leonardo. La navetta Starship effettuerà i viaggi da questa stazione alla Luna e resterà attivo per almeno dieci anni.

Il Base Camp

Costituito da una cabina, da un rover e da una mobile home, questa sarà la base da cui gli astronauti effettueranno i primi esperimenti e la raccolta dati, essenziale per il proseguo delle future missioni.

Orion spacecraft del programa Artemis (NASA)

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Le missioni Artemis II e III: i prossimi step

Se Artemis I sta inviando Orion senza equipaggio in un viaggio oltre la Luna, le successive missioni ospiteranno esseri umani a bordo. Lo scopo principale di Artemis I, infatti, è la verifica della fattibilità dell’intero programma, nonché cominciare a raccogliere dati. In particolare, oltre a verificare il sistema di lancio, la NASA metterà alla prova soprattutto Orion. Non solamente al fine di raccogliere le prime immagini del nostro satellite, ma anche per verificare le condizioni all’interno del modulo stesso. Durante il rientro in atmosfera terrestre, infatti, le temperature raggiungeranno valori elevatissimi e lo scudo termico dovrà funzionare a dovere nel proteggere gli astronauti.

Interessante, in questa prima fase, osservare come la NASA ha concepito proprio il rientro di Orion: dopo mezzo giro (o uno e mezzo) attorno alla Luna in orbita retrograda distante (perché ruota in senso contrario alla rotazione lunare) sarà catturata dalla forza di attrazione gravitazionale della terra, grazie alla quale rientrerà.

Lo splashdown è previsto per l’11 dicembre.

Nell’immagine sottostante, puoi osservare le varie fasi della missione:

Mappa missione Artemis I (NASA)

Crediti infografica NASA

Artemis II

Nel 2024, Orion trasporterà ben quattro astronauti: sarà la prima volta dall’ultima missione Apollo. La navicella, sempre spinta dall’SLS, entrerà in orbita lunare, compiendo un fly-by e rientrando sulla Terra sfruttandone l’attrazione gravitazionale. La missione si completerà con uno spettacolare splashdown nel Pacifico.

In attesa della missione successiva, la NASA e i suoi partner dovranno perfezionare le tute spaziali, completare l’aggiustamento della Starship e realizzare i mezzi necessari per gli spostamenti sul suolo lunare.

Nell’immagine sottostante, puoi osservare le varie fasi della missione:

Mappa Artemis II (NASA)

Crediti infografica NASA

Artemis III

Questa è la missione destinata all’allunaggio vero e proprio nella regione polare meridionale, previsto, ad oggi, nel 2025. Due sono gli astronauti a toccare il suolo lunare, di cui uno, senza dubbio sarà una donna. La loro missione durerà circa una settimana e permetterà loro di eseguire un certo numero di passeggiate spaziali sul suolo lunare e di condurre diversi esperimenti, osservazioni, nonché campionamenti del suolo stesso. Di sicuro non si annoieranno!

Artemis III segnerà una pietra miliare storica e l’inizio della permanenza degli esseri umani sulla Luna.

Nell’immagine sottostante, puoi osservare le varie fasi della missione:

Mappa Missione Artemis III (NASA)

Crediti infografica NASA

Le future missioni

Si parla già di Artemis IV, prevista nel 2027.

Nei prossimi anni la coalizione formata da NASA e industrie di vari Paesi lavorerà assiduamente per garantire agli astronauti una permanenza stabile e sicura, consentendo loro di portare a termine i compiti che li attendono.
In particolare, tutti i partecipanti al programma dovranno man mano ampliare le capacità del Gateway, per permettere soggiorni sempre più lunghi a bordo.
L’SLS sarà il tramite tra la Terra e il Gateway, i lander, come Starship, condurranno gli astronauti da e verso la Luna. Una volta pronto il campo base Artemis, Gli astronauti, muovendosi sui rover, estenderanno l’area di esplorazione. Ciò ci consentirà di apprendere di più sul nostro Pianeta, sulla stessa Luna, per meglio comprendere la nostra storia nel Sistema Solare. Infine, gli astronauti, supportati da queste tecnologie, si dedicheranno alle simulazioni per la missione successiva: raggiungere Marte per ripetere l’intero iter.
Non ci resta che seguire nei prossimi anni tutte le tappe di questo meraviglioso viaggio!

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Conclusioni

È super affascinante pensare che, in un futuro, non così lontano, l’umanità potrebbe abitare un altro pianeta, non solo all’interno del nostro Sistema Solare, ma forse in altre galassie.

Per questo la ricerca spaziale è importante: serve a dare speranza, a creare quel famoso Piano B (leggi anche Planet B) per assicurare la sopravvivenza ultima al genere umano.

Tuttavia, questa soluzione alternativa non deve allontanare il nostro sguardo dalla Terra che per molti decenni (se non secoli) sarà la nostra unica casa. Molti scienziati del settore spaziale affermano, infatti, che la ricerca e l’esplorazione di altri mondi servono soprattutto a rendere migliore la nostra vita, di oggi e di domani, sul nostro bellissimo, ma delicato, Pianeta blu.

Riferimenti

  1. https://www.nasa.gov/specials/artemis/
  2. https://www.nasa.gov/specials/artemis/
  3. https://www.nasa.gov/exploration/systems/sls/index.html
  4. https://www.nasa.gov/exploration/systems/orion/index.html

INFOGRAPHICS

https://www.nasa.gov/exploration/systems/sls/multimedia/infographics.html

Firma Cinzia

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