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Episodio numero 38 del mio Podcast Articoli in voce

Indice

1. Vittorio Sgarbi – La sfida dell’arte, da Caravaggio ad oggi

2. Amalia Ercoli Finzi, Ersilia Vaudo, Valentina Sumini - Spazio alle donne

3. Tommaso Ghidini - Homo caelestis

4. Fantasy vs fantascienza: Licia Troisi e Luca Perri

5. Adrian Fartade: prossima fermata Marte

6. Conclusioni

Seconda puntata

Ed eccoci alla tanto attesa parte due. Anche in questo articolo vi parlerò del Focus Live, il fantastico evento di scienza e umanesimo, andato in onda dal Museo Leonardo da Vinci di Milano dall’11 al 14 novembre.

Vi invito subito a leggere la prima parte, in caso ve la siate persa.

Invece, alla pagina YouTube ufficiale di Focus troverete tutti i video caricati, in caso voleste rivederne qualcuno per intero.

Vittorio Sgarbi – La sfida dell’arte, da Caravaggio ad oggi

Due parole su Vittorio Sgarbi. Prima che qualcuno di voi salti a piè pari questo paragrafo, perché non ama (forse addirittura desta) lo speaker, vi assicuro che come critico d’arte è davvero eccezionale. Non solo perché Sgarbi ha scritto tanti libri sull’argomento, ma perché è un maniaco dell’analisi, quasi quanto me. Infatti, costruisce le sue tesi, originali al 100%, cercando di scoprire dettagli inconsueti, intenzioni mai rivelate, scavando nel profondo degli artisti. È davvero molto forte!

Vi consiglio di guardare il suo pezzo, tramesso il 13 dalle 20h30.

Arte e fotografia si sfidano

I dipinti sono l’opposto di quello che accade nella vita: in essi, la bellezza sopravvive per sempre. Caravaggio ha dipinto la realtà così com’era, non quella ideale religiosa classica. Per Sgarbi, Caravaggio ha inventato la fotografia. L’illusione visiva, il più possibile simile alla realtà, creata sulla pittura è la vera sfida.

Il miglio artista contemporaneo? Una bella sfida…

Nella storia dell’arte Sgarbi, parte dall’arte bizantina: fissa e statica, sia nella rappresentazione, sia nella tecnica rappresentativa. Pensate che quest’arte è riuscita a durare per 1000 anni!

La modernità è arrivata secoli dopo con Picasso, con il cubismo. Purtroppo, non si può più considerare questo grandissimo artista contemporaneo, essendo passato a miglior vita. Stabilire oggi chi sia il miglior artista contemporaneo, è una bella sfida.

Essenzialmente, è difficile indicare un solo nome, ci sono tanti artisti degni, ma nessuno di quelli che Sgarbi considera è abbastanza conosciuto (e in vita). Forse Jeff Koons o Lopez Garcia? Personalmente direi Banksy (ho scritto un articolo interamente dedicato a questo street artist incredibile!), ma Sgarbi non l’ha nemmeno considerato. Ha invece proposto Fontana e Burri, per arrivare a Gnoli (ora in esposizione alla Fondazione Prada), che considera senza dubbio il migliore.

Pur non essendo l’arte contemporanea il campo di Sgarbi, ha comunque analizzato a fondo la questione, venendone a capo. Ha persino nominato il Cremonini, il quale affermava che la fotografia rappresenta la morte, mentre la pittura la vita. Per lui, la fotografia commemorava un momento della vita che poi passa, mentre l’altra è infinita, sempre attuale: la pittura è viva e palpitante! Peccato sia morto anche lui.

C’è una grande differenza tra l’arte implicata (uomo al centro) o applicata (comunicazione, come Wharol, fotografi o Koons). L’arte mediatica (ovvero del secondo tipo) accompagna le opere: ad esempio, Wharol ha rielaborato una foto scattata da un artista sconosciuto e l’ha resa famosa (in alcuni casi, il soggetto era super noto). Lo stesso dicasi di Koons, che gioca con forme e colori.

Le sfide nei secoli

Molto in ritardo rispetto alla scaletta (alla fine dovrà tagliare di brutto!), comincia qui il suo discorso sulle sfide.

La Madonna sul Trono: Arte Bizantina vs Giotto

A differenza della bizantina, religiosa, statica e piatta, nell’opera di Giotto finalmente si “vede” il corpo della Vergine e il suo volto è reale. Il trono diventa prospettico. Con lui ha finalmente inizio l’arte moderna (1310): ci si allontana da Dio e ci si avvicina all’uomo.

Crocifisso in legno: Brunelleschi vs Donatello

Brunelleschi, seppur portando con sé la dinamicità dell’umanesimo, rimane spiazzato dalla modernità di Donatello. Quest’ultimo utilizza un linguaggio meno elegante è più innovativo, scolpendo un corpo comune, goffo, pesante (definito da Brunelleschi un contadino). Donatello è il precursore di Caravaggio. Ha dimostrato una visione di grande modernità, mentre Brunelleschi ha scolpito un Cristo ideale, regale.

Adamo ed Eva: Masolino vs Masaccio

Il primo ha ritratto due modelli nudi, statici e tranquilli, a rappresentanza di un mondo intatto senza peccato. Masaccio, invece, ha scelto un momento più topico, quando l’Angelo caccia Adamo ed Eva dal Paradiso. I due protagonisti mostrano corpi veri, che proiettano ombre. Eva, dal corpo largo, piange disperata e nasconde le sue nudità. Si passa dalla favola alla realtà; dal bene al male; dall’irreale al reale.

Cavallo che disarciona Sauro: Michelangelo vs Caravaggio

L’opera di Michelangelo è troppo complessa, piena di figure intrecciate, confusionaria e dispersiva. Caravaggio toglie tutto, ritraendo l’hic et nunc, come Cartier-Bresson. Caravaggio non è religioso: alla fine è il cavallo il vero protagonista della scena.

Raffaello vs Michelangelo

Si narra che un amico di Raffaello gli abbia mostrato di nascosto quanto Michelangelo stava realizzando nella Cappella Sistina. Da lì, Raffaello, comprendendo cosa mancasse ai suoi dipinti, utilizzò uno stile più potente e più colorato per le sue figure, seppur mantenendo i visi gentili. Raffaello vince la sfida perché ha saputo sfruttare una qualità vincente da un altro artista, facendola sua.

Finale su Caravaggio

Avendo esaurito il tempo a disposizione, Sgarbi è stato costretto a concludere in modo frettoloso, riprendendo il copione di un suo spettacolo, che racconta della somiglianza tra Caravaggio e Pier Paolo Pasolini, entrambi dotati di genio e sregolatezza, di un talento rivoluzionario, capaci di rappresentare la realtà così com’è. Ironia della sorte, parrebbe che il grande Caravaggio abbia dipinto anche l’assassino del regista bolognese, tale Giuseppe “Pino” Pelosi.

Godetevi un po’ di Vittorio live.

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Amalia Ercoli Finzi, Ersilia Vaudo, Valentina Sumini – Spazio alle donne

Diversità e inclusione

La diversità fa paura, lo dice il Chief Diversity Office dell’ESA, la dott. Vaudo. La sua sfida più importante è diffondere il concetto di l’inclusione. Da qualche anno, l’ESA utilizza, grazie a lei, una nuova campagna per reclutare donne astronauta. Sono stati necessari vent’anni dalla prima donna nello spazio, la russa Tereskova, per vederne un’altra (americana). Ciò perché le donne erano nettamente superiori rispetto agli uomini nei test che la NASA eseguiva sugli aspiranti astronauti. È risaputo che l’uomo ha sempre avuto paura di ciò che modifica lo status quo e non si è di certo smentito in questo caso. Ora, grazie a questa campagna, 1 donna su 4 fa domanda; prima solo 1 su 6).
Lo stesso discorso si applica anche nelle discipline STEM. Non solo, la dott. Vaudo sta promuovendo una campagna per includere anche i disabili.

La matematica, nostra amica

Parlando di “disabilità” comuni a molti, come quella legata alla matematica, non sono facili da compensare. Come si può vincere il falso mito della difficoltà della matematica? Le differenze arrivano dal contesto sociale. La matematica è il linguaggio delle STEM, in grado di dare a tutti le stesse opportunità. Chi non conosce la matematica, è più incline a non delegare, a non essere capace di risolvere problemi complessi, ecc. Incoraggiamo tutti a non temere più questa materia meravigliosa!

Architettura spaziale

Non avevo intenzione di riportavi l’intervento della dott.ssa Sumini, seppur piacevole, a proposito dei suoi progetti super-futuristici, al limite della fantascienza, di habitat per gli astronauti a bordo di ipotetiche navi spaziali alla conquista dell’Universo; tuttavia, il dibattito a cui ho assisto in diretta, mi ha molto colpito. Amalia Ercoli Finzi, che ho avuto l’estremo onore di avere come professoressa di Meccanica Celeste al Polimi, per la quale nutro una stima infinita, alla Fantozzi, ha una “debolezza”. A mio modestissimo parere, dovrebbe evitare di fare l’opinionista e limitarsi a parlare di spazio, argomento sul quale non ha rivali, nemmeno a 80 anni compiuti. Alla fine della presentazione dell’architetta (in questo caso il femminile è doveroso, gli uomini mi daranno ragione, LOL), Amalia l’ha strattonata sottoponendola a domande di astronomia, materiali e concetti di ingegneria. Ciò, non tanto per sminuire la povera ragazza, ma per dimostrarle che non dovrebbe essere un architetto a progettare le abitazioni degli astronauti, ma un ingegnere, che conosce le tecnologie disponibili, le condizioni operative, ecc. L’atmosfera era tesissima, per fortuna l’incontro è terminato poco dopo.

La sfida eterna tra Ingegneri e Architetti

Tengo a precisare che al Polimi è annosa la rivalità tra Ingegneria e Architettura: noi giudichiamo “inutili” i primi, troppo distaccati dalla realtà, forse perché troppo fantasiosi (o fantasisti!). Spesso ho sentito dire da ingegneri che lavorano in studio con architetti, che i secondi progettano sì costruzioni meravigliose, ma che non stanno in piedi e poi tocca all’ingegnere eseguire tutti i calcoli e modificare pesantemente il progetto. Non abbiatela a male se appartenete a questa categoria. È risaputo che gli Ingegneri sono classisti!

Tommaso Ghidini – Homo caelestis

Seguo Ghidini da diversi anni, è un bravissimo ingegnere dell’ESA, piacevole da ascoltare, tecnico al punto giusto. Il suo intervento è stato uno dei più emozionati, soprattutto nel finale. Ve lo racconto.

Imparare dagli errori

Ci sono nuovi protagonisti nell’esplorazionme spaziale: Elon Musk, ma anche Branson e Bezos. Persino Cinesi ed Emiratini lanciano le proprie sonde. Missioni sempre più complesse e con aumentate probabilità di failure.

Questa è la sfida facente parte del processo evolutivo. Si deve imparare dagli errori e soprattutto rispettare chi ha fallito, perché è sicuramente l’ultimo ad averlo voluto.

Ad esempio, l’incidente del Challenger, nel 1986: i suoi boosters laterali, una volta partiti, non possono più essere fermati, perché a propellente solido. Il design presentava forti lacune: i gas caldi emessi durante la combustone, in certe condizioni, potevano entrare in contatto con la gomma che fungeva da isolante tra uno stadio e l’altro. Nei vari lanci, si era più volte osservato del fumo nero, dovuto al gas che brucia ed esce lateralmente, ma erroneamente si era ritenuto che il sistema fosse tollerante al problema. Questo è stato il vero errore. Lo Shuttle stava operando al di fuori della sua qualifica. Richard Feynman, il famoso fisico, prese parte alla commissione di indagine. Paragonò l’incidente al gioco della roulette russa. Dalle indagini, si evinse che, non solo il design doveva essere modificato, ma soprattutto che la funziona ingegneristica era sconnessa dal management, e che l’organizzazione della NASA non era ottimale. Oltretutto, le conclusioni, prima poste alla fine del rapporto, furono spostate messe in cima, in modo che il manager fosse subito avvisato, senza dove leggere migliaia di pagine di conti, Infine, sono stati aggiunti gli Astronauti alla funzione di qualità esterna.

Questo tragico evento ha trasformato il modo di fare astronautica. Consola sapere che quegli astronauti, tra cui – lo ricordo – era presente anche un’insegnate per trasmettere delle lezioni in diretta dallo spazio, non morirono invano.

Si torna sulla Luna!

Qual è il prossimo passo? Senza dubbio, il ritorno sulla Luna, con le missioni Artemis. Ci sono vari problemi da superare, fastidiosi per un ingegnere. La Luna è interessante per osservare il cielo, è un comodo pit-stop per un viaggio verso Marte, è ricca di risorse. Questa volta, la missione è organizzate per rimanere. Questa è la vera sfida.

Lo scopo è avere una base permanente e per riuscire, dev’essere creata tutta l’infrastruttura necessaria. Deep Spacegateway è il nome della stazione spaziale che orbiterà attorno alla Luna, come un vero e proprio ingresso verso lo spazio profondo. Si potranno sfruttare le risorse in loco, come la regolite (contiene titanio, alluminio e ferro), per stampare (3D) una struttura a nido d’ape, che ha funzione strutturale incredibile, resistente e protettiva. Servirà molta potenza elettrica per alimentare la base: il sole non basterà, servirà l’energia nucleare. Altra super-sfida.

Presto anche su Marte!

Marte è un pianeta difficile anche solo per arrivarci, data la sua distanza dalla Terra. Un altro errore passato alla storia, è quello di un anno fa, nel progetto Schiapparelli. Durante l’avvicinamento della sonda al suolo marziano, un effetto pendolo molto accentuato ha messo in crisi il software di bordo: il segnale trasmesso dal Radalt (radar-altimetro) era infinito (perché misurato verso il cielo, essendo la sonda ribaltata), ma l’algoritmo lo interpretò come “suolo”, staccando immediatamente il paracadute. La sonda si è pertanto schiantata.

Ne parlo nel mio articolo, C’è vita su Marte?.

tuttavia, la missione non è stata un totale fallimento, al contrario, è stata persa solamente una piccola parte: la sonda ha trasmetto tanti dati fino a quel punto e, oltretutto, si sono migliorati i processi, imparando dalla failure (guasto).

Realizzare una base su Marte è la sfida più grande; esistono già ragionevoli assunzioni a riguardo. Potrebbe avvenire entro il 2040, una data vicinissima! Musk ha affermate che una città da un milione di abitanti, sarà del tutto autosufficiente. Tra meno di vent’anni potrebbe instaurarsi una nuova civiltà sul suolo marziano.

Quali saranno gli effetti della gravità ridotta sull’uomo in lunga permanenza sul Pianeta Rosso? Luca Parmitano ha svolto un importante esperimento sui girini (simili alle lucertole): la coda rimossa nello spazio è ricresciuta in modo diverso rispetto a quanto accade sulla Terra. Ciò è dovuto all’assenza di informazioni legate alla gravità). I bambini che nasceranno su Marte potrebbero essere diversi da noi: struttura più esile e alta e non potranno più vivere sulla terra! Fantasticando sul futuro! Non vedo l’ora di potervi raccontare tutto LOL

Homo sapiens e homo martianus: due specie diverse viventi nello stesso periodo storico!

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Fantasy vs fantascienza: Licia Troisi e Luca Perri

I libri di Fantasy hanno una base scientifica: per creare stelle e galassie (pensiamo a Tolkien) o pianeti di fantasia, è necessaria una solida base scientifica. Astronomia è necessaria per costruire il mondo su cui abitano le creature di fantasia, come i Draghi

World Warcraft, un videogame fantasy, ha introdotto un “cattivo” simile alla pandemia del Covid-19.

La fantascienza è ispirazione

La fantascienza è più memorabile. Jules Verne ha ispirato moltissimi scienziati. Ad esempio, il primo sottomarino è stato creato ispirandosi al Nemo di 20000 leghe sotto i mari. Robur il conquistatore ha ispirato Sykorsky per il primo elicottero. La guerra dei mondi ha ispirato i razzi a propellente liquido. Dick Tracy aveva una specie di TV al polso che ha ispirato l’invenzione degli smartwatch. Start Trek ha ispirato moltissimo: da Kirk, che comunicava con un cellulare pieghevole, una specie di Motorola primitivo (modello oggi ripreso dalla Samsung); a Hura, che ha ispirato il primo bluetooth per l’auricolare. Abbiamo anche imitato il suo traduttore. 2001 Odissea nello spazio ha ispirato i tablet (primo Microsoft, poi Samsung, infine Apple). Star Wars, gli ologrammi 3D! Nel 2014, ci fu un concerto post mortem di Michael Jackson in versione ologramma 3D! La NASA sta progettando di generare un raggio traente. Primo braccio robotico fu ispirato da Star Wars: oggi si chiama Luke Arm. Il motore a ioni usato per TIE Fighter, ispira a sua volta la NASA che utilizzò i propulsori a ioni.

La fantascienza ci indica una via che spesso raggiungiamo!

Dalla Terra alla Luna di Verne e le missioni Apollo sono praticamente la stessa storia. La principessa di Marte ha ispirato Carl Sagan nel progetto Viking 1. Di nuovo, Star Wars e pianeti con due soli: gli astronomi li osservarono nel 2011: non li avremmo mai cercati, se non ci avesse ispirato la fantascienza. Analogo discorso per i cluster di black holes, prima di allora inconcepibili, secondo molti fisici. Infine, i mitocondri hanno ispirato i Midi-chlorian, riscoperti poi nelle zecche (batteri), prendendo il nome dai corrispondenti dalla Saga.

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Adrian Fartade: prossima fermata Marte

L’uomo e cambiamento: la data del 30 Ottobre 2020 segna l’inizio di un’era in cui l’uomo vive sia sulla Terra che nello spazio, ininterrottamente. Se continuiamo di questo passo, tra 20 anni forse vivremo in parallelo sulla Terra, sulla Luna e su Marte! Il cambiamento è enorme e velocissimo, ed accelererà sempre di più!

L’idea di Elon Musk

Prendiamo l’esempio di Space X. Tanti hanno seguito Elon Musk: Bezos e Branson. Un razzo di 120m, basato sulla tecnologia del Falcon, porterà su Marte i suoi futuri abitanti. Due lanci, con una navicella, la Starship, uno con l’equipaggio e l’altra con il combustibile per arrivare sul pianeta di destinazione. Sembra futuristico? Eppure, è tutto già pronto! Sono arrivati a fare i test. Il veicolo surferà attorno a Marte, arrivando nell’atmosfera più densa. Per arrivare a ciò, occorre affrontare un progetto complicato. Innanzitutto, perché sarebbero necessarie delle ali per planare nell’aria! Superato ciò, per ammartare, si dovrà proceder con il “Suicide burn” (adoro i termini usati da Musk!): i motori si accenderanno per girare la navicella in verticale, appoggiandosi così alla superficie.

Guardate uno “spot” del progetto Starship.

Terraformazione o lasciare Marte così com’è?

Marte non ha laghi, né fiumi, ecc. Le condizioni su Marte sono molto ostili e l’uomo cerca sempre delle sfide. Poiché l’uomo vive della propria cultura, si spiega perché gli Inuit stiano bene dove sono, al freddo polare. Tuttavia, se pensiamo al Monte Olimpo, è scontato che ci affezioneremo presto al Pianeta Rosso sicuramente, perché è un mondo bellissimo (a me lo dite? Io lo amo da sempre)! Il concetto di terraformazione, tanto in voga negli anni ’90 (ricordi il film Total Recall?), derivava dalla nostra esperienza passata. Ora si pensa piuttosto che dovrebbe essere deciso da chi ci vivrà che aspetto dare al Pianeta. Sulla Terra, ad esempio, non abbiamo modificato nulla.

Se allunassimo su uno dei suoi satelliti?

Prima di arrivare su Marte, tuttavia, si potrebbe pensare di scendere su una delle sue lune. Sarebbe molto più semplice. Potrebbe anche regalare esperienze fantastiche! Su questo, vi lascio guardare la sua presentazione (in onda il giorno 14 dalle 19h30, a conclusione dell’evento), perché Adrian, lo seguo da parecchio, è un divulgatore super-appassionato e soprattutto molto divertente!

Immagini di Marte

La migliore immagine, fino all’inizio degli anni ’70, era quella fatta d Schiapparelli, in cui ritraeva i famosi canali di Marte, da cui è partito l’embolo sui Marziani, ecc. I canali sembravano vecchi resti di fiumi e le macchi scure parevano vegetazione.

Adrian racconta della prima missione che gli USA hanno inviato su Marte con lo scopo di realizzare fotografie migliori e più aggiornate. Dopo un tentativo fallito, la sonda arriva intorno al Pianeta Rosso e scatta le prime immagini. Tuttavia, gli ingegneri che avevano lavorato per anni sul progetto, a volte anche ininterrottamente e lontano dalla famiglia, non volendo aspettare i tempi di processazione delle immagini, tramite la decodifica dei computer, disegnano a mano la mappa, colorando i fogli a seconda della codifica del colore. La prima immagine di Marte realizzata da una sonda, in realtà è stata fatta a mano!

L’Immaginazione serve per immaginare un mondo migliore, per generare in tutti noi quella fiducia, altrimenti non cambierà mai quello che quello che abbiamo. Dobbiamo immaginare un mondo migliore. È quello che fa esattamente Elon Musk da qualche anno ormai…

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Conclusioni

Ammetto che questa seconda puntata sia stata un po’ lunga, ma gli interventi sullo spazio, sono i miei preferiti.

Tuttavia, spero che a voi siano piaciute entrambe e che, come sempre, sia riuscita a trasmettervi un po’ del mio entusiasmo per le materie scientifiche e la tecnologia, anche questa volta, , al servizio, dell’uomo e della sua sopravvivenza.

Non mancate al prossimo appuntamento: vi parlerò di James Webb, il nuovo telescopio pronto al lancio il prossimo 18 dicembre!

A presto,

Firma Cinzia

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