Indice

1. Il Tamagotchi: tech educativo

2. Il DVD: supporto tech indispensabile per il trasporto dei dati

3. Il primo sms e l’inizio dell’era della comunicazione smart sui cellulari

4. Dalla "civilizzazione” del GPS, l'esperienza di guida è cambiata

5. La svolta tech dei videogames: arriva la PlayStation!

6. L’inizio della fine: le notifiche sul BlackBerry che ci rovinarono la vita

7. Google: il motore di ricerca più tech, padrone indiscusso del web

8. Amazon: il primo marketplace tech digitale

9. Il sistema operativo di Microsoft, Win95

10. Il cloud e la sicurezza dei dati

Conclusioni

Riferimenti

Qual è la migliore trovata tech?

Ammetto di essere stata ispirata da uno speciale di Panorama che, festeggiando quest’anno 60 anni, dedica le sue ultime pagine agli avvenimenti susseguitesi nei vari decenni.
Ogni decade ha le sue invenzioni tech. Poiché mi sono molto cari gli anni ’90, vorrei condividere con te alcune delle migliori scoperte tecnologiche di quegli anni. Forse non tutte sono state utili, alcune sembrano di mille anni fa, altre ci hanno fatto disperare. Tuttavia, le emozioni che ci hanno regalato resteranno con noi per sempre.

Il Tamagotchi: tech educativo

Alza la mano se, anche tu, hai avuto un Tamagotchi. Non mi puoi vedere, ma la mia è su.
Ammetto che, ripensandoci ora, soprattutto in questi giorni, in cui è andato in streaming l’Adobe Max, la fiera della creatività, quel piccolo essere virtuale sembra lontano 50 anni. Eppure questa invenzione tech è solo del 1996.

Idea originale, design semplice

La forma era quella di un ovetto, di colore fucsia, con al centro uno schermo simile ai primissimi orologi digitali (es. il Casio) e un cordicina di palline metalliche che permetteva di agganciarlo come un portachiavi. Ovviamente, perché, il piccolo essere, il Tamagotchi appunto, che viveva al suo interno, doveva stare sempre con te.

Tu eri il suo padrone e lui il tuo cucciolo. Dovevi nutrirlo, pulirlo (faceva pure i bisognini!), curarlo quando stava male e pure farlo giocare. Diciamo che, a livello educativo, il progetto era anche intelligente. Invece di avere una bambola o un pupazzo e di inventarti tutte queste situazioni, o, peggio, prima di comprare un cucciolo vero, ti esercitavi nella presa di responsabilità.

A me è morto molto rapidamente, perché lo trovavo un po’ sciocco (forse ero già grandicella quando l’ho acquistato) e noioso e non gli dedicavo sufficiente tempo; tuttavia, ci sono rimasta malissimo. Essendo un cucciolo virtuale, questo era il bello, potevi resuscitarlo e ricominciare da capo! La seconda volta è andata meglio.

I suoi concorrenti

L’avevo acquistato perché da sempre sono una tech victim e ho la necessità di provare le tecnologie nuove. Più tardi avevo preso il cugino americano della Tiger, il cui cucciolo era niente di meno che un T-rex! Molto divertente, anche perché ispirato ai film di Jurassic Park che spopolava in quegli anni.

Il Tamagotchi è tuttora in produzione, nonché in vendita: il costo è come quello degli anni ’90, circa 30 euro (lasciando da parte la conversione euro/lira). Quello originale, come il mio, vale anche 300 euro e passa. Tutto sommato, anche un buon investimento, oltre che un gadget tech!

Il gioco educativo di Bandai, il Tamagotchi

Crediti immagine

Tomasz Sienicki, https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0

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Il DVD: supporto tech indispensabile per il trasporto dei dati

Sicuramente l’entrata sul mercato del CD-ROM, nel lontano 1982, per chi c’era, è stata una vera e propria disruption nel mondo musicale. Il passaggio epico dall’analogico al digitale; un punto di non ritorno, fatta eccezione per il mercato del vinile, protagonista evergreen e indiscusso dell’Hi-fi e dei suoi numerosi estimatori.

Il DVD: un device tech davvero rivoluzionario?

Il DVD, esordito nel 1993, è arrivato un po’ più in sordina; tuttavia, è stato (e lo è tuttora in certi casi) un oggetto tech utilissimo per trasportare i dati prima dell’avvento della chiavetta USB, avendo capacità di memoria pari a 4.7 GB. Se ti sembrano pochi, pensa innanzitutto che puoi metterci almeno un film (a seconda della sua risoluzione), oppure 750 canzoni (in mp3). Niente male per l’epoca!

Nuovi supporti di storage

Oggi, una scheda SD può contenere fino a 1 TB di dati! Incredibile i passi che la tecnologia è riuscita a compiere nel campo delle memorie fisiche. In 10 anni tale capacità è cresciuta di circa 4000 volte!

Con le memorie, sono anche cambiati gli “slot” per la loro lettura. Se dieci anni fa tutti i portatili avevano un lettore CD/DVD, i modelli degli ultimi due anni li hanno aboliti in toto. Anzi, stanno sparendo pure le porte USB per lasciare il posto allo standard USB-C che farà da padrone anche sui cellulari.

Infatti, una recente legge europea obbligherà, entro il 2024, tutti i produttori di smartphones ad adottare tale interfaccia per la ricarica.

Logo del DVD, anni '90

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Il primo sms e l’inizio dell’era della comunicazione smart sui cellulari

Che grande innovazione tech: invece di intavolare una conversazione telefonica, più o meno piacevole, da 30 anni bastano poche righe di testo per comunicare con un’altra persona. Dal “richiamami tra 5 minuti”, al “torno alle 17” o “tutto OK”, niente è mai stato così utile e veloce.

Rinviare le risposte, che goduria!

I più perfidi avranno provato un’immensa soddisfazione nel non rispondere immediatamente e lasciare che l’altro/a si arrovellasse in mille turbe mentali. Era il 1992, ben ventun’anni dopo la prima email, quando un “Merry Christmas”, inviato sulla rete GSM, ha raggiunto un destinatario remoto.

Progresso tech sì, ma a pagamento…

C’è voluto un po’ di tempo per capire che sulla rete cellulare potevano circolare anche stringhe di testo. Molto meno, invece, per le compagnie telefoniche comprendere che ne avrebbero tratto profitto.

Non ho capito perché la gente non sia mai insorta nel dover pagare per un servizio “incluso” nell’abbonamento (alla linea). È assurdo che ancora oggi moltissimi provider di servizi 5G ne “regalino” una quantità limitata (dai 100 ai 200 al mese). Per non parlare degli MMS (multi-media) che, se non inclusi nell’offerta sottoscritta, costano anche più di 1 euro l’uno. Si tratta di furto vero e proprio.

Se non avessero inventato Whatsapp o il più recente Telegram, nel 2022 dovremmo ancora centellinare i messaggi. Un vero incubo.

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Dalla “civilizzazione” del GPS, l’esperienza di guida è cambiata

C’era una volta il guidatore scaltro e deciso, colui che conosceva tutte le strade – scorciatoie incluse – che partiva da un punto A e arrivava al punto B. Quando usciva dal suo territorio di appartenenza o di circolazione, si serviva della cartina, se non addirittura dell’Atlante. Mio padre apparteneva a questa categoria di temerari.

A partire dal 1978, anno del posizionamento del primo satellite, la navigazione satellitare fornì ai militari un’arma vincente a livello di intelligence: sfruttando l’incrocio di 3 coordinate spaziali (più 1 di riferimento), unite ad un tempo assoluto, si individua un punto ben determinato (es. target da colpire).

Il tech passa dall’ambito militare al civile

Finalmente, nel 1991 il Global Positioning System, ovvero il GPS, diventava civile. Il segnale preciso al metro era degradato di 100/200m per uso civile. Solo nel 2000 Clinton abolì tale pratica, consentendo una navigazione davvero utile, limitando l’incertezza a circa 10-20m.

Dal Tom Tom ai sistemi integrati, fino allo smartphone

Dopo i primi navigatori esterni (avevo un Tom Tom, utilissimo in certe circostanze), le auto più costose e di alta categoria si dotarono di un sistema interno. Da anni, è sufficiente avere con sé uno smartphone con Google Maps per avere indicazioni precise per raggiungere un qualunque luogo sulla terra.

Ora che anche il roaming tra stati europei è stato sdoganato – è proprio il caso di dirlo – possiamo liberamente circolare in tutta Europa, senza neppure studiare il percorso sulla cartina prima di partire.

Certamente, dobbiamo fidarci ciecamente di questa applicazione tech. Se pensiamo che in tutti o quasi i campi, molto spesso l’incidente è causato da un errore umano, ben venga il navigatore. Anzi, meglio ancora la guida autonoma. In tutti i casi, stare attenti al percorso non guasta.

Un satellite della costellazione GPS (NASA)

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La svolta tech dei videogames: arriva la PlayStation!

Tra il 1994 e il 1995 (in Italia) ci fu il salto quantico nel mondo dei videogames.

Prima della Play (come tutti la chiamano) ci fu la NES della Nintendo che ottenne un successo clamoroso, soprattutto in USA. Fu, tuttavia, la Sony ad aver intuito quale fosse il vero futuro dei videogiochi, abbandonando la partnership in corso proprio con la rivale Nintendo, e puntando tutto sui CD.

Implementazione e produzione tech di Sony

Il suo successo commerciale fu in gran parte dovuto all’apprezzamento del pubblico per le ambientazioni tridimensionali avanzate, ottenute grazie ai nuovi processori Sony; in parte all’efficientamento dei processi di produzione che ridussero il costo della console stessa. Una rivoluzione tech, ma anche industriale.

Nel 2019, la PlayStation ha compiuto 25 anni, in una continua evoluzione in termini di prestazioni, di grafica e pure di design. L’ultima nata, la 5, è un vero gioiello di arredamento, nel colore bianco, inedito fino a questo momento.

Il record di console più venduta al mondo appartiene alla versione 2: ben più di 150 milioni di esemplari!

Dopo la Play, la Wii è stata altrettanto rivoluzionaria

Non sono mai stata un’appassionata di videogames, tuttavia, l’unica console che è riuscita a farmi deviare dalla retta via è stata la Wii di Nintendo. Era l’unica a consentire a “incapaci” come me con la console di divertirsi con giochi che coinvolgevano tutto il corpo e non solo le dita. Inoltre, era divertentissimo giocare in gruppo, molto meglio di qualunque sfida online! Per me, forse la console più innovativa e rivoluzionaria. Una meritata rivincita di Nintendo.

La prima PlayStation, la PSX

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L’inizio della fine: le notifiche sul BlackBerry che ci rovinarono la vita

Era bello, elegante, ma soprattutto, comodissimo: chi non ha mai avuto tra le mani un cellullare BlackBerry, non ha idea di cosa si è perso.

Prima dell’avvento dell’iPhone, invenzione tech del geniaccio di Steve Jobs, che sta ai primi cellulari, come Tesla sta alle automobili a benzina, questo aggeggio spopolava tra i professionisti. Se contavi in azienda, dovevi averne uno.

Il tastierino, piccolo ma efficacissimo

La sua comodità principale era legata alla tastiera QWERTY fisica inclusa. Si riusciva comodamente, rapidamente e facilmente a scrivere testi medio-lunghi. Infatti, il primo modello, nato alle porte del 2000 (era il 1999), forniva le notifiche in tempo reale delle email aziendali.

A pensarci bene, oggi siamo talmente invasi dalle notifiche (che comunque si possono disattivare), che quasi non ci facciamo più caso; oppure, ce ne lamentiamo perché ci costringono a stare sempre attaccati allo smartphone.

Arrivano le notifiche, se ne va il focus

A poco a poco, siamo diventati schiavi delle notifiche che ci distraggono in continuazione; al punto che si organizzano corsi di disintossicazione dal tech, ritiri spirituali in cui si consegna all’arrivo il proprio gingillo per concentrarsi sul proprio benessere mentale per ritrovare il focus.

Tuttavia, a pensarci bene, se non avessimo le notifiche, difficilmente vivremmo più tranquilli. Saremmo sempre lì a guardare se c’è un segno di vita dall’etere, sbloccando migliaia di volte al giorno il telefono.

Ti è mai capitato, ad esempio, di dimenticare a casa il cellulare e di pensare “chissà quante notifiche” e poi di trovare un misero messaggio? Mi pare evidente che vivremmo meglio se ci dimenticassimo, almeno ogni tanto, di avere un oggetto semi-pensante nella nostra borsetta (o tasca).

Il primo modello del cellulare di BlackBerry
Crediti immagineRuben de Rijcke, https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0″Torna all’indice

Google: il motore di ricerca padrone indiscusso del web

Se non ti sembra un’invenzione tech, è solamente perché forse non realizzi che Google non è altro che un algoritmo, ovvero un codice di programmazione sviluppato per aiutarti a trovare nei meandri della rete ciò che stai cercando.È il motore di ricerca più usato; tant’è che chiunque sviluppi un sito web lo realizza secondo i canoni dettati da Google.

Come è nato Google?

Il progetto iniziale nacque da una ricerca su un certo argomento, per poi svilupparsi intorno a come la ricerca stessa fosse realizzata e quale risultato fosse fornito agli utenti. Nel 1997, Google prese forma proprio da questa collaborazione tra Larry Page e Sergey Brin, volti ormai noti del digitale (secondi forse solo a Bezos che tratterò subito dopo).

Come funziona Google

In pratica, all’immissione della stringa di testo (oggi anche tramite immagini, con la Google Lens), Google esegue una scansione (tramite i suoi crawler) dell’intero web da cui scarica le immagini, o i video contenuti nelle pagine; successivamente passa all’indicizzazione delle pagine stesse, per poi giungere alla pubblicazione dei loro contenuti, sotto forma di risultati.Alla base della strategia (e del successo) di questo algoritmo c’è il fornire agli utenti le pagine più pertinenti alla loro ricerca. Chiaramente, utenti diversi otterranno risultati diversi, perché hanno uno “storico” di ricerche differente. Così come due ricerche eseguite da uno stesso utente potrebbero dare risultati differenti.

Google e gli aggiornamenti continui dell’algoritmo

L’algoritmo varia abbastanza frequentemente, il che costringe i poveri proprietari di siti ad aggiornare le pagine per non essere scartati o per non finire nella cosiddetta pagina dei cadaveri (la seconda, per intenderci). L’ultima release prevede il concetto di E-A-T, dove E sta per Expertise, A per Authoritativeness e T per Trustworthiness. Su quest’argomento, leggi anche il mio articolo sul copy e content writing.Ciò garantisce non solo un contenuto rilevante, ma anche autorevole. Chi non è un medico, ad esempio, non potrà trattare argomenti legati alla salute e così vale anche per altre professioni specifiche.Chiudo affermando che si potrebbe applicare questa semplice regola anche in tanti altri settori.
Logo dell'azienda tech Google (dal 2015)

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Amazon: il primo marketplace digitale

L’immagine di Jeff Bezos in ginocchio ad impacchettare oggetti è entrata nella storia. Era il 1994. Da allora, Jeff di strada ne ha percorsa parecchia. Ho scritto di Amazon diverse volte, sia sulla mia pagina Facebook Ci-macchi blog, che qui sul mio blog a proposito di spazio.

Non solo Amazon

Sì, perché con i guadagni di Amazon, Bezos ha creato una società, la BlueOrigin, operante nel campo dei vettori spaziali, concorrente sia di Virgin Galactic, sia di Space X. Collabora da anni anche con la NASA per il progetto del futuro LEM per una missione lunare. Scusa se è poco.

Se ti interessa approfondire, troverai gli articoli nella categoria Spazio.

Marketplace e logistica per tutti

Amazon è diventato lo standard per l’e-commerce e la logistica. Nel corso degli anni, ha fornito i suoi servizi di marketplace e consegna a molti piccoli commercianti italiani, locali e non, aiutandoli ad entrare nelle vendite online.

Con il suo sistema di recensioni, in grado di indirizzare i clienti verso un prodotto ben valutato da altri utenti e i resi gratuiti, Amazon non ha concorrenti. Anche se, ultimamente, ho ricevuto alcune email dal suo competitor americano, Wallmart. Peccato che già il sito avesse qualche problema, nonché fosse identico all’originale.

Cerchi qualcosa? Lo trovi su Amazon

Mai un commercial fu così azzeccato. È verissimo, su Amazon troviamo davvero di tutto (non sto considerando i servizi annessi, come il Prime che include musica, film/serie TV e alcuni eventi sportivi) ed è il primo sito a cui ci riferiamo quando cerchiamo un oggetto; anche fosse solo per verificarne le recensioni o il prezzo.

L’unico difetto che, personalmente, trovo poco comprensibile è l’immensità di prodotti cinesi da “due soldi” (a volte costano cari per quello che offrono), costantemente da rendere, perché difettosi, poco performanti, ecc. Jeff, mi chiedo, perché non eserciti una migliore selezione all’ingresso, invece di far pagare i resi come H&M?

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Il sistema operativo di Microsoft, Win95

Si dice che Microsoft azzeccasse un sistema operativo su due. Win95 è stato il primo ad introdurre l’interfaccia grafica che evitava all’utente di inserire i comandi tramite il prompt di MS-DOS. Per chi non era un programmatore, questo nuovo sistema operativo ha rappresentato una svolta epocale: tutto il menù di navigazione era a portata di mouse. Addio agli shortcut da tastiera (conosco persone che, abituate a questo sistema, volutamente fanno a meno del mouse).

Logo Sistema Operativo Microsoft Windows 95

Start me up

L’altra novità era legata allo Start menù: un solo tasto consentiva l’avvio di alcuni programmi (le applicazioni di oggi); lo troviamo ancora oggi sulle tastiere per PC.

Un’altra introduzione importante fu l’esplora risorse, tramite il quale si potevano eseguire tutte le operazioni di individuazione dei file; organizzare le cartelle, ecc. Uno strumento del quale non possiamo più fare a meno.

Prima di allora, si doveva entrare nel DOS, digitare il percorso (stringa per stringa) fino ad arrivare nel livello desiderato; digitare i comandi per creare o rimuovere i file/cartelle, ecc., stando attentissimi a non fare casini (non esisteva l’undo!). Come dico spesso, santo “CRTL Z”.

Molto apprezzata era anche la barra delle applicazioni che permetteva di sapere quali programmi erano in uso.

Il primo plug and play

In effetti, la vera novità tech “tra le righe” era il cosiddetto plug and play: ovvero la capacità del software di interagire autonomamente con l’hardware, senza che l’utente debba eseguire alcun comando specifico (scrivere righe di codice); molto utile nell’installazione di device esterni, di configurazione di porte, e così via.

Evoluzioni presenti e future

Se penso che da un paio di anni, con il mio MacBook Pro, uso unicamente lo spettacolare touchpad, nonostante abbia un mouse wireless nuovo ed efficientissimo, ecco compiersi un ulteriore passo in avanti. Non vedo l’ora di entrare nel Metaverso per dimenticare il supporto fisico (ad eccezione degli occhiali).

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Il cloud e la sicurezza dei dati

Il cloud computing (questa è la definizione corretta), più che un’innovazione tech, si tratta di un vero e proprio mindset.

Il cloud eroga servizi su richiesta del cliente, legati principalmente all’archiviazione, all’elaborazione o alla trasmissione dei dati, sfruttando un insieme di risorse disponibili in remoto e configurabili (architettura distribuita).

Grafica esplicativa del cloud computing

Crediti immagine

Sam Johnston, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0

Il cloud in pratica

Per chi non è esperto, anziché utilizzare le risorse locali (se sono un privato, il mio PC/notebook/cellulare; se sono un’azienda, la mia rete, i miei server), pago un fornitore per alcuni servizi peculiari (SaaS, HaaS, DaaS, PaaS, IaaS; pensa che esiste anche il MaaS, ovvero il Malware as a Service!), in modo da non dover, ad esempio, acquistare macchine più potenti, o server più capienti e così via.

Ragionateci sopra

Questo modus operandi ha vantaggi e svantaggi, soprattutto a livello di sicurezza. Infatti, se da un lato, affidandomi ad un esperto del settore, posso stare più tranquilla, perché i miei dati saranno sempre disponibili e al sicuro da hacker o eventi catastrofici (ad es., si rompe l’hard disk), dall’altro, è capitato che alcuni data center andassero letteralmente a fuoco!

Pertanto, bisogna scegliere il provider in modo accurato, affidandoci a nomi noti (Google, Amazon, Apple, Dropbox, ecc.), senza troppo guardare il prezzo.

Un altro problema potrebbe occorrere nel momento in cui decidessi di sospendere il servizio: potrei non avere lo spazio per i dati recuperati o perderli per strada; oppure, cambiando fornitore, si potrebbe incontrare qualche intoppo. Tutti scenari che è meglio non visualizzare neppure.

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Conclusioni

Di sicuro, gli anni ’90 hanno sfornato moltissime innovazioni tech e quasi certamente ne avrò tralasciata qualcuna, più o meno influente sulla nostra vita.

Quale ne hai sperimentata personalmente? Io tutte. Qual è la tua preferita? Ne vorresti citare altre? Se ti va, scrivilo nei commenti, mi farà un immenso piacere!

È altresì vero che tutte le decadi hanno prodotto scoperte incredibili, divertenti, disruptive, assurde. Indubbiamente, ne vedremo ancora delle belle!

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Ti aspetto al prossimo articolo!

A presto,

Firma Cinzia

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